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 Home page > Attualità > Cronaca > Amanda Todd: Anonymous smaschera lo stalker della 15enne canadese

Amanda Todd: Anonymous smaschera lo stalker della 15enne canadese

Purtroppo non siamo nuovi alle storie di hacker-pedofili che circuiscono minori spesso inconsapevoli. Ma non capita spesso che una ragazza confusa e spaventata divulghi on line la propria intenzione di togliersi la vita. È la storia di Amanda Todd, una quindicenne canadese come tante che, proprio come gran parte delle sue coetanee, è stata ammaliata dal mondo di Facebook.

Sul celebre social network, Amanda ha conosciuto un uomo che in breve tempo l'ha “conquistata” e al quale ha inviato alcuni suoi scatti, molti dei quali “intimi”. Affascinata dal rapporto con il suo misterioso interlocutore, Amanda non si è accorta di essere caduta nella rete di un cyber-bullo, una persona spietata, giunta a minacciarla di diffondere le immagini su Internet. Ricatto che si trasforma in realtà, una realtà che ha perseguitato Amanda per un anno costringendola a cambiare scuola e amici per sfuggire alla vergogna, le ha fatto attraversare il mondo dell’alcol e della droga a soli 15 anni fino a quando, un mese fa, stremata dagli eventi, la giovane canadese ha diffuso un video su Youtube. Il filmato, muto, riprende la ragazza che mostra 74 bigliettini in cui decide di raccontare al mondo la sua storia e preannuncia la sua intenzione di togliersi la vita, come i segni sulle sue braccia testimoniano. Il 10 ottobre Amanda si toglie la vita. Il fatto cattura l’attenzione del gruppo cyber-attivista Anonymous che apre una caccia allo stalker e riesce a scovarlo.

Gli hacker hanno infatti diffuso un video in cui rivelano le generalità del persecutore di Amanda e lo avvisano di “prepararsi al peggio”. Il pedofilo, K.M., sarebbe un 32enne residente nella British Columbia di cui sono stati diffusi l’indirizzo e il numero di telefono. Ora la polizia teme ripercussioni da parte dell'opinione pubblica e ritiene che l'incolumità del bullo possa essere in pericolo. Quello che il web crea, il web distrugge, ma c’è da chiedersi il perché la giustizia debba arrivare da un gruppo di hacker e non dalle forze dell’ordine.

Alla luce dei fatti forse la paura più grande è che tra le vittime dello stalker ci possano essere state tante altre ragazzine. Non possiamo sapere ciò che ha vissuto Amanda, se non da ciò che proprio lei scrive nel suo video, ma a ciò che è certo è che nessuno dovrebbe mai trovarsi nella situazione di doversi vergognare di sé stesso, in particolare a 15 anni. "Sto lottando per restare in questo mondo" spiegava Amanda nel suo video, la sua lotta si è fermata ma il suo messaggio no.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.95) 17 ottobre 2012 19:39

    ma c’è da chiedersi il perché la giustizia debba arrivare da un gruppo di hacker e non dalle forze dell’ordine

    C’è anche da chiedersi come si fa a far capire a tutti, soprattutto i più giovani, che, se non vuoi ritrovare in circolazione delle foto di te stesso, l’unica è non farle e, se le si fa, di certo non è il caso di spedirle ad uno sconosciuto, oppure, che è la stessa cosa, caricarle in qualunque social network.

    Nel caso specifico poi, mi pare che non siano riusciti a spiegarle che sono altre le cose di cui vergognarsi nella vita, non certo un po’ di foto a luci rosse.

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