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A est di Roma: dove osano le ruspe

Appunti di viaggio ai confini della A24, dalla galleria Pittaluga al casello di Lunghezza. Dove ogni giorno che passa spunta un nuovo palazzo. Dove sorgono quartieri dormitorio di dubbio valore estetico. Dove la bellezza della città eterna stride con una periferia infinita e senza canoni. Un panorama che lascia in bocca l’amaro sapore del consumo selvaggio del territorio, messo in atto dalle grandi imprese costruttrici e dall’abusivismo spicciolo delle borgate fai-da-te. Un insieme disomogeneo di stili con un urgente bisogno di riqualificazione.

Grande Raccordo Anulare di Roma. Trent’anni fa qui si stendeva la bella campagna romana, meta di gite fuori porta con fave e pecorino. Oggi questi luoghi sono mutati radicalmente, un processo che ha subito una forte accelerazione nell’ultimo decennio. Luoghi sconosciuti agli stessi ‘romani de Roma’. Luoghi che sfuggono agli sguardi frettolosi di un automobilista stressato, imbottigliato sulle consolari e sugli svincoli. Ma una volta tanto ho voluto osservare con maggior interesse le immagini che si susseguono dal finestrino. E la scelta è caduta, inevitabilmente, sul tratto urbano ed extra-urbano della A24. La geografia rende questa vasta area a Est di Roma una delle direttrici preferenziali dell’espansione incontrollata della città, lambita a Ovest dal Tirreno.

Dalla tangenziale mi immetto sulla A24 in uscita dalla città, verso il GRA. Comincia un viaggio nella cementificazione selvaggia. Obiettivo: un reportage dalla megalopoli che qui, più che altrove, ha sconfinato ben oltre la barriera architettonica del Grande Raccordo Anulare. Ai lati dell’Autostrada si estendono quartieri-alveare affacciati sulle barriere anti-rumore annerite dallo smog. Annoto: ormai fino al raccordo il consumo del territorio è irrimediabilmente completato!

Superiamo le uscite del GRA procedendo nella direzione L’Aquila. Qui, nel corso dell’ultimo decennio, il moltiplicarsi di svincoli ha contribuito a intasare del tutto la A24. Nuove uscite collegano alla città agglomerati di cemento che si allargano a macchia d’olio. Imbocchiamo l’uscita Lunghezza. Villaggio Prenestino, Ponte di Nona, Castelverde, Lunghezza, Giardini di Corcolle sono il punto di incontro tra il piccolo abusivismo degli anni ‘70/80 e i quartieri più recenti in via di urbanizzazione, sorti intorno al centro commerciale ROMA EST e ai nuovi mercati generali. E’ la città che ha raggiunto le borgate! Ma l’insieme è così disarmonico! Mi chiedo come vi si possa porre rimedio, in nome di quell’amore per il bello che sembra smarrito nel corso degli anni. Raccogliendo un in bar alcune testimonianze, focalizzo alcuni problemi degli abitanti della zona: il traffico pauroso per raggiungere il centro, il balzello di un pedaggio autostradale arrivato a 1,50 € per 7 chilometri di percorso extra – urbano, la mancanza di servizi…

Negli anni molte famiglie, spinte dalle leggi di un esoso mercato immobiliare, si sono trasferite in questi quartieri più a buon mercato, immersi nel verde degli svincoli autostradali. Ma queste sono altre storie. Io qui ho voluto solo dare un’occhiata all’aspetto estetico di una periferia che nulla ha a che vedere con i tesori artistici della città eterna! E il confronto stride paurosamente.

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