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Americani, israeliano o russi dietro la mattanza di Parigi? Non ci credo: ecco perché

Come era prevedibile, man mano che passano le ore si scatena la caccia al “chi c’è dietro” a proposito di Parigi. E il maggior numero di dita si appunta verso gli americani (statunitensi, per non offendere i lettori sudamericani che seguono questo blog).

Il ragionamento è questo: chi ha interesse a destabilizzare la Francia e l’Europa in generale? Gli Usa, per cui sono quelli che traggono maggiore giovamento da quello che è accaduto. Come è noto, non amo affatto gli statunitensi, e sono convinto che sia in corso una dura guerra economica degli Usa contro l’Europa, anzi oggi sarebbe dovuto apparire un pezzo proprio su questo tema, poi spostato per l’irrompere della strage parigina.

Dunque, non contesto che gli americani siano interessati a destabilizzare l’Europa, ma questa semplice constatazione non basta a sostenere un’accusa così pesante e diretta. Il “cui prodest?” può essere un indizio ma da solo non basta. Tanto più quando la logica politica complessiva va da un’altra parte.

Ragioniamo: negli ultimi tre anni, gli Usa hanno sostanzialmente abbandonato il teatro mediorientale per concentrarsi su quello ucraino, avendo scelto la Russia (e, più ancora, un eventuale asse russo cinese) come nemico strategico principale. Questa mossa va in direzione opposta: rivalorizza lo scenario mediorientale, moltiplica le tendenze verso un intervento di terra contro l’Isis e, di riflesso, spinge verso un accordo con Putin. In fondo, sia Berlusconi che Prodi hanno detto che per battere il terrorismo occorre una intesa Usa-Europa-Russia-Cina , il che, peraltro, è perfettamente ragionevole. Insomma, a meno di chissà quale strategia segretissima e di cui per ora non si ha proprio sentore, non pare che questa volta gli americani c’entrino.

Ma, per la stessa serie di considerazioni, la cosa potrebbe essere nell’interesse dei russi (accusati da alcuni) che così alleggeriscono la pressione europea nei propri confronti e sul teatro ucraino. Ed il ragionamento questa volta non fa una grinza. Anzi l’abbattimento dell’aereo russo sarebbe un perfetto pendant (a proposito: le vittime in quel caso sono state il doppio, ma la costernazione universale non è stata neppure la metà di quella di questi giorni. E’ sempre poco simpatico fare di queste comparazioni, ma si ha l’impressione che certi morti pesino più degli altri). In questo modo i russi legittimano anche la loro presenza in Siria a sostegno di Assad. Tutto logico, però i servizi russi hanno una tradizione di grande prudenza (infatti non si ricordano episodi simili di stragi di civili perpetrate da loro per addossare la colpa agli altri, anche a Katyn erano militari) e questo sarebbe un gioco troppo spericolato: se funziona, funziona, ma se poi viene a galla qualcosa l’effetto boomerang sarebbe devastante. Non è nel loro stile un azzardo del genere e, comunque, per ora, non c’è lo straccio di un indizio per sostenerlo.

Allora gli israeliani che premono per ristabilire la centralità dello scenario in cui sono situati ed avere un intervento occidentale contro l’Isis. Anche questo non è che persuada del tutto: in primo luogo perché un intervento contro l’Isis faciliterebbe le intese con l’Iran che, per Telaviv è un nemico ben più pericoloso ed attuale. In secondo luogo, sinché c’è l’Isis ed il braciere siriano, la questione palestinese passa in terzo ordine e, comunque si alimenta la guerra civile inter islamica, per cui non è che da quelle parti si faccia tutto questo tifo per l’intervento occidentale. Per lo meno a breve periodo. E poi, anche per gli israeliani valgono le considerazioni dell’assenza di precedenti specifici e di indizi pur flebili a sostegno. Il che non significa che poi qualcuno non cerchi di bagnare il pane nella zuppa preparata dall’isis…

Per cui, allo stato dei fatti temo che non ci sia alcuna particolare dietrologia da fare: la realtà, nella sostanza, è quella che appare: la strage l’hanno fatta gli jihadisti che ormai sono perfettamente in grado di portare a termine operazioni di questa complessità (e temo che sinora li abbiamo sottovalutati) ed i servizi di antiterrorismo occidentali hanno sbagliato tutto perché si muovono sulla base di presupposti totalmente errati. D’altra parte, se dopo 14 anni dall’11 settembre siano a questo punto, sono i fatti a dirlo.

Aver a che fare con un nemico di questo tipo è cosa che, per una ragione o l’altra, si fa fatica ad accettare: siamo più pronti a pensare in termini di strategia della tensione o di interferenze straniere (ed americani ed israeliani sono sempre in testa alla classifica), non ci piace sentirci “Occidentali” perché rischia di farci somigliare a solenni imbecilli come Belpietro o Salvini o la Le Pen, eccetera. Ora poi, Battista ha deciso che bisogna chiedere scusa alla Fallaci (figuriamoci!). Disagi che sento anche io (potete immaginarlo). Ma occorre arrendersi alla realtà che dice che è in atto una guerra dell’islam radicale e jihadista contro l’Occidente e quindi contro noi tutti. Lo so che questo inferno è stato scatenato dalle scellerate guerre del golfo e dell’Afghanistan, lo so che è stata una scelta dei nostri governanti e che in molti siamo stati contro quelle guerre e che dicevamo “non in mio nome”. Ma questi sparano addosso alla gente comune in un teatro o in uno stadio, non fanno alcuna distinzione fra governanti e governati e qui tocca difendersi. Quando c’è una guerra non c’è la possibilità di una pace separata da trattare individualmente.

Allora un nuovo intervento degli euro-americani in Medio Oriente contro l’Isis? Non mi pare la scelta politicamente più intelligente, anzi, messa così sono del tutto contrario. Ma di questo riparleremo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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