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 Home page > Tribuna Libera > Animalisti quando ci pare: io lo chiamo razzismo alimentare

Animalisti quando ci pare: io lo chiamo razzismo alimentare

Siamo tutti animalisti. A tavola, però…

Per porre fine ai maltrattamenti su alcune specie di animali come cani, gatti o cavalli siamo pronti, giustamente, a mobilitarci, a raccogliere firme su internet e a scrivere lettere di sdegno ai quotidiani.

Il nostro cuore si riempie di rabbia quando vediamo in tv le raccapriccianti immagini delle galline ovaiole costrette in spazi angusti, nella sporcizia e con gli arti atrofizzati o quando ci sbattono davanti agli occhi le sequenze dei cagnolini importati illegalmente dall’Est europeo in camion asfittici, senza cibo e acqua. Davanti a tanta crudeltà il nostro smisurato amore verso gli animali si manifesta con tutta la sua forza e la rabbia ci assale.

Però, quando altre specie o razze di animali, evidentemente ritenute meno nobilisono allevate in condizioni altrettanto raccapriccianti e ancora in tenera età sono portate al macello per essere letteralmente scannate per poi finire sulle nostre tavole, il nostro incommensurabile amore verso gli animali improvvisamente scompare per fare posto al piacere del palato.

Micini e cagnolini ci riempiono di gioia; maialini, coniglietti e pesciolini ci riempiono… La pancia. Se questa non è ipocrisia è perlomeno… Razzismo alimentare.

(di Gianfredo Ruggiero – presidente Circolo culturale Excalibur – Varese)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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