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All’Istituto "Medici" di Porto di Legnago si studia anche Umberto Bossi

La storia è presto raccontata. Un Ministro della Repubblica, Bossi, intervistato da un giornalista, commenta alcune dichiarazioni del sindaco Tosi, suo compagno di partito.

"E' uno stronzo" dice Bossi, lapidario. Una professoressa di una scuola di Verona porta il giornale in classe e chiede ai suoi alunni di commentare l'accaduto.Un Deputato della Lega, tale Montagnoli, presenta un'interrogazione al Ministro Gelmini. Eccone il testo: 

"Presso la classe terza B, indirizzo agroalimentare dell'Istituto Medici di Porto di Legnago risulta sia stato assegnato agli studenti, nei giorni scorsi, un compito a casa che aveva come oggetto un articolo del giornale L'Arena di giovedì 20 ottobre scorso; in particolare l'insegnante di italiano avrebbe chiesto agli alunni di rispondere ad una serie di quesiti a commento dell'articolo, nei quali si chiedeva cosa l'alunno pensasse del linguaggio usato e sul comportamento tenuto dal leader della Lega Nord, Umberto Bossi, che nell'occasione veniva illustrato nell'articolo di giornale. Far svolgere un'esercitazione scolastica sul linguaggio ed il comportamento di un leader politico ed il tenore delle domande, conteneva già un'esplicita censura del medesimo e costituisce un fatto di rilevante gravità, che configge con l'apoliticità e l'obiettività che dovrebbero caratterizzare la formazione nelle nostre scuole".

Che dire? E' un mondo alla rovescia. Ma c'è una cosa che mi diverte in questa interrogazione. Ed è il passaggio in cui si afferma che parlare dei comportamenti del Ministro equivale a esplicitamente censurarlo. E' vero, intendiamoci. Che lo sottolinei un parlamentare leghista, però, mi sembra un autogol. O no?

In quanto all'insegnante, mi sembra che abbia fatto il suo dovere. Sa che l'esempio viene dall'alto. Se dall'alto arrivano esempi negativi, non è giusto che un insegnante ne parli? Oppure dovrebbe bendarsi gli occhi e tapparsi le orecchie e parlare solo di Pascoli e Carducci?

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.30) 29 ottobre 2011 12:18

    Brava l’insegnante ,da prendere come esempio , e assolutamente inopportuna l’interrogazione del deputato della Lega Montagnoli .
    Un insegnante che stigmatizza il linguaggio triviale di un esponente politico(aggravato dal fatto di essere un rappresentante delle istituzioni) esercita un proprio diritto pedagogico ed educativo .

    Inoltre che la scuola debba essere apolitica ,evidentemente confondendo con la "propaganda politica" che è tutt’altra cosa , lascia capire a quale livello di scadimento intellettuale siamo arrivati . Circa l’obiettività del tema proposto essa è garantita dal fatto che esistono prove documentali inoppugnabili che testimoniano l’inclinazione di Bossi a fare un ampio uso del termine in tutte le circostanze (vedi all’indirizzo dei giornalisti).
    Infine il tema proposto dall’insegnante ha rilevante significato nello studio dei mutamenti linguistici ,sottolineando come termini considerati volgari ,sono ormai diventati usuali nell’uso comune in una accezione rafforzativa ,proprio perché ne fanno uso anche coloro che dovrebbero astenersene per dare il buon esempio .
    Altro che autogol , direi boiata pazzesca ! Mi sarebbe piaciuto conoscere il nome della prof. di Verona ma capisco che in questo mondo alla rovescia hai fatto bene a non citarla , la vendetta degli stolti è implacabile.

     

    • Di matteo (---.---.---.187) 29 ottobre 2011 21:06

      In qualità di studente dell’istituto Medici di P. di Legnago mi permetto, per quanto possibile di prendere le difese della prof.ssa in oggetto la quale, dal mio punto di vista, non ha fatto altro che esercitare il proprio ruolo. Rispondendo a colui che ha scritto che a scuola si dovrebbe parlare solo di Pascoli e Carducci mi preme dire lui che nei momenti attuali e per il nostro futuro non contano molto i poeti ma conta molto di più chi ci "comanda" e chi in qualche modo ci deciderà il ns futuro.

      La prof.ssa in ballo, da un articolo del quotidiano, ha solamente assegnato dei commenti da fare per casa con eventuali riflessione (soggettive) di ogni studente.
      Lo studente che tornato a casa segnala la cosa alla famiglia porta a pensare una sorta di ripicca verso l’insegnate che non a un reale problema come creato.

      Non ho altro da aggiungere, la mia preoccupazione è che se gli adulti, credono a qualsiasi parola di un adolescente siamo davvero in uno stato critico.
      Cordialità

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