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Albini in Malawi: allontanati, espulsi, rapiti, uccisi

Nel corso del 2015 in Malawi Amnesty International ha registrato non meno di 45 casi di omicidio, tentato omicidio, rapimento e tentato rapimento di persone con albinismo, il disturbo congenito ereditario che si manifesta con l’assenza o la riduzione di pigmentazione melaninica nella pelle.

Di alcune delle persone rapite non si è più saputo nulla e vi è il timore che siano state uccise.

Decine di famiglie hanno ritirato i loro figli dalle scuole e molti contadini hanno deciso di abbandonare le loro terre per paura di subire ritorsioni.

Tutto questo ha una causa: la superstizione.

Il 2016 è iniziato allo stesso modo. Il 23 gennaio Eunice Phiri, un’albina di 53 anni, è stata attirata in una trappola da tre uomini, uno dei quali addirittura suo fratello, che l’hanno invitata a fare un giro nel parco nazionale di Kasungu. Lì è stata uccisa.

Come accade negli omicidi rituali, il corpo aveva le braccia mozzate. Spesso, i cadaveri degli albini vengono smembrati e gli arti vengono messi in vendita per creare amuleti e talismani che porterebbero fortuna negli affari e negli affetti.

Il 19 marzo 2015 il presidente del Malawi Peter Mutharika aveva condannato pubblicamente gli attacchi contro le persone con albinismo, aveva concesso maggiori poteri alla polizia e sollecitato la protezione delle persone a rischio. Una richiesta purtroppo inascoltata.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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