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I R.E.M. si sciolgono: "La fine dell’adolescenza"

I R.E.M. si sciolgono e il mondo rimane attonito. E’ di ieri la notizia che il gruppo, unito da 31 anni di carriera e 15 album si divide concludendo il loro sodalizio.

L’annuncio viene dato sul loro sito intenet ufficiale con queste parole "To our Fans and Friends: As R.E.M., and as lifelong friends and co-conspirators, we have decided to call it a day as a band. We walk away with a great sense of gratitude, of finality, and of astonishment at all we have accomplished. To anyone who ever felt touched by our music, our deepest thanks for listening." R.E.M. 

Così la stampa internazionale si scatena, passando in rassegna la carriera musicale della band e ammettendo la fine di un'era per la musica rock
 
La famosissima rivista di musica Rolling Stone dedica un ampio commento all’avvenimento dando spazio a quello che sembra voler essere il principale messaggio del gruppo: non ci sono stati litigi o disaccordi alla base della loro decisione. Infatti Mills, il bassista, afferma che la band ha chiuso la loro collaborazione in ottimi rapporti "We feel kind of like pioneers in this. There's no disharmony here, no falling-outs, no lawyers squaring-off. We've made this decision together, amicably and with each other's best interests at heart. The time just feels right.". 
 
Tra le righe si lascia, però, intravedere qualche altra possibile ragione dietro lo scioglimento. Ethan Kaplan, titolare della comunità dei fan dei R.E.M. Murmurs ed ex Vice Presidente Senior della Emerging Technology alla Warner Bros, avrebbe detto al giornalista della rivista che ci potrebbe essere qualche altro motivo dietro questa drastica decisione della band. "Se ci pensi hanno passato molti momenti burrascosi operando sempre secondo la propria volontà. La Warner Bros. ha effettuato vari cambiamenti a partire dallo scorso settembre, credo abbiano chiesto alla band di fare un nuovo disco, cosa che, ora, era fuori dalle loro volontà. Posso capire che, dopo tanto anni di duro lavoro, ritornare indietro ad esser pagati da un etichetta per "far soldi", in un'industria così terribile, fosse anche troppo". (If you remember, they weathered a lot of storms in this business, and have always operated on their own terms. [Warner Bros.] changed starting last September, and I think the demands on a band now to get a record out were more than they might have wanted to commit. I can understand that after how hard they worked for how long, the thought of going back to 'paying dues' with new label staff, in a very weird industry, was too much)

Il Guardian dedica un lungo articolo alla band, ma non vengono risparmiati anche alcuni commenti di critica: “Da allora (1997, quando il batterista Bill Berry decise di mollare la band, ndr), sembrano aver iniziato un declino artistico e commerciale lento ma costante. Mentre i loro ultimi due album sono stati accolti molto bene, è stato difficile evitare la percezione che l'importanza della band una volta inattaccabile stava scivolando via... (Ever since, they seem to have been on a slow but steady artistic and commercial decline. While their last two albums have been extremely well received, it's been hard to avoid the perception that the band's once-unassailable relevance was slipping away...).

Ma non si lascia sfuggire con una nota di rammarico che "abbiamo perso uno dei gruppi rock più influenti degli ultimi 30 anni". Ricordando le canzoni che hanno fatto storia come Shiny Happy people, avvolta da un alone di mistero sul senso del testo.


Vengono anche ricordati gli album che, a detta del giornalista del Guardian, hanno melodie più convenzionali nonché album campioni d'incassi, quali "Out of Time"(1991) e "Automatic for The People" (1992) di cui le canzoni che hanno fatto storia come Loosing my religion e Man on the Moon.

 

 
Colpa dell'ispirazione per il critico del Telegraph Neil McCormick che scrive: "Hanno capito che avevano esaurito il loro percorso o forse qualcosa di più elusivo: l'ispirazione" e dopo aver ripercorso la loro storia con gli alti dell'inizio e le incertezze della fine, il critico chiude con un consiglio a terzi: "Forse sono di più le band che dovrebbero avere la saggezza e la dignità di farla finita quando i presupposti per la loro esistenza si avviano verso la fine"
 
Una band, insomma che nonostante tutto ha fatto da colonna sonora per intere generazioni e, perché no, con la loro fine, come ha significativamente detto una blogger su VanityFair: "è finita la mia adolescenza". Detta in questi termini sembrerebbe più un atto di maturità artistica che una decisione nella vita personale dei componenti della band. Quindi, staremo a vedere dove finiranno i R.E.M, i quali, per il critico musicale Simon Reynolds "richiamavano gli anni 60 con le loro malinconiche armonie di chitarre e il cantato folk" e "malinconicamente, evocavano visioni astratte e nuovi inizi per l'America" (Post-Punk, Isbn Edizioni, pag 630)
 
Nel frattempo ascoltiamo un brano tratto dal loro ultimo album "Collapse into now", che oggi appare più come un monito a un imminente allontanamento dalle scene.
 

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