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ANTISEMITISMO O ANTIEBRAISMO?

di Agostino Spataro

Ci rendiamo conto che in Italia si fanno decreti e commissioni, altrove perfino guerre, attentati e massacri in base ad appartenenze derivate da racconti mitici risalenti a diversi millenni fa! Il moderno diritto internazionale piegato a tali assurdità. 

Quando si è a corto di argomenti validi per confutare le critiche verso l’avventurismo dei governanti israeliani, che continuano ad occupare i territori palestinesi e a reprimere ogni manifestazione d’indipendenza e di dignità di quelle popolazioni, taluni ricorrono alla facile e abusata accusa dell’antisemitismo.

Una fallace scorciatoia che non si giustifica neanche con il racconto biblico secondo cui “semiti” sono tutti i discendenti di Sem, (uno dei figli di Noé) arabi compresi. (1) Addirittura, il mito vorrebbe che Sem edificasse la sua fortezza sul monte Nogum che domina la città di Sana’a, nello Yemen, e da qui governasse le moltitudini da lui discendenti.

Dunque, secondo la narrazione biblica anche i palestinesi sono semiti! Semiti occupati e repressi da altri semiti.
In realtà siamo davanti a narrazioni leggendarie che, per quanto suggestive, non possono essere assunte a base della storia, delle moderne relazioni internazionali.

Eppure in Italia si fanno decreti e commissioni e dichiarazioni a getto continuo, altrove, cosa ancor più grave, guerre, attentati e massacri in base ad appartenenze derivate da racconti mitici risalenti a diversi millenni fa!
Il moderno diritto internazionale piegato a tali assurdità.

Ovviamente, chi vuol capire capisce che si tratta di un uso strumentale, politico del sentimento religioso per raggiungere inconfessabili obiettivi, assai materiali, di profitto e di predominio geostrategico.

Storia vecchia che purtroppo ancora funziona.
Per altro, la scienza, di fatto, smentisce tali pretese diversità quando afferma che tutti i popoli rivieraschi del Mediterraneo (ebrei compresi) hanno comuni basi biologiche e culturali e un forte grado di affinità genetica. (in “Le risorse umane del Mediterraneo”, Ed. Il Mulino, 1990)


Perciò, appare anacronistico e deviante continuare a parlare di “semitismo” e di “antisemitismo”, a usare questi due termini come linea divisoria tra il bene e il male.

A proposito: perché nessuno rivendica la discendenza camitica ovvero di Cam che era fratello di Sem?
Forse, perché la mitologia biblica assegnò ai camiti i territori, oggi, poverissimi dell’Africa nera?
Con tutto il rispetto dovuto ai credenti delle diverse confessioni, uno Stato democratico, laico, pluralista e antifascista, non può ispirarsi a tali narrazioni per emanare la sua legislazione, per regolare la sua condotta politica. Le religioni appartengono alla sfera privata dei singoli. Lo Stato rappresenta, e tutela, tutti i cittadini e pertanto dovrà garantire a tutti,- su un piano di parità, come prescrivono la Carta costituzionale e quella dei diritti dell’uomo dell’Onu – la libertà di espressione e di critica nei diversi campi: politico, culturale e ideologico.
Una libertà che non ci ha regalato nessuno, ma che è stata conquistata con la lotta e con il sangue dei combasttenti e dei martiri della Resistenza antifascista e istituzionalizzata e regolata dai “padri della nostra Repubblica” che hanno dato al popolo italiano il  "dono più bello" ossia la vigente Costituzione repubblica, alla quale teniamo tantissimo.

Pertanto, anche per evitare di permanere nell’equivoco, penso sia più corretto, quando ve ne siano le debite ragioni, parlare di “antiebraismo” ossia di un odioso sentimento razzista, nato e sviluppatosi in Europa e in genere nell’Occidente cristiano, che ha favorito la discriminazione e la persecuzione degli ebrei nel corso dei secoli, fino al terribile, immane ed esecrabile genocidio della Shoa.
In ogni caso, é utile ricordare che in Italia abbiamo una buona legislazione con la quale, se ricorrono gli estremi del reato, si potrebbe/si può combattere efficacemente ogni rigurgito razzista e/o nazifascista. (a.s.)

(1) ‘Secondo tale assunto, gli ebrei non hanno “ l’esclusiva” di tale leggendaria attribuzione, poiché semiti sono anche i popoli che abitano la Penisola arabica e la “Mezzaluna fertile” ossia i palestinesi, i sauditi, gli iracheni, i giordani, gli yemeniti, ecc. (n.d.r.)

* Desidero, infine, ricordare al mio improbabile lettore che io sono marxista (ossia seguace dell’ebreo più importante della storia politica moderna) e figlio di un operaio/soldato italiano catturato dai nazifascisti, deportato e internato per due anni nei lager nazisti in Germania. 

24 gennaio 2020.

 

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.153) 25 gennaio 2020 17:14
    Enzo Salvà

    Articolo impeccabile, complimenti. Questo lettore è sempre interessato a ciò che scrive.

    Un Saluto

    Es.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.107) 25 gennaio 2020 19:00
    Fabio Della Pergola

    Ma santo cielo! Almeno i fondamentali bisognerebbe averli studiati prima di mettersi a scrivere cose del genere!Soprattutto da uno che vanta un certo curriculum.

    A parte che tra ebrei e israeliani c’è di mezzo – quantomeno – l’impossibilità di un ebreo della diaspora di influenzare in qualsiasi modo le decisione di uno stato sovrano che non è il suo, ma a parte questo — come si può scrivere una frase del tutto priva di senso come questa: "appare anacronistico e deviante continuare a parlare di “semitismo” e di “antisemitismo”, a usare questi due termini come linea divisoria tra il bene e il male"?!

    Eppure basterebbe un giro su google!

    «Il termine semitico (ted. semitisch) fu usato per la prima volta nel 1781 da A.L. Schlözer per designare le lingue parlate dalle popolazioni che un passo biblico (Genesi 10, 21-31) fa discendere da Sem, figlio di Noè. Dalle lingue passò in seguito a indicare anche i gruppi umani che le parlano» (Treccani).

    In altri termini fu un linguista tedesco (non ebreo!) che decise di chiamare "semitiche" le lingue che condividevano determinate caratteristiche. E "semiti" i popoli che le parlavano.

    Al contrario il termine "antisemitismo" «si affermò nel linguaggio comune nel 1879, quando il giornalista tedesco W. Marr lo adottò per la sua violenta campagna antiebraica». Un polemista non ebreo, ateo e comunista, coniò questo termine per definire la sua polemica antiebraica.

    "Antisemitismo" è quindi un neologismo che non derivava dalla linguistica come "semita", ma fu inventato ex novo proprio per indicare l’antigiudaismo depurato dalle connotazioni religiose che aveva fino a quel momento. Così nacque un nuovo antiebraismo con connotazioni razziali che da lì in poi ha definito ESCLUSIVAMENTE l’astio antiebraico.

    Qualsiasi connessione tra l’antisemitismo (che riguarda gli ebrei) e i popoli semiti non ebrei, è quindi una fantasia recente che usa impropriamente il termine "antisemitismo", snaturandolo., cambiandogli significato per palesi ragioni di polemica politica.

    In tutto questo le religioni c’entrano come i cavoli a merenda. A meno che non si pretenda di definire l’ebraismo solo come religione. Che sarebbe un’altra emerita sciocchezza.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.225) 26 gennaio 2020 22:33

    Non sarà preciso, appropriato, conseguente, etimologicamente corretto, ma antisemita ha il preciso significato di antiebraico.

    Comprendo il tentativo di "diluire" il significato del termine estendendolo alla generalità delle popolazioni semite, così che non venga riferito esclusivamente agli ebrei. In tal modo chi fosse accusato di antisemitismo avrebbe buon agio di dimostrare che egli non ha affatto sentimenti discriminatori verso gli arabi, ad esempio, e che dunque l’accusa è fuori luogo.
    Ma a mio giudizio non è questo il modo per rapportarsi correttamente all’uso smodato e quasi sempre strumentale dell’accusa.

    Meglio sarebbe dedicarsi a smontare l’equivalenza, anch’essa strumentale, antisionismo=antisemitismo, grazie alla quale i sionisti tentano di stornare da sé ogni critica indirizzandola alla generalità degli ebrei. Si tratta di una trappola semantica ben studiata che ancora funziona egregiamente come scudo contro le meritate critiche al sionismo.

    Il sionismo è una ideologia che si fonda su categorie religiose e nazionaliste laiche, che è riuscita ad imporsi come egemone sia in Israele sia nella diaspora.

    Come ogni ideologia di quel genere afferma di interpretare il "vero ebreo": gli ebrei non sionisti sono additati come self-hater; afferma diritti eterni sulla terra di Israele, fondati sia su un presunto mandato divino sia su un altrettanto presunto diritto storico; teorizza, senza formularlo esplicitamente ma praticandolo nei fatti, la superiorità del popolo ebraico e il suo diritto di affermarla con ogni mezzo.

    In tal senso il sionismo è una ideologia totalitaria, imperialista, revanscista, e ci sarebbero anche altre aggettivazioni appropriate che non cito per evitare vendette.

    Il problema non sono gli ebrei, è il sionismo che inquadra gli ebrei e li spinge a supportare il regime sionista israeliano in ogni modo possibile.

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