Agesci, scout in “route” di collisione con il centralismo cattolico
Tra conflitti bellici e crisi economiche, con annessi e connessi, nelle cronache recenti ha trovato spazio anche un evento di tutt’altro tenore che ha assunto risalto grazie al coinvolgimento di rappresentanti istituzionali ed ecclesiastici: il raduno degli scout italiani a San Rossore (PI). L’evento non riguardava tuttavia tutti gli scout italiani, ma solo gli scout cattolici della Agesci che pure è la maggiore delle associazioni scout presenti sul territorio italiano. Le altre due associazioni di livello nazionale sono la Cngei, associazione laica che è anche la più antica, e l’altra cattolica Fse. L’orientamento confessionale pervade tutta l’attività degli scout cattolici ed è anche la ragione della loro crescita, perché è attraverso la capillare rete di parrocchie e oratori che avviene spesso il reclutamento dei giovani.
Questo appuntamento nazionale Agesci è detto “route”, traduzione inglese di rotta, strada, perché appunto l’intento è quello di tracciare il percorso futuro. L’imponente appuntamento ha coinvolto oltre 30 mila giovani provenienti da tutta Italia e per l’occasione è stato richiesto alla Regione Toscana di concedere il permesso di utilizzare la tenuta di San Rossore, un’area inserita all’interno di un parco naturalistico a cavallo tra le province di Pisa e Lucca. La concessione della tenuta ha scatenato le proteste degli ambientalisti, preoccupati dell’inevitabile impatto che una simile manifestazione avrebbe avuto sul delicato equilibrio ambientale del parco. Sembra quasi paradossale visto che si parla di un movimento, quello scout, che ha tra i suoi obbiettivi proprio la salvaguardia dell’ambiente. Ne è nato un appello in cui i firmatari chiedevano lo spostamento del raduno in una collocazione più idonea, ma invano. Nessun risalto è stato dato alla protesta dai mezzi d’informazione.
La notizia non era evidentemente di quelle per cui vale la pena spendere una riga, anzi, forse si temeva che avrebbe cozzato con la celebrazione del lato clerical-politico dell’evento: i saluti papali, la messa celebrata dal cardinale Bagnasco in persona e l’intervento nientepopodimeno che del presidente del Consiglio Renzi, anch’egli ex scout Agesci. Significativo l’auspicio di Renzi affinché i giovani scout possano domani consegnare il loro lavoro al governo e alla Chiesa, a testimonianza di come sempre più spesso prevale una visione che accomuna due ordini che dovrebbero invece essere nettamente separati. Se non altro perché lo dice la Costituzione.
Di questo sembrano adesso cominciare a rendersi conto gli stessi scout. Nel documento finale della route Agesci, il cui tema era il coraggio, sembrano infatti esserci dei particolari che poco si addicono ad un’organizzazione che fa riferimento alla Chiesa cattolica, notoriamente monolitica e rigida quando in ballo ci sono i suoi principi morali calati dall’alto. In particolare è sul tema della famiglia che gli scout promuovono una visione diversa, diremmo quasi opposta, a quella dei vertici ecclesiastici centrata sulla famiglia tradizionale, con il suo perno nella coppia formata da un uomo e una donna, preferibilmente con il primo nel ruolo di capofamiglia, che danno il loro doveroso contributo all’aumento demografico e che si giurano amore per l’eternità.
I giovani scout – forse proprio perché giovani, il che sarebbe di buon auspicio per il futuro – vanno oltre questa visione riduttiva e pensano alla famiglia come a “qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto”. Praticamente una rivoluzione. In una definizione simile può rientrarci di tutto, dai conviventi more uxorio, ai divorziati, alle unioni omosessuali. E proprio riguardo al tema dell’omosessualità viene anche chiesto alla Chiesa di riconsiderarlo, mettendo in discussione le posizioni assunte fino a questo momento.
In realtà le stesse raccomandazioni vengono anche rivolte internamente alla stessa Agesci, che evidentemente fino a oggi ha seguito alla lettera il comune pensiero cattolico operando una discriminazione più o meno velata. Il coraggio a cui hanno pensato gli scout sembra quindi essere quello del cambiamento verso una maggiore tolleranza e in un’ottica di inclusione, attraverso un processo che parta dalla stessa Agesci e che cerchi di coinvolgere anche quanti vi si rapportano. Infatti ragioni simili hanno portato l’Agesci a disertare l’edizione di quest’anno della marcia della pace Perugia-Assisi, in aperta contestazione dell’operato del comitato promotore accusato di aver convocato l’evento senza coinvolgere la Rete della pace, coordinamento di cui fanno parte, oltre alla stessa Agesci, Acli, Arci, Legambiente e Cgil. Il quadro sembra a questo punto abbastanza chiaro: ci sono delle difficoltà sempre maggiori a concepire un modo di propagandare le proprie convinzioni basato sull’imposizioneche offre due sole possibilità: con noi, e alle nostre condizioni, o contro di noi. L’Agesci sembra aver fatto la sua scelta, chissà fino a che punto riuscirà adesso a mantenerla. E chissà che magari non diventi virale.
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