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Riforma del Senato: pericolosa deriva verso il monocameralismo

Da qualche tempo non si fa che parlare della riforma Costituzionale del Senato e del premier Matteo Renzi (tra omertosi placet e finte proteste alle quali rimarrebbe sordo in ogni caso) che vorrebbe trasformare la Camera Alta in una Camera delle rappresentanze territoriali a elezione indiretta e svuotata della gran parte dei poteri: il nuovo Senato non approverà e non potrà proporre leggi ordinarie, non avrà voce in capitolo sulla legge finanziaria e le manovre di bilancio e non intratterrà rapporti fiduciari col governo; le uniche prerogative del nuovo "Senatino" saranno la regolamentazione del rapporto fra Stato centrale ed enti territoriali (Regioni e Comuni), l'elezione del Capo dello Stato e le future modifiche costituzionali, nonché la ratifica dei trattati internazionali (sui quali comunque l'ultima parola spetterà sempre all'assemblea di Montecitorio). Di fatto rimarrà la sola Camera dei Deputati l'organo legislativo e di controllo del Paese, in un sistema parlamentare che sembra una grottesca parodia di quello tedesco

Le giustificazioni addotte in merito sono molteplici, in genere confuse, ridicole e frutto di una becera semplificazione e luogo comune, ad esempio: "Il bicameralismo perfetto è un sistema troppo lento, costoso ed inefficiente. In questo momento al Paese serve governabilità e rapidità nell'approvazione delle leggi". Il sistema bicamerale perfetto di per sé non è affatto lento, la lentezza è propria della politica italiana e non del bicameralismo, bisogna ricordare che leggi indegne come il Lodo Alfano vennero approvate da entrambi i rami del Parlamento in appena venti giorni, a questo punto è inevitabile pensare che siano i parlamentari a procrastinare all'infinito alcune leggi, decreti e provvedimenti (in genere quelli a loro meno congeniali). Questo problema sarebbe facilmente ovviabile stabilendo dei limiti (ad esempio di 20 giorni) entro il quale ogni Assemblea parlamentare debba pronunciarsi a favore o contro una legge.

Sulla dispendiosità del Senato: se davvero si volesse giocare al risparmio non ci sarebbe bisogno di montare una farsa simile, ma basterebbe dimezzare il numero e le indennità dei parlamentari sia della Camera che del Senato stesso, senza contare che il tanto decantato risparmio è solo di facciata e decisamente irrisorio, in quanto l'unico risparmio effettivo sarà quello sulle indennità dei senatori, mentre l'intero apparato di Palazzo Madama (commessi, ecc.) continuerà a stare in piedi con i costi relativi (arrivati a questo punto sarebbe intellettualmente e politicamente più onesto abolire tout court l'Assemblea senza troppe storie). Ma in ogni caso il risparmio è risibile (sono ben altri i costi, gli sprechi, le spese eccessive su cui tagliare, non si può e non si deve economizzare sulla democrazia e sulla rappresentatività.

Altra pecca della riforma Boschi: inserendo e garantendo l'immunità parlamentare ai sindaci e ai consiglieri regionali (che sappiamo bene non essere propriamente dei santi nella maggior parte dei casi) c'è il serio pericolo che individui corrotti e disonesti trovino rifugio e legittimazione istituzionale proprio nel nuovo Senato peggio di quanto già non succeda (siamo o non siamo il Paese con diciassette consigli regioni indagati su venti? Siamo o non siamo il Paese dove la corruzione e il malcostume politico hanno le loro radici nelle amministrazioni locali?). È curioso pensare che anche i neonati USA avevano un Senato simile a quello prospettato dal governo Renzi (con più poteri) e dopo poco tempo furono costretti a riformarlo, lasciando che fossero i cittadini ad eleggere i senatori dei vari Stati, per il fatto che i senatori eletti con un sistema del genere fossero espressione della corruzione locale e facessero esclusivamente gli interessi dei "grandi elettor " che li avevano sostenuti.

Bisogna altresì ricordare che molte volte provvvedimenti e leggi sbagliate approvate da un ramo del Parlamento sono state corrette dall'altro, in questa maniera ogni sorta di scelleratezza potrà essere approvata e divenire legge (a farne le spese come sempre i cittadini, ormai ridotti a sudditi con la sola possibilità di mettere una croce su un simbolo di tanto in tanto, nemmeno troppo spesso).

Il monocameralismo di fatto è una deriva alquanto pericolosa, a rischio è la democrazia stessa, non a caso l'ultima volta che in Italia c'è stata una Camera dei Deputati plenipotenziaria e un Senato ridotto ad inutile orpello composto da "nominati" è stato prima e durante il fascismo. Di certo i Padri Costituenti non erano degli sprovveduti, né dei pazzi ne degli incompetenti, se hanno voluto un bicameralismo paritario è stato poprio per mettere al sicuro l'Italia ed evitare nuove esperienze totalitarie.

La domanda sorge quindi spontanea: "Ci stiamo avvicinando all'autoritarismo? La democrazia è realmente in pericolo?". Sembrerebbe di sì, dal momento che il dissenso viene non represso ma deriso e liquidato come "inutile conservatorismo", dal momento che le opposizioni non vengono prese neanche in considerazione se non per essere attaccate o zittite, dal momento che vengono prese di mira le Istituzioni e si spacciano i golpe per riforme. Questa millantata riforma non farà altro che privare i cittadini del loro diritti di scelta e metterà in serio pericolo l'ordinamento democratico dello Stato italiano.

Sicuramente il sistema parlamentare italiano va riformato, magari differenziando le prerogative della Camera da quelle del Senato, o facendo in modo che l'approvazione delle leggi sia rapida e non possa essere procrastinata all'infinito come accade oggi, magari abbassando l'età degli eletti (il limite di venticinque e quarant'anni per essere elettori ed eletti al Senato è decisamente troppo elevato ed esclusivo dell'Italia), o anche facendo in modo che le leggi modificate ad esempio dal Senato dopo l'approvazione della Camera siano promulgate direttamente senza dover tornare indietro (evitando il tanto odiato ping-pong fra le due assemblee). I modi per riformare il sistema senza mettere in pericolo la democrazia e le Istituzioni ci sono, basta saperli mettere in pratica. 

L'augurio è che proprio quei senatori che stanno per essere aboliti facciano appello alla loro coscienza ed impediscano questa nefandezza anti-democratica prima che sia troppo tardi, in particolar modo i senatori di quello stesso Partito Democratico ormai guidato da Renzi in maniera dispotica, facciano un esame di coscienza e dicano no a questo affronto alla democrazia, Renzi è un uomo e come tutti gli uomini prima o poi vedrà la sua stella di celebrità e sostegno eclissarsi, ma la democrazia è una sola, e una volta guastata non ci saranno validi rimedi, salvino la Costituzione e non Renzi. 

 

 

 

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