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51 Cumianesi

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commemorazione solitaria

Forse quella mattina del 1944 a Cumiana era una bella giornata di primavera. Una di quelle mattine splendide, con l'aria ancora frizzantina dove il sole, appena riesce a bucare le leggera foschia rimasta dal primo mattino, fa sentire il vogore ed il calore dei suoi raggi.
In quella mattina i partigiani posti nella piazza principale del paese (ora chiamata Piazza Vecchia) assaltarono alcuni reparti delle SS italiane, giunte in paese il giorno prima. Al termine dell'incursione, sul campo restano un morto e diciotto feriti, mentre trentadue militi e due sottoufficiali vengono fatti prigionieri dai partigiani. Era quello probabilmente il vero scopo dell'attacco: avere dei prigionieri da poter scambiare con i loro fratelli di guerra, catturati dai nazifasisti.

La macchina della repressione non tardò ad entrare in azione e nella stessa giornata tedeschi e repubbichini, giunti da Torino e Pinerolo, occuparono la cittadina. Come inizio della rappresaglia vennero date alle fiamme le case nelle quali, secondo loro, avevano operato i partigiani assalitori. Fra queste anche il mulino centrale di una serie di 5, due a monte e due a valle. Vennero poi rastrellati gli uomini, circa 150. Con gli uomini più validi nei campi di lavoro in Germania ed altri con le armi in spalla, alcuni sulle montagne ed altri al fianco dell'invasore, è facile presumere che fra i rastrellati ci fossero in maggioranza uomini già avanti con gli anni, anziani, ragazzi, forse bambini. Il giorno seguente, mentre fra gli ambasciatori delle due parti erano iniziate le trattative per lo scambio il tenente della Wehrmacht Renninger indica per le 18 del 3 aprile l'ultimatum. Il tre aprile gli ambasciatori si recarono a Cumiana per comunicare l'avvenuto accordo, ma era troppo tardi. Scelti 58 uomini, fra le 14 e le 16 li portarono dietro una cascina appena fuori il paese, i tedeschi iniziarono la rappresaglia. Con i primi morti gli altri tentarono la fuga, ma furono inseguiti e mitragliati (i testimoni ricordano un sottufficiale tedesco visibilmente ubriaco). In diversi modi, miracolosamente, 7 riuscirono a salvarsi: 51 trucidati, orribile.

Quest'anno il nostro comune non ha potuto celebrare la data. Il Coronavirus non rispetta i morti, sia i passati che i presenti. Solo il sindaco, in veste ufficiale e visibilmente commosso ha compiuto il gesto, in rappresentanza di tutta la cittadina.

Siamo di nuovo in guerra. Questa volta non ci sono mitragliatrici e carri armati, ma sotto certi aspetti il nemico è ancora più pericoloso: piccolissimo ed invisibile, si insinua in modo subdolo e pernicioso, e difficilmente fa prigionieri.
Se siamo in guerra, abbiamo anche noi la nostra resistenza: quella domestica. Proseguendo ognuno il proprio #restiamoacasa, diminuiremo le possibilità di contagio e diffusione di questo pericolosissimo virus. E' l'unica arma che abbiamo, usiamola nel migliore dei modi.

Ringrazio Barbara Berruti per la scheda su L'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia.

Certo, ne usciremo. Non sappiamo quando, ma prima o poi tutto tornerà a posto.
Tranne noi, che rimarremo segnati per sempre da questa esperienza.

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