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Appare sempre più prossima la fine della pirateria somala

Il 25 maggio scorso, la BBC riportava in un suo articolo che circa 200 pirati somali, dopo una riunione tenutasi ad Eyl, nella regione semi-autonoma del Puntland, hanno promesso di abbandonare le attività piratesche. Il tutto sarebbe avvenuto sotto la pressione dei capi locali.
 
In un nostro articolo del 14 maggio, titolato "sembra prossimo il tramonto della pirateria somala", riportavamo quanto segue:

"Nelle moschee i pirati sono additati come peccatori, e scomunicati. Nella regione semi-autonomana del Puntland, dove sono presenti le basi di questi bucanieri del XXI secolo, li si sta condannando. E’ di questi giorni la notizia che 14 pirati sono stati condannati a pene che vanno dai quattordici ai venti anni di reclusione. In totale, fino ad ora, nella stessa regione, sono stati incarcerati 62 sospetti pirati. Si vanno inoltre creando milizie anti-pirati ed invitando le donne a non sposare i banditi del mare. Gli stessi capi cominciano ad ammettere i loro errori, ma al tempo stesso chiedono un lavoro per i loro sottoposti e l’istituzione di una guardia costiera, di cui loro stessi possano far parte".

A questo punto sembra chiaro che le pressioni dei capi locali stiano dando risultati.

Durante la riunione i pirati pentiti avrebbero anche promesso di cercare di convincere le altre bande a desistere dall’intento di continuare l’attività criminosa.


Dietro questa scelta dei pirati potrebbe anche celarsi una promessa di amnistia dei crimini precedenti.

Attualmente i pirati hanno nelle loro mani ancora una quindicina di navi e probabilmente più di 200 marittimi tra cui i 16 del "Buccaneer".

Ultimamente è stato rilasciato un rimorchiatore nigeriano tenuto sotto sequestro per ben dieci mesi.

Intanto, alcune fonti affermano che, fino ad oggi, circa 59 pirati, fermati in mare, sono stati consegnati dalle forze navali presenti nelle acque del corno d’Africa al Kenya, il cui governo si è impegnato a processarli.

C’è da segnalare inoltre che negli ultimi giorni i pirati, che fino ad oggi avevano limitato l’attività criminosa al Golfo di Aden e all’ Indiano, hanno attaccato navi anche nel Mar Rosso.

La pirateria inizialmente era sembrata, per una buona parte dei poveri della costa del Puntland, dove i pirati somali hanno le loro basi, quasi come una manna caduta dal cielo. Molte famiglie vedevano questa attività illegale come uno strumento utile a traghettare i propri figli fuori da una povertà endemica che attanaglia da anni il paese. Con lo svilupparsi di questa attività criminosa sono venuti a crearsi numerosi problemi tra le popolazioni locali spinti da ulteriori attività illecite, collegate anche al traffico di droga ed armi, e da tutto ciò che da questo ne consegue. Per questo motivo, oggi, dalle popolazioni locali, sembra che la pirateria cominci ad essere vista come un male da estirpare e il pirata un semplice peccatore e delinquente da additare e da fermare.

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