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Il risveglio sciita e la nascita degli Hezbollah

Il Medio Oriente continua ad essere considerato, giustamente, una dei luoghi più “caldi” del pianeta. L’instabilità che si accumula in quell’area, connessa al problema palestinese, provoca delle tensioni che hanno delle ricadute internazionali. L’onda d’urto delle guerre arabo-israeliane, la guerra civile libanese e la rivoluzione iraniana, ha avuto grandi ripercussioni nel composito panorama libanese, tra cui il risveglio degli sciiti.

Fino alla fine degli anni ’70 la comunità sciita sotto l’influsso dello Scià iraniano Reza Pahlavi aveva cercato di influenzare la comunità verso una tiepida tolleranza verso Israele. L’Iran dello Scià era un alleato dello Stato ebraico, per Israele si trattava della cosiddetta “Alleanza della periferia” che inglobava anche la Turchia e l’Etiopia.

Nel 1979 con la Rivoluzione Islamica in Iran l’ayatollah Khomeini riuscì ad amalgamare la società iraniana, dagli strati più poveri agli strati borghesi, e rotto il patto di fiducia con lo Scià, ribaltando l’alleanza con Israele in inimicizia dichiarata. Per Khomeini Israele era il “piccolo satana” e gli americani il “grande satana”.

Occorre fare un piccolo passo indietro per meglio comprendere il risveglio sciita. Nel 1974 in Libano l’imam Musa al-Sadr fondava il Movimento dei Diseredati. Lo scopo era quello di mobilitare e organizzare gli sciiti da sempre considerati lo strato più povero e ininfluente della società libanese.

Al Movimento si aggiungeva anche Amal (letteralmente speranza) un movimento e successivamente un partito che intendeva difendere il sud del Libano dagli israeliani e contenere l’influenza dell’OLP. Movimento ben visto dalla Siria per via del fatto che al-Sadr aveva emesso un editto a favore degli alawiti, al potere in Siria con Assad, per legittimare il regime sia politicamente che religiosamente. L’approccio di al-Sadr sarebbe stato di tipo nazionale, ma un altro eminente esponente del clero sciita Mohammad Hussein Fadlallah avrebbe posto al centro la questione libanese in relazione esterna agli eventi regionali (rivoluzione iraniana, guerra Iraq-Iran, conflitto israelo-palestinese) e alle conseguenti politiche antioccidentali.

Fu proprio Fadlallah ad aprire le porte per il sacrifico e il martirio di tanti che si sarebbero immolati per la causa. Era il momento in cui la Taqiyya, cioè la dissimulazione sciita praticata per difendersi o salvarsi dalla persecuzione in attesa di un’azione futura lasciava il posto all’azione immediata. Era il momento dell’entrata in scena degli Hezbollah nel Paese dei Cedri.

Il movimento Hezbollah significa “Partito di Dio”. Il gruppo si era formato subito dopo l’invasione israeliana nel giugno 1982 (Operazione Pace in Galilea). Tuttavia, anche altre cause avrebbero concorso alla sua formazione come: una comunità sciita molto numerosa, una discriminazione sociale e politica. Inoltre, gli echi della presa del potere di Khomeini facevano assumere al movimento quella punta di lancia dalla quale si sarebbe estesa la rivoluzione islamica in Medio Oriente.

I guardiani della rivoluzione o Pasdaran iraniani sono stati fondamentali per l’addestramento e la formazione del gruppo, su queste basi Hezbollah considerava le sue operazioni lungo diverse direttrici:combattere gli americani e i francesi per cancellare qualsiasi tentazione di protettorato sulla terra libanese;attaccare l’esercito israeliano per porre fine alla sua occupazione e combattere le forze interne che sono state il vero motore della disunità e della rottura di qualsiasi equilibrio; instaurare un governo islamico; liberare la terra di Palestina.

L’ideologia politica era panislamica, antiamericana e antisraeliana.

Hezbollah era diviso in branche: una politica, una militare (iscritta nella lista nera dei gruppi terroristici di Usa e UE) e una assistenziale.

Un punto essenziale per il Partito di Dio è sempre stata la pubblicità delle proprie idee e delle proprie azioni: dai volantini ai siti internet alla tv Al-Manar i messaggi avrebbero avuto un grande impatto comunicativodi grande mobilitazione contro il nemico.

Hezbollah si presentava attraverso le sue opere assistenziali come il vero difensore dei poveri in un Libano, dove la mancanza di autorità dei governi aveva generato un vuoto di potere. In breve gli Hezbollah sarebbero diventati l’ago della bilancia della politica libanese, ora scontrandosi con gli altri movimenti o partiti politici, ora agendo dietro le quinte lasciando fare alle forze siriane o iraniane, ma sempre attenti a dimostrare quella propria forza politica e militare.

Salvatore Falzone

 

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