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​La Turchia ospita il summit Onu su Internet mentre processa 29 utenti di Twitter


Da ieri, e fino al 5 settembre, Istanbul ospita l’Internet Governance Forum, un evento organizzato dalle Nazioni Unite per condividere le migliori pratiche in tema di regolamentazione della Rete, sicurezza e diritti umani.

Una scelta singolare, quella della Turchia come paese ospitante, dato che contemporaneamente 29 utenti di Twitter sono sotto processo a Smirne e rischiano fino a tre anni di carcere per istigazione a infrangere la legge.

I tweet sotto accusa, pubblicati nel corso delle proteste del maggio e giugno 2013,non contengono alcun incitamento alla violenza.

Tre dei 29 imputati devono anche rispondere dell’accusa di “insulto” al primo ministro. Questo processo è solo l’ultimo di una serie di azioni giudiziarie contro coloro che pubblicano online critiche al governo turcoTwitter, come noto, è particolarmente inviso alle autorità di Ankara.

Ma la Turchia non è l’unico paese a usare la mano dura sulla Rete. Nel corso di una conferenza online di ieri sera, Amnesty International ha parlato anche della situazione in quattro altri paesi: Arabia Saudita, Etiopia, Stati Uniti d’America e Vietnam.

In Etiopia, sette blogger rischiano la pena di morte per aver diffuso informazioni sulla sicurezza online; in Vietnam, 34 blogger sono in carcere e due di essi sono stati già condannati a 10 e 12 anni per aver denunciato nei loro post le violazioni dei diritti umani in corso nel paese; in Arabia Saudita, il fondatore di un portale è stato condannato a 10 anni, 1000 frustate e una multa equivalente a oltre 200.000 euro per “insulto all’islam”. Amnesty International chiede l’annullamento di queste condanne.

C’è poi il caso, più che noto, di Edward Snowden, cittadino statunitense attualmente in esilio in Russia, che rischia 30 anni di carcere in caso di estradizione per aver denunciato i metodi indiscriminati di sorveglianza globale del suo governo.

Internet fornisce un contributo inestimabile allo sviluppo dei diritti umani: ha rivoluzionato l’accesso all’informazione e migliorato la trasparenza e l’accertamento delle responsabilità. Per questo, i governi sono stati solleciti ad abusarne, usando la tecnologia per stroncare la libertà d’espressione, censurare le informazioni sui diritti umani e sorvegliare indiscriminatamente gli utenti della rete, col pretesto della sicurezza e spesso in collaborazione con grandi aziende del settore.

 

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