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Amministrazioni locali a L’Aquila tra passato e presente

E’ un po’ difficile per gli aquilani alzare cortine fumogene su ciò che accade in città e nei paesi limitrofi: l’unica forma di libertà e democrazia è inviare messaggi sulla Rete sperando che la censura non alzi un muro anche alle parole. Ma la Rete in Italia è ancora per pochi, e le tv nazionali hanno una voce troppo forte per non coprire i nostri deboli lamenti e le nostre debolissime proteste. Ci hanno detto popolazione dignitosa, che non ha pianto e urlato per le strade, montanari forti, e così tutti hanno confuso la compostezza con la rassegnazione, la dignità con l’imbecillità. Adesso, appena cerchiamo di tirare fuori la testa, diventiamo sovversivi e fumosi...

E’ bene spiegare un po’ a chi non conosceva L’Aquila prima del sei aprile scorso (e sono molti, in verità), cosa fosse questa cittadina borghese di provincia.

Circa trenta, quaranta anni fa, la presenza della Siemens (poi Italtel, poi Finmek, poi altri fantasiosi nomi di società che nemmeno ricordo!) la eleggeva polo elettronico di eccellenza, e più di settemila persone abbandonavano le campagne ancora quasi feudali per lavorare in fabbrica. L’Università iniziò a crescere, e gli impiegati pubblici scoprirono cosa significava affittare appartamenti a studenti fuori sede. Molti impiegati pubblici, tutti quelli che non erano maestranze della Siemens. Pensate un po’, l’Abruzzo è l’unica Regione d’Italia ad avere due sedi di Giunta e Consiglio regionale, una a L’Aquila, una a Pescara. Così gli amministratori non scontentano nessuno e possono aprire uffici e avere qualche "dipendente" in più...

La Siemens comincia però con il tempo ad andare in crisi, il mercato elettronico sembra vacillare sempre più, arrivano le prime casse integrazioni e molti sono contenti, perchè riescono meglio a coniugare il lavoro da operaio con la coltivazione di un po’ di terra o con altre attività in nero più redditizie. Le Amministrazioni locali non si preoccupano, l’università comincia a raccogliere sempre più studenti fuori sede e gli appartamenti in affitto crescono di numero, ma diminuiscono di qualità, ne aumentano i prezzi, ma diminuiscono gli spazi a disposizione di ogni studente. E io sono stato uno di loro, so di cosa parlo, mai avuto un contratto in tanti anni di studio...

E il polo elettronico si sfalda sempre più, ma gli accordi sindacali e con i Sindaci delle varie Amministrazioni mettono riparo a tutto, salvo veder diminuire sempre più il numero degli occupati; il Magnifico Rettore comincia a sciorinare i numeri degli studenti accolti a L’Aquila, ormai ventisettemila negli ultimi anni, salvo non insistere troppo sulla percentuale di laureati e di coloro che a L’Aquila sono solo per imbrattare la città, il nostro centro storico ridotto ad un ammasso di bottiglie di birra e di Comitati cittadini per la tranquillità notturna; salvo spiegare che non vi è accoglienza organizzata per gli studenti, non vi è assistenza sanitaria, sono alloggiati spessissimo in case mai ristrutturate e nemmeno ritinteggiate, piene di muffa e, peggio, nelle condizioni della Casa dello Studente, stupendo esempio di come abbiamo trattato, con l’università, i figli degli altri.

E gli aquilani che la crisi non la subiscono, perchè per loro il diritto al posto di lavoro è decretato per legge suprema, si scoprono multiproprietari di appartamenti, quasi tutti al centro storico, e affittano, affittano agli studenti, a prezzi sempre più alti, case sempre più degradate per aumentare i guadagni, tanto gli studenti non protestano più di tanto e il magnifico rettore non lo sa di certo e non si scandalizza, e nessuno che affitti con un contratto registrato o registrato per intero. La Guardia di Finanza lo sa, e ogni tanto colpisce qualche proprietario, ma poi le cose scivolano via; chi non lo sa è il Sindaco, non sa nulla la pubblica amministrazione, forse non sa neppure che esistono un catasto e i computer...

Ma intanto di operai alla ex Siemens, ex Italtel, ex altro, ne sono rimasti davvero pochissimi, e in città il lavoro non avanza di certo. Ma siamo vicini alla capitale, in fondo oggi, non trenta anni fa, oggi, per andare in treno da l’Aquila a Roma si impegano solo cinque ore, e solo due ore da Pescara. Una città, in tali condizioni, capace di attrarre capitali e risorse esterne! Ma i Sindaci? Ve n’è uno, Biagio Tempesta, che ha un’idea meravigliosa: la metropolitana di superficie! Uno spreco di soldi pubblici assurdo, posa di rotaie su strade cittadine dove poi si scopre che, se passano i vagoni, la gente non può aprire la porta di casa per entrare e uscire. Il TAR che ferma più volte i lavori, interrogazioni parlamentari, inchieste giudiziarie.

Poi il Sindaco cambia, arriva Massimo Cialente, altra parrocchia, e la metropolitana prima osteggiata non viene rimossa, ma cambia percorso. Poi la sentenza finale: basta, abbiamo messo sì i binari, la segnaletica stradale, gli impianti elettrici per la movimentazione, paghiamo sì come Comune (leggi cittadini) cifre incredibili di penali alle Ditte che si sono viste annullare gli appalti, però abbiamo una città a misura di uomo... Mah!

E Cialente non è uomo che ha paura di lavorare: per dimostrarlo decide di restare sia parlamentare, sia Sindaco dell’Aquila; ma la città lo vede poco e male, assorbito com’è da tutto il lavoro che svolge, e il degrado cittadino è sotto gli occhi di tutti.


E noi terremotati? Cosa dobbiamo rispondere a chi ci dice cosa volete di più, cosa doveva fare di più questa Amministrazione per voi? Pechè voi terremotati protestate e non fate proposte?

Cosa possiamo chiedere a un Sindaco che continua a marciare chiedendo la ricostruzione delle seconde case, quando le prime sono ancora a terra com’erano la mattina del sei aprile? Cosa possiamo domandare ad una Amministrazione che chiede la ricostruzione al 100% delle seconde case di coloro che per anni e anni hanno solo intascato i proventi degli affitti senza versare una lira o un euro di tasse alla collettività e che oggi gridano allo scandalo?

Cosa possiamo dire di una amministrazione che ha fatto sì che la propria città, la città nostra e dei nostri bambini, dei vostri figli studenti fuori sede, vedesse declassato il rischio di terremoto nonostante sapesse di avere nei cassetti di Comune, Provincia e Regione uno studio geologico basato su un rapporto del Servizio sismico nazionale, e conservato negli archivi della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il protocollo Ssn/Rt/96/15?

 
Nel rapporto si scrive che il sottosuolo aquilano è composto, negli strati superficiali, da una crosta di detriti che funziona da amplificatore dei terremoti: il fattore di moltiplicazione del movimento del suolo a basse frequenze, dicono i calcoli, è di circa dieci volte. Ciò che più è da temere, in condizioni del genere, è un sisma superficiale classificato come ”regionale”, esattamente quello che è capitato il sei aprile scorso. Un allarme ignorato come lo studio redatto dieci anni fa dalla Protezione civile sul rischio sismico del capoluogo, o come l’analisi condotta tra il 2003 e il 2005 da ”Abruzzo engineering” sulla vulnerabilità degli edifici pubblici a L’Aquila.

E così le nostre belle amministrazioni si sono dedicate alla metropolitana e alle discariche, tralasciando di redigere un piano di evacuazione per noi che stavamo col sedere su una faglia, tralasciando di mettere a norma le scuole, dando abbondanti concessioni edilizie in zona Pettino, ovvero proprio sul dorso della faglia.

Adesso il Sindaco, e pochi, a dire il vero, amministratori, dicono che ci vogliono tutti a L’Aquila, che L’Aquila deve tornare a volare. A volare? Con quali ali? E nel frattempo qualcuno si è prudentemente premunito, ed ha iscritto il proprio figlio a scuola a Roseto...

Ora, chiedo io, vi sembra sufficiente ciò che le nostre pubbliche amministrazioni locali hanno fatto e stanno facendo per noi?

Un’ultima nota sulle case antisismiche che tutti noi, poveri sfigati aquilani senza casa, stiamo tanto aspettando: sono tre le aree in cui si sta lavorando, tre su venti. E sul cartello dei lavori all’ingresso dei cantieri la data di consegna lavori recita 31 dicembre 2009, e non certo settembre, ottobre, novembre. Volete sapere se corrisponde a verità la consegna a metà novembre delle case? Non vi sarà difficile reperire su youtube le interviste rilasciate da Berlusconi e Bertolaso nei mesi scorsi: a metà settembre, a fine ottobre, a metà novembre..
Brrr, che freddo!

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