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Accordo FIAT di Pomigliano, la FIOM non firma: come distruggere i diritti

Marziani sul pianeta terra.

Accordo FIAT di Pomigliano, la FIOM non firma: come distruggere i diritti

Marchionne è abbastanza contento perché alcune sigle sindacali hanno detto sì ad un accordo che, nei fatti, sancisce un ritorno alla logica della boita inizio 800.
 
Il padrone quello che ha messo in discussione non è tanto l’aspetto economico, su quello maramaldeggia da anni. Il punto sono le questioni che regolano la flessibilità nell’utilizzo della manodopera; in soldoni se smetti di lavorare alle 14 oggi hai diritto a 11 ore di riposo come minimo, da domani questa cosa sarà legata ai bisogni di produzione; quindi se devi ricominciare dopo 6 ore e il tuo padrone lo vuole ti tocca riprendere il baracchino e ricominciare. Probabilmente converrà pensare a qualche tendopoli nelle vicinanze delle fabbriche, attrezzata con posti letto e televisore al plasma, così si risparmierà la "fatica" del ritorno a casa e si rimarrà concentrati.

Se, durante le otto ore, prima ti scappava di andare in bagno e potevi avere diritto a 40 minuti di pausa per pranzare, adesso tutto è rimandato a fine turno e la pausa è ridotta a 30 minuti.

Non ti sta bene e pensi di mobilitare un po’ di gente perché pensi di fare sciopero quando l’impianto sarà riaperto? Non puoi, le altre sigle sindacali si sono dette d’accordo, quindi a te tocca pagare anche la multa se ti va bene, se ti va male fuori dai coglioni.
 
Mentre scorrevano, in TV, le immagini del Marchionne in compagnia di quella seppia dell’Elkan (quello che ha il padre sionista) due operai, da qualche parte in Italia, ci rimettevano la pelle schiacciati da una gru che gli è caduta addosso. Due secondi al TG3 (quello de sinistra).
 
Si dirà: sfigati e poco attenti alle norme sulla sicurezza.
 
Dicevo, mentre scorrevano quelle immagini e si procedeva con la consueta mattanza di lavoratori con i calli alle mani in sottofondo si udivano le parole del milionario Fiat (in €) che diceva "non volete sottostare a quelle condizioni di flessibilità? chi se ne frega, avete idea di quanti schiavi ci sono in giro per il mondo disponibili?".
 
Per questa dichiarazione vagamente ricattatoria il silenzio, da destra a sinistra, è stato assordante. Vuoi mettere minacciare la rivoluzione solo perché ti aboliscono le province rispetto a ’sta cosuccia da niente?
 
E sì, perché alla fine la logica è quella. Tragicamente quella da secoli.
 
Dice, ma come sei duro e superficiale guarda i lati positivi. E quali sono, dico io?
 
La nobiltà di Al Capone e dei gangster come lui stava, e sta, nel fatto che per fare quello che hanno fatto alla fine sono finiti in galera e lì sono morti odiati da tutti, insomma un percorso logico con il tipo di vita e ciò che hanno rappresentato per la comunità. Per questi, invece, alla loro dipartita scommetto che ci sarà una coda di gente, che l’ha presa in saccoccia per una vita, lì deferenti, con il capo chino e le lacrime agli occhi.
 
E vatti a ricordare che vita di merda hai fatto di fronte ad una bara di mogano e con un padrone con la faccia serena dentro.
 
Mentre tutto ciò scorre, ho osservato Vendola fare il suo discorso in piazza a Roma. In giacca e cravatta il governatore ha parlato della deriva berlusconiana che imbavaglia la libera Stampa e che ha gerarchi, responsabili della mutazione culturale, non tanto nei Tremonti e Brunetta quanto nei Corona e Briatore. Sullo sfondo ho visto la Melandri che sorrideva. Sì quella che fu Ministro di niente nel governo Prodi e che amava rilassarsi nelle feste Keniote organizzate dal Briatore nella sua villetta di Malindi.
 
E allora mi sono visto marziano sul pianeta terra. Ho visto gente agitarsi contro la legge bavaglio non capire che il bavaglio ce l’hanno da un sacco di tempo, basta leggere i giornali. Milioni di uomini credere che la differenza, per una presa di coscienza collettiva, stia nel fatto che abbiamo bisogno dei Travaglio che trascrivano fiumi d’intercettazioni telefoniche come se non avessimo visto abbastanza film di denuncia e letto centinaia di libri sulle malefatte del potere. Ma che non lo sappiamo che rubano da una vita questi? Non che siano aspetti banali però... però... intanto quello che è cambiato, nel tempo, ha visto il partito unico (dai Tremonti, ai Brunetta per finire ai Colannino e Ichino, solo per citarne alcuni) muoversi coeso nella realizzazione di obiettivi molto concreti come il peggioramento dei diritti di chi lavora, la precarietà, la disoccupazione come serbatoio di ricatto, le guerre tra poveri, la pensione a 70 anni, una moltitudine di vecchi e di giovani ricattabili e con la disponibilità di 500 € al mese per sopravvivere e quant’altro sta nelle condizoni di vita materiale delle persone.
Iniziarono dalle fabbriche ed oggi completano l’opera con i Marchionne. Il socialdemocratico stimato da Fassino. 

Commenti all'articolo

  • Di sergio faglia (---.---.---.99) 12 giugno 2010 18:02

    Sbagli, nomini stereotipi ottocenteschi superati, padroni, sfruttamento ecc. Marchionne, Brunetta e Tremonti non sono che comparse. Il problema viene da lontano, sono 3 miliardi di braccia cinesi e 2 miliardi di braccia indiane che dalla campagna si muovono verso le citta’ elevando il loro reddito dalla fame (anni ’80) al sostentamento minimo (secondo i parametri Occidentali). E chi puo’ negarglielo! sia moralmente e anche di fatto. Con l’appoggio degli americani che hanno detto: Voi lavorate che noi compriamo e stampiamo dollari. L’asse del mondo si e’ spostato dall’Atlantico al Pacifico. L’ultimo atto e’ un Obama nato nel Pacifico (Hawai). Lavorano 14ore al giorno e 362 giorni all’anno, alla faccia del nostro Statuto del Lavoro. Di fatto ci hanno preso, legalmente e in maniera moralmente ineccepibile, ricchezza e sicurezza. A questa nuova violenta realta’ noi ci siamo presentati con delle bellissime e moralissibile Regole Democratiche, con bellissimi Welfare State (che difendono i nostri privilegi di 250 milioni di europei, in definitiva) e con pessimi debiti pubblici e, lasciamelo dire, di fatto, poca voglia di lavorare (8ore al giorno 220-240 giorni all’anno). Tutto cio’ e’ difficile da tenere in piedi. Comunque vada qualche pezzo saremo costretti a perderlo per strada. Irrigidirsi e’ anacronistico e perdente.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.56) 12 giugno 2010 19:28
    Damiano Mazzotti

    Tutto ciò dovrebbe insegnarci a limitare le nascite per suddividere più razionalmente le poche risorse disponibili in Europa...

    La concorrenza in un mondo globale come questo sta crescendo tremendamente insieme all’aumqneo della popolazione e già nell’arco di un paio di anni si vedranno i primi milioni di morti per fame...

    e forse gli italiani sono tra i pochi ad aver capito che fare pochi figli vuol dire essere più indipendenti dalla schiavitù del denaro e del lavoro...

  • Di pv21 (---.---.---.239) 12 giugno 2010 19:46

    Se tutti i sacrifici sono questi non parlerei di attacco feroce ai diritti dei lavoratori. Ci sono ben altre cose di cui preoccuparsi. Abbiamo il Premier, anche Ministro dello Sviluppo Economico, che non parla di politica industriale. Spera solo che Alitalia continui a volare. Abbiamo un Tremonti che detta una manovra da "riscrivere" purchè conservi il saldo di -25 mld e non dice che taglierà di mezzo punto il PIL (vedi Banca d’Italia). Intanto la crisi (ex-ripresa) da mesi gela l’economia come Se Fosse STAGNAZIONE ... (=> http://www.vogliandare.it/nat/ps1.html

  • Di materialeresistente (---.---.---.201) 12 giugno 2010 20:38
    materialeresistente

    Leggop che c’è un sacco di gente che non ha mai lavorato in fabbrica o che si gode la pensione. beati voi.


  • Di Renzo Riva (---.---.---.224) 15 giugno 2010 23:20
    Renzo Riva

    Accordo FIAT di Pomigliano, la FIOM non firma

     

    Il gioco delle parti.

    A Marchionne non conviene produrre a Pomigliano dove restano a casa per vedere le partite.

    Negli stabilimenti polacchi i lavoratori fanno 48 ore settimanali e quando c’è da fare lo straordinario non fanno storie.

    Se io fossi in Marchionne farei di tutto affinché un sindacato,

    da solo e/o in concertazione con gli altri,

    non firmasse anche pagando chi si lascia corrompere.

    Mandi,

    Renzo Riva

    [email protected]

    +39.349.3464656

  • Di (---.---.---.201) 16 giugno 2010 08:10

    Nello stabilimento di Pomigliano non si lavora da due anni e se riaprirà ricominceranno nel 2013. Quindi le partite se le vedono per altre ragioni. Poi, se la motivazione è quella che scrivi in Cina fanno ancora meno storie. Se è così boicotteremo Fiat e acquisteremo auto diverse. Ad ogni modo che c’entra tutto questo con diritti come il diritto di sciopero? la malattia? Ma che commento è il tuo? Oltre che qualunquista e becero?

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 17 giugno 2010 13:28
    Renzo Riva

    Per Materiale Inconsistente,
    Spero proprio che a Pomigliano non riprendano più la produzione.
    Già troppe tasse abbiamo pagato per tenerla sotto tenda ad ossigeno in terapia intensiva.

    Abbiamo già dato!

    Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...
    chi ha dato, ha dato, ha dato...
    scurdàmmoce ’o ppassato,
    simmo ’e Napule paisà!...

    Mandi,
    Renzo Riva
    [email protected]
    +39.349.3464656

  • Di materialeresistente (---.---.---.201) 17 giugno 2010 14:01
    materialeresistente

    Sei solo un imbecille e credo che tu non abbia mai dato nulla e manco hai lavorato un minuto nella tua inutile vita

  • Di Renzo Riva (---.---.---.224) 17 giugno 2010 23:36
    Renzo Riva

    "Si era nel 1973, la vendita delle Alfa andava in crescendo, lo stabilimento di Arese cominciava a starci stretto. Ampliarlo?

    No, i danni della immigrazione erano già troppo forti. Conveniva fare uno stabilimento al Sud.

    C’ era l’ area di Pomigliano già fornita di servizi e infrastrutture.

    Lavorammo come pazzi, in tre anni furono pronti gli stabilimenti e quel gioiello d’ auto che era l’ Alfasud.

    Eravamo riusciti perfino a preparare il personale usando tutti i centri di addestramento e riqualificazione tra Napoli e Caserta.

    Insomma avevamo pronti i tubisti, i meccanici, gli elettricisti, eccetera.

    Stiamo per assumerli quando Donat Cattin blocca tutto.

    Le assunzioni, dice, le fanno gli uffici di collocamento.

    Roba da pazzi!

    Ci mandano pregiudicati, ammalati, gente che abita a cento chilometri da Pomigliano.


    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/05/24/quel la-fabbrica-senza-speranza-imposta-da-un.html

    ...Donat Cattin...che XXX lo scanni....pardon...lo perdoni...

  • Di Renzo Riva (---.---.---.224) 17 giugno 2010 23:38
    Renzo Riva

    Non importa, vogliamo partire egualmente, rifaremo la preparazione del personale, ma ecco arrivare il nuovo altolà di Gullotti: "Se non si fa anche uno stabilimento ad Avellino l’ operazione è sospesa".

    Scusi ingegnere, negli anni passati ne abbiamo viste di cotte e di crude, ma il 1973 non era l’ anno della crisi petrolifera? e questi politici pretendevano una nuova fabbrica d’ automobile come si trattasse di un’ edicola per giornali o di una licenza per ortolano?.

    "Nell’ Italia politica di allora - quella di oggi per fortuna non la frequento - c’ era un’ aria da Basso Impero. Corro a Roma all’ Iri da Petrilli e Medugno.

    Sono perfettamente d’ accordo con me, Avellino è una follia.

    "Allora direte di no?", chiedo. Mi rispondono: "Vedi Luraghi, tu sei un gran bravo tecnico, ma non sai come muoverti nel mondo politico.

    Dì di sì, dì che farai lo stabilimento ad Avellino. Intanto rimandi tutte le operazioni all’ infinito".

    Me ne tornai a Milano, offeso più che addolorato. Io credevo nella industrializzazione del Sud e loro mi proponevano un imbroglio.

    Pensi che essendo entrate in produzione ad Arese le Alfetta, Petrilli mi fece questa proposta: "Perchè il montaggio dell’ Alfetta non lo fai ad Avellino?".

    Gli risposi: perchè dovrei licenziare cinquemila operai qui ad Arese e triplicare i costi. Perchè mi chiedi di affossare l’ Alfa". Che è successo allora ingegnere? "Mi cacciarono.

    Gettarono nel cestino la proposta che gli avevo fatto in extremis di sospendere le decisioni, in attesa che fossero più chiari gli effetti della crisi petrolifera.

    Non vollero saperne, i politici volevano l’ Alfa ad Avellino e l’ Alfa ci è andata ad Avellino, a fabbricare quell’ obbrobrio che è l’ Arna".

    Ricapitoliamo ingegnere: esce dalla scena Giuseppe Luraghi l’ imprenditore che ha dato all’ Italia qualcosa di simile alla Mercedes, una azienda che fabbrica e vende con profitto auto di prestigio.

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/05/24/quel la-fabbrica-senza-speranza-imposta-da-un.html

    ..donat cattin...gullotti...petrilli/medugno...e compagnia...demo-niaca-sindacal-meridional-catto-comunistoide...

    ...scannarli da vivi...il minimo...

  • Di Renzo Riva (---.---.---.224) 17 giugno 2010 23:39
    Renzo Riva

    ’QUELLA FABBRICA SENZA SPERANZA IMPOSTA DA UN GRUPPO DI POLITICI’
    Repubblica — 24 maggio 1986 pagina 45 sezione: ECONOMIA

    ABANO - "Il vecchio Henry Ford diceva: quando passa un’ Alfa io mi tolgo il cappello. Adesso è l’ Alfa che si toglie il cappello di fronte alla Ford.

    E’ una grande vergogna. Io mi sento amareggiato, umiliato. C’ è una cultura operaia, una cultura tecnica e manageriale che ha dato tutto all’ Alfa Romeo. E ora la vendono al migliore offerente.

    Se siamo al meretricio, Ford è un buon cliente".

    Giuseppe Luraghi è ad Abano per i fanghi: un po’ di reumatismi, ma è il Luraghi di sempre, concreto, razionale, chiaro, lo stesso che fece la fortuna dell’ Alfa Romeo fino al 1973, quando, per giusto compenso partitocratico, fu messo alla porta dai politici che non avevano bisogno di imprenditori, ma di servitori.

    "Leggo ogni tanto che il tale è stato mandato in prigione per un furto di qualche milione.

    E allora con questi che si dovrebbe fare? Fucilarli?".

    Questi chi, ingegnere? "Questi politici che hanno fatto perdere all’ Alfa migliaia di miliardi".

    Ma chi di preciso? "Vuole qualche nome? Carlo Donat Cattin, nel 1973 ministro del Lavoro, l’ altro ministro alle Partecipazioni statali Gullotti, l’ onorevole De Mita che voleva ad ogni costo una fabbrica Alfa ad Avellino, i dirigenti dell’ Iri di allora Petrilli e Medugno.

    Son tutti nomi che ho fatto, cose che ho scritto senza che succedesse alcuno scandalo.

    Del resto non sono tutti impuniti i responsabili dello sperpero di Gioia Tauro?".

    Chi sa ingegnere, repetita juvant, dicono. "Si era nel 1973, la vendita delle Alfa andava in crescendo, lo stabilimento di Arese cominciava a starci stretto.

    Ampliarlo? No, i danni della immigrazione erano già troppo forti. Conveniva fare uno stabilimento al Sud. C’ era l’ area di Pomigliano già fornita di servizi e infrastrutture.

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/05/24/quel la-fabbrica-senza-speranza-imposta-da-un.html

    ..non si è potuto/non si può... fucilarli/scannarli da vivi...brucino all’ inferno...almeno...

  • Di Renzo Riva (---.---.---.224) 17 giugno 2010 23:42
    Renzo Riva

    "Sa che l’ Alfa e la Fiat dovevano sposarsi quando ci fu la crisi della Lancia?

    Valletta mi incontrò e mi fece questa proposta: prendiamo assieme la Lancia e ci dividiamo il mercato; la Fiat produce le auto di massa, la Lancia le ministeriali e l’ Alfa le sportive.

    L’ accordo era già pronto quando lo stato maggiore Fiat riuscì a silurarlo".

    Ma crede che l’ accordo con la Ford passerà? "Spero di no. Non per sentimentalismo o per nazionalismo.

    Ma per questa precisa ragione: il prodotto Alfa era un simbolo, una bandiera dei talenti italiani.

    E’ davvero il caso di svenderlo?".

    ..Valletta...Luraghi...Mattei...Olivetti...Zanussi..Cuccia...

    ..poi...il 68...che spappolò più i cervelli dei politicanti catto-laico-comunisti...ben più di quelli dei giovinastri eversivi-contestatori...

    ..il pesce..puzza dalla testa...

    ...destra-per-bene...imbelle/impotente-fancazzista-traditrice/vile/vigliacca/ladra/stronza/demagogica e transessuale...

  • Di Renzo Riva (---.---.---.66) 20 giugno 2010 21:56
    Renzo Riva

    http://www.qualenergia.it/UserFiles/Files/El_Co_Zorzoli_prezzi%20elettrici.pdf

    Avevate votato contro il nucleare nell’anno 1987?

    PCI, Verdastri vari, PSI, PSDI, DC, MSI e con l’unica eccezione del PLI, PRI e mio personale, al tempo sindacalista della fiom in "Alt(r)o Friùli" e della cosiddetta componente socialista, votarono contro il nucleare.

    Leggitevi, sul documento di cui al link sopra riportato quanto, costa l’energia elettrica in Italia e comprenderrete il perché le aziende italiane hanno delocalizzato.

    Ricordate lo slogan dei sessantottini?

    PAGHERETE CARO! PAGHERETE TUTTO!

    Ecco! Ora è arrivato il momento di PAGARE.

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