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A L’Aquila le pietre parlano tra immaginari emotivi, ricostruzione e sviluppo sostenibile

Concetta Di Lunardo Elena Galifi

“L’Aquila era una bella città. D’estate la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella d’Italia”, ha scritto Hemingway in 'Addio alle armi'. E` cosi che ci piacerebbe immaginare la città, una città duramente colpita dal sisma del 6 aprile e che torna a vivere, con un evento reso possibile grazie agli psichiatri, agli operatori ed i ragazzi del centro diurno psichiatrico dell`Aquila e di Frascati.

Le pietre parlano, le pietre rispondono”, fa parte di un progetto più ampio, Alias Network, un progetto che dà voce a qualunque aspetto significativo del vivere quotidiano del nostro paese. L’esercizio pieno del diritto di cittadinanza, il recupero della comunità intesa come cultura viva, dell`identità da difendere, la promozione del senso di appartenenza. Clima, lavoro, giustizia sociale ed ambientale, beni comuni, conflitti ambientali, sovranità alimentare, politiche energetiche come focus significativi per tutta la cittadinanza reale, affinché divenga attiva, per coloro i quali si sentono o sono lesi nei diritti fondamentali. 

E` anche su questi temi che in occasione di questo evento la gente tornerà a “riguardarsi in faccia”. Lo farà a L’Aquila, anche con commozione, quando le pietre torneranno a parlare, perché in questa città le pietre non sono morte, ma attendono silenziose di tornare a vivere meglio e insieme agli umani. Domenica la scalinata di San Bernardino diverrà una rampa di lancio collettiva per realizzare messaggi audiovisivi che vedranno come protagoniste le pietre di quelle terre e le pietre che tutti noi porteremo in dono.

Una piccola pietra, un sassolino dal luogo dove si abita, sarà infatti l’obolo necessario per entrare in quello spazio comune che si realizzerà sulla scalinata di San Bernardino in quel giorno e in quelle ore.

Verrà anche chiesto di depositare sulla scalinata la propria pietruzza in uno spazio della memoria con un gesto e con un suono che saranno eleganti e gentili come la carezza di un rito antichissimo.

Quegli oggetti solo apparentemente inanimati potranno raccontare tutto quello che vorranno.

Le fiabe che hanno ascoltato in migliaia di anni, ma anche il dolore che hanno consolato, le malefatte a cui hanno assistito impotenti.

Non ci saranno particolari confini in questo viaggio immaginario che si potrà compiere. Solo un limite: tutti i filmaker che interverranno, improvvisati o professionisti che siano, non si renderanno riconoscibili perché quella che si metterà in scena sarà una forma d’arte più collettiva che individuale. Verranno anche tracciati su quelle pietre dei quadrati che saranno “a tema”, di questi uno si chiamerà “Il Lamento del Cemento Scadente”. Non è difficile immaginarne il dolore o l’arroganza per le vittime che ha causato, il pianto e il rammarico, il disprezzo o la rassegnata indifferenza.

Quante cose sarà possibile ascoltare, filmare e registrare in quei quadrati del pensiero.

All’evento ‘Le pietre parlano, le pietre rispondono’ chiunque abbia una telecamera o un registratore potrà usarli come vorrà e inviare il materiale prodotto nei giorni successivi.

O utilizzare le attrezzature dei laboratori di Arte Terapia che saranno attivi per tutta la durata dell’iniziativa.

Tutto quello che verrà prodotto in quelle ore sarà poi fruibile, a futura memoria e con modalità interattiva, sul sito www.lepietreparlano.it

Chi non potrà intervenire, successivamente potrà inviare una sua produzione, contribuendo a realizzare una rete, una comunità diffusa di pietre che dialoghino tra di loro, nel capitolo ’Le pietre rispondono’.

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