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A Pechino abbiamo visto il futuro

Le Olimpiadi di Pechino sono state la porta di accesso ad una nuova dimensione di sport. In tutte le specialità ci sono stati miglioramenti decisi e nuovi elementi tecnologici sono stati usati come detonatori per l’innalzamento delle prestazioni.

Basta ricordare che sono stati battuti 36 record del mondo nelle diverse discipline, per capire come in tutti gli sport questa Olimpiade ha fatto segnare un passo in avanti.

Ma oltre alle tecnologie sfruttate al massimo e alle nuove metodiche di allenamento che portano il fisico degli atleti verso i limiti, questa esplosione è dovuta ad una nuova generazione di atleti giovanissimi affacciatisi sul palcoscenico mondiale.

Il papà di tutti è Michael Phleps che ha vinto otto medaglie d’oro e stabilito sette record del mondo. I nuovi costumi, i finanziamenti degli sponsor, gli allenamenti calibrati sull’obiettivo del superamento di Mark Spitz, ma soprattutto un atleta con una estensione muscolare fuori dal normale e una capacità di scivolamento potente nella bracciata che nessuno riesce a imitare. Se la battuta dei piedi di Ian Thorpe era la cosa più vicina ad una pinnata di pesce, la presa in acqua della farfalla phlepsiana è la cosa più vicina alla meccanica di un’elica.

Dopo Phleps, la star di questi Giochi è stato lo scanzonato Usain Bolt, oro nei 100, nei 200 e nella 4x100, con tre record del mondo. Secondo un algoritmo matematico che in questi 50 anni ha funzionato alla perfezione, il tempo di Bolt sui 100, 9 secondi e 69 centesimi, doveva essere fatto da un’atleta del 2030. Il record sui 200 metri di Michael Jonhson, sempre secondo calcoli algebrici che mettono insieme il progresso della macchina corpo con quello delle metodiche di allenamento nel tempo, una volta fatto ad Atlanta sarebbe dovuto durare almeno 30 anni, con avvicinamenti costanti e minimi. Bolt è riuscito a correre in 19 secondi e 30 centesimi, lasciando gli altri a più di 50 centesimi.

Poco considerato, ma grandissimo atleta è il bielorusso Andrei Aramnau, nato il 17 aprile del 1988. Campione olimpico del sollevamento pesi nella categoria 105 kg, ha posto tre record del mondo in una sola gara. Nello strappo, alzando 200 kg, nello slancio con 236 kg e nell’alzata complessiva con 436 kg. Aramnau ha saputo alzare questi pesi da categoria open senza uno sforzo eccessivo e con la chiara dimostrazione di non aver nemmeno avvicinato i suoi limiti.


Sempre nei pesi, grande sensazione ha suscitato il diciassettenne cinese Long Quingquan, oro nella 56 kg, con una capacità di mantenere la scena, oltre che di sollevare pesi altissimi, da copertina.

Nel fondo femminile questi Giochi hanno incoronato una sola regina: Tirunesh Dibaba, che ha eguagliato il suo connazionale Kenenisa Bekele con le vittorie nei 5000 e nei 10000 metri. La ventitreenne etiope ha vinto senza forzare e senza essere impensierita dalla sua grande nemica, l’altra etiope Meseret Defar. Anche per la Dibaba i limiti sono molto al di là da venire e dopo aver battuto quest’anno il record dei 5000 con il magnifico tempo di 14:11.15, adesso andrà in caccia del record di Wang Junxia nei 10000.

Altro ventitreenne, grande sorpresa nell’impossibile categoria gallo della boxe, è stato il mongolo Enkhbatyn Badar Uugan. Riuscire a superare il terribile cubano Yankiel Leon in finale è stata una vera e propria impresa, ottenuta con una padronanza del ring eccezionale (padronanza del ring non considerata nella boxe dilettantistica con il sistema del conteggio colpi. Ma, notizia che diamo in anticipo, ci sono delle modifiche al vaglio della federazione mondiale della boxe. Si vorrebbe far combattere anche i dilettanti senza casco e canottiera ed è sempre più probabile che si torni al sistema dei cartellini per far valere componenti quali padronanza del ring, continuità degli attacchi e agilità nella difesa che con questo sistema sono penalizzate) e una costanza nel portare i colpi davvero irrefrenabile.

Nella ginnastica il cinese a spadroneggiare tra i cinesi è stato il classe ’88 Zou Kai, oro nel concorso a squadre, nel corpo libero (riuscendo a battere il favorito spagnolo Deferr) e alla sbarra. Soprattutto nel corpo libero abbiamo visto un esercizio che ha saputo modulare perfettamente la forza esplosiva dei salti e delle acrobazie con la grazia agile dei passaggi intermedi. Un nuovo modo di concepire il corpo libero, più fatto d’aria e armonia che potenza ed esplosività.

Questi i giovani che hanno aperto nuove strade negli sport individuali, ma anche negli sport di squadra abbiamo visto atleti capaci di dire cose nuove, guardando al futuro. Nel basket, Ricky Rubio, 18 anni, ha fatto impazzire Jason Kidd in finale e ha costretto coach Mike Krzyzewski a farlo marcare da Chris Paul e raddoppiare da Carmelo Antony. Nella pallanuoto, grande merito della vittoria và alla capacità di gestire situazioni infuocate del ventunenne Denes Varga, campione che segnerà la pallanuoto futura grazie ad una classe cristallina, nel baseball il left fielder Kim Hyun-soo ha dimostrato una velocità ed un’acutezza nel posizionamento sul diamante da veterano, nella pallamano il francese Nikola Karabatic, nato l’11 aprile 1984 a Nis, in Serbia, ha spaccato in due la finale contro l’Islanda, segnando otto goal

P.S.: tra gli atleti ancora giovanissimi dovrebbero essere inseriti ancora il medaglia d’oro del tennis maschile Rafael Nadal, classe ’86 e il medaglia d’oro nel calcio maschile Lionel Messi, classe ’87. Sono già campioni affermati, ma sia Nadal che Messi stanno ponendo le basi per trasformare la loro disciplina, grazie ad una potenza infaticabile il primo e una rapidità nei primi tre passi il secondo, mai viste.

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