Presidente Berlusconi aiuti la mia azienda...
Al Sig. Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana
On. le Silvio Berlusconi
Chiarissimo Signor Presidente del Consiglio,
Faccio seguito alla mia nota del 29 giugno 2009, a tutt’oggi rimasta inevasa, che si allega in copia.
Premesso che, sono molto ottimista sul futuro dell’Italia e degli Italiani e mi accingo a formulare le considerazioni sotto indicate con spirito costruttivo e propositivo consapevole delle enormi potenzialità e capacità del sistema Italia, sicuro che una volta tolti i lacci e lacciuoli che imbrigliano l’Italia, i giovani, i cittadini le piccole e medie imprese, i professionisti e gli imprenditori, assurgeranno al ruolo che compete al PAESE Italia che saprà, con il contributo di tutti programmare e gestire il proprio sviluppo e futuro.
Come per eccellere in qualsiasi attività sportiva, l’atleta necessita di un continuo e costante allenamento, affinché il suo corpo raggiunga con un graduale rafforzamento dei propri organi impegnati nella competizione, il massimo del coordinamento che gli consenta di esprimere un maggiore sforzo per vincere, cosi l’Italia e gli Italiani ed i giovani (nuove leve del futuro) non potranno che non impegnarsi per coordinare con il proprio contributo ed il senso dell’appartenenza lo sforzo comune per uscire da questo “nazionale contrasto”.
Ciò potrà avvenire se il corpo è sano ed io paragono lo stato di salute alle potenzialità dell’Italia, clima, posizione geografica, patrimonio artistico, risorse naturali, prodotti agricoli ed enogastronomici, etc. potenzialità enormi dell’Italia, non ancora valorizzate, che se espresse faranno dell’Italia il primo paese del mondo.
On. Silvio Berlusconi dobbiamo darLe merito come Presidente del Consiglio, in occasione del G8 dell’Aquila, per avere messo in luce le potenzialità del sistema Italia, dimostrando al mondo che l’Italia con le sue professionalità, imprese, imprenditori, tecnici, maestranze ed operatori, è capace di realizzare con estrema velocità e professionalità, strutture che sono poi, il vanto dell’intera comunità nel mondo, allorquando vengono tolti gli OSTACOLI IMPOSTI DALL’ ORMAI CRONICO MANCATO FUNZIONAMENTO DELLE ISTITUZIONI E e DELLA BUROCRAZIA del PAESE.
Se questo è stato possibile in occasione del G8, della costruzione delle nuove case dell’Aquila e di altre iniziative di cui Lei come Presidente del Consiglio (esercitando il Suo ruolo istituzionale) si è fatto promotore, nell’interesse pubblico, andando in deroga e scavalcando gli ostacoli imposti ai normali cittadini ed imprenditori, DAL CRONICO MANCATO FUNZIONAMENTO DELLE ISTITUZIONI E DELLA BUROCRAZIA del PAESE, allora io sostengo che, la realizzazione di qualsiasi opera pubblica o privata che consenta di innescare un processo di sviluppo e miglioramento della qualità di vita dei cittadini rappresenta non solo l’interesse dell’imprenditore, ma anche quello Pubblico, assicurare lo sviluppo di iniziative imprenditoriali, costituisce pertanto, presupposto per lo sviluppo e l’ ammodernamento del PAESE.
Da qui la necessità di creare regole, affinché la realizzazione di qualsiasi infrastruttura pubblica o privata, venga realizzata nel rispetto delle leggi con estrema celerità, non come fatto eccezionale in deroga ai regolamenti e alle normali disposizioni di legge, in modo tale che, anche i normali uomini e imprenditori come me, vengano messi nelle condizioni di realizzare normalmente quanto si propongono.
L’Italia è ricca di creatori, di innovatori ed imprenditori che vogliono assumersi i rischi imprenditoriali in tutta libertà se le Istituzioni lo consentono.
La burocrazia e le Istituzioni servono al regolare funzionamento dei rapporti tra i cittadini e tra i cittadini e lo Stato, conseguentemente servono a migliorarne la qualità della vita, ma il fattore “tempo ed efficienza” nel nostro sistema burocratico istituzionale non è tenuto in alcuna considerazione.
I principi economici che consentono lo sviluppo di un PAESE sono basati su costi e ricavi, regole e principi elementari, la certezza dei costi non può essere determinata senza la certezza dei tempi ed i tempi dipendono dalla efficienza della burocrazia e delle Istituzioni.
L’applicazione di tali regole non potrà che contribuire a fungere da volano per lo sviluppo e ammodernamento del PAESE.
Non possiamo, pensare che le istituzioni e la burocrazia si moralizzeranno da soli, dobbiamo creare un sistema di controllo e di regole che consentano di valutare l’efficienza e la funzionalità di tutte le strutture pubbliche.
Tutte le istituzioni/organizzazioni rappresentano la burocrazia; è necessario, intensificare i controlli affinché esse svolgano le loro funzioni a servizio della collettività e delle comunità in cui operano.
La crisi amplifica e pone il problema dell’efficienza e dello snellimento del sistema burocratico/istituzionale cosi come concepito, “la cosa pubblica non può essere più lasciata senza controllo”.
Le istituzioni e l’apparato pubblico devono essere organizzati con compiti e ruoli chiari, ai vari livelli decisionali devono essere assegnati compiti e responsabilità, devono essere regolamentate ed applicate funzioni di controllo, i dirigenti devono rispondere ai cittadini ed alla collettività dell’efficienza e del funzionamento dei loro uffici.
Come avviene sempre più spesso, i dirigenti non assumono responsabilità, e non adempiono al ruolo al quale sono preposti e per il quale vengono pagati. Il loro ruolo è quello di prendere decisioni per il funzionamento degli uffici che dirigono nelle istituzioni, la mancata assunzione di responsabilità blocca le attività burocratiche che rimangono ferme.
La riorganizzazione dell’apparato burocratico statale e della giustizia, diventa perciò prioritaria per il riequilibrio economico, civile e sociale dell’intero PAESE, ed assume la priorità rispetto agli interventi economici comunitari di incentivo allo sviluppo, infatti, quasi mai tali risorse, in particolare al meridione, riescono ad essere utilizzate utilmente e produrre ricadute in termini occupazionali e di sviluppo.
In questo ambito, alle difficoltà di carattere decisionale e programmatico delle Regioni e dello Stato centrale si sommano tempi di realizzazione delle opere che potremmo definire biblici.
I dati dell’ultima Relazione dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture Infrastrutturali evidenziano che per opere di entità superiore ai 5 m euro, i tempi di realizzazione sono di circa 10 anni; sotto i 5 m euro, sono di almeno 4 anni.
Se si considerano i dati relativi ai territori, emergono particolari criticità del Mezzogiorno, specialmente nella fase di progettazione e aggiudicazione delle opere.
La fase di progettazione oscilla tra gli oltre 1.000 giorni della Sicilia e i 380 giorni della Lombardia; tra l’approvazione del progetto e la pubblicazione del bando passano ulteriori 272 giorni in Sicilia, 207 in Campania a fronte di 93 giorni in Lombardia.
I dati complessivi riportati nella Relazione citata, mostrano una durata complessiva delle fasi amministrative necessarie solo a “decidere” di circa 900 giorni; si tratta del periodo che passa tra la data di incarico per la progettazione esterna e la data dell’aggiudicazione definitiva.
Questi 900 giorni però nascondono grandi variabilità territoriali: si passa, infatti, dai 583 giorni della Lombardia ai 1.120 della Campania, fino ai 1.582 della Sicilia.
Ciò vuol dire 4 anni solo per cominciare un’opera pubblica.
Dopo un così lungo tempo, la veloce evoluzione tecnologica comporta il rischio di realizzare opere tecnologicamente superate da materiali e tecnologie più efficienti e meno costosi.
Da qui la necessità di creare regole, affinché la realizzazione di qualsiasi infrastruttura pubblica o privata, venga realizzata nel rispetto delle leggi con estrema celerità, non come fatto eccezionale in deroga ai regolamenti e alle normali disposizioni di legge.
Nei sistemi organizzativi infatti, la crisi comincia quando i regolatori lasciano briglia sciolta ai funzionari, e rappresenta la manifestazione dell’incapacità del sistema politico di garantire il funzionamento equilibrato delle Istituzioni.
Nessuno può essere lasciato libero per conseguire i propri interessi a scapito dei nostri discendenti, di qui l’importanza del controllo, che non può essere delegato né ridotto al minimo, e deve essere gestito senza cedere alla pressione delle politiche clientelari.
Bisogna avviare grandi opere per orientare la crescita ecologicamente sostenibile del PAESE, questo non sarà possibile con l’attuale sistema burocratico – istituzionale
E’ questa la vera e possibile sfida su cui concentrare gli sforzi per il risanamento del PAESE e del futuro, la politica non può più trascurare l’interesse della collettività e delle imprese.
Quanto sopra premesso:
Ribadisco quanto lamentato precedentemente, richiamando quanto dettagliatamente previsto ed ammonito nel provvedimento cautelare tendente a rimuovere gli ostacoli posti alla mia azienda dalla Bnl - Ordinanza del Tribunale di Palermo n° 1502 del 07 marzo 2008:
“ In ordine all’ulteriore requisito del periculum in mora, lo stesso pericolo deve reputarsi in re ipsa, in ragione degli effetti dirompenti dianzi illustrati, generati dall’ ingiusta iscrizione in sofferenza nella Centrale rischi per colui che esercita l’attività di impresa, come nella specie.
Inoltre, la ricorrente ha allegato e documentato di subire, in conseguenza della predetta iscrizione il pregiudizio, che si ritiene fondato, consistente nel pericolo, da un canto, di perdere la possibilità di ottenere l’erogazione della parte residua del finanziamento POR per la realizzazione dello stabilimento e, dall’altro canto, di essere costretta a dovere restituire la parte già ricevuta, pari ad euro 1.788.000, oltre all’importo del mutuo concesso dalla Banca Intesa per la copertura di parte del finanziamento a carico dell’imprenditore pari ad euro 1.600.000, in conseguenza dell’avvio della procedura di restituzione dei crediti concessi ad opera della stessa banca.
Tale pregiudizio richiede una soddisfazione immediata suscettibile di essere garantita solo dal provvedimento cautelare, nelle more dell’eventuale instaurando giudizio di merito, e si tratta di rischio che, se integrato, non è riparabile né monetizzabile”.
concetto ribadito nell’Ordinanza del Tribunale di Palermo nel procedimento n. 5144/08 R.G. del 13 giugno 2008:
“Per quanto non formino specifico oggetto di reclamo, meritano infine conferma le motivazioni spiegate nell’ordinanza reclamata per illustrare le ragioni del periculum in morache sorreggono l’adozione del provvedimento cautelare, il quale dunque deve essere confermato” .
La Bnl, seppure da me invitata a rispettare puntualmente le condizioni contrattuali e i termini di pagamento e a mantenere una condotta negoziale leale, conforme ai canoni di correttezza e buonafede, ha perseverato nelle sue assurde richieste, ed al rifiuto della sottoscritta di sottostare alle richieste usuraie di somme non dovute, ha segnalato, il 06 dicembre 2007, il mio nominativo (come insolvente) alla Centrale Rischi della Banca d’Italia. La sottoscritta, a quella data, aveva effettuato investimenti per la costruzione del nuovo stabilimento per euro 7.086.000 oltre I.V.A. Il fabbisogno di euro 2.253.047 per l’ultimazione dei lavori trovava ampia copertura finanziaria come segue: rimborso I.V.A. a credito al 31/12/2007 euro 957.998, saldo erogazione contributo in c/capitale euro 1.788.323, saldo mutuo Banca IntesaSanPaolo euro 400.000, per un totale di euro 3.146.323.
Nonostante quanto anzidetto, la sottoscritta è stata costretta a sospendere i lavori per l’impossibilità di avere anticipate tali somme necessarie al completamento, considerato che tali somme a carico della Pubblica Amministrazione vengono erogate dopo l’ultimazione dei lavori.
Per la partecipazione ad un bando P.O.R. l’imprenditore presenta un “piano industriale” che la Pubblica Amministrazione, riconosce valido, stilando una graduatoria.
Per il rispetto del piano industriale e completamento dei lavori sono necessari i seguenti indispensabili elementi:
· che la quota del contributo in c/o capitale di pertinenza della Pubblica Amministrazione, (che verrà erogata dopo l’ultimazione dei lavori), venga anticipata da un istituto bancario, affinché venga resa disponibile all’imprenditore, e ne disponga in tempo utile per il completamento dei lavori;
· capacità tecnica e professionale dell’imprenditore nell’espletamento dell’attività;
· un valido progetto munito delle autorizzazioni di legge;
· la disponibilità del capitale proprio da parte dell’imprenditore, necessario a far fronte alla parte dell’investimento a carico dello stesso.
In mancanza di uno dei suddetti elementi indispensabili, l’opera non potrà essere completata e messa in esercizio nei tempi previsti, pur avendo l’imprenditore effettuato una corretta e prudenziale programmazione finanziaria dell’investimento.
Pertanto, le imprese partecipanti al P.O.R. hanno necessità, esaurita la parte di propria pertinenza dell’investimento (e le proprie disponibilità liquide) di avere anticipazioni da parte degli Istituti di Credito sulle somme in conto capitale previste nell’investimento a carico della Pubblica Amministrazione.
Il sistema della Centrale Rischi, è finalizzato ad informare le altre banche dell’effettivo andamento dei rapporti bancari di un cliente con una determinata banca, al fine di consentire a ciascuna banca di valutare il rischio specifico per le proprie posizioni: è evidente, perciò, che il sistema deve fornire una informazione corretta e veritiera, non già allarmistica e pregiudizievole per il cliente.
Pertanto,l’iscrizione nella Centrale rischi presso la Banca d’Italia, è uno strumento di particolare efficacia incisiva giacché, essendo consultabile da tutti gli operatori e gli intermediari del credito, comporta per i soggetti iscritti una valutazione negativa della loro situazione patrimoniale, apprezzabile come “deficitaria”, ovvero come “grave difficoltà economica” presupposta da tutti gli operatori ai fini della concessione del credito o di agevolazione o di prosecuzione di rapporti già in corso.
Le conseguenze, sono, dunque particolarmente dirompenti nella misura in cui possono innescare effetti a catena che dalla medesima iscrizione si producono in termini di sospensione o di revoca dei benefici dei termini o di fidi ovvero di contratti bancari anche da parte di altri operatori.
Difatti, l’appostazione a sofferenza, alla stregua dei criteri enunciati a riguardo, dalla stessa Banca d’Italia, implica una valutazione dell’intermediario della complessiva situazione finanziaria del cliente,non può scaturire automaticamente, e impone allo stesso soggetto segnalante di accertare,in relazione alle informazioni di cui dispone o che deve acquisire, se la complessiva situazione patrimoniale ed economica, oltre che il contegno tenuto dallo stesso nel corso del tempo,integri una situazione di perdurante incapacità ad assolvere ai propri debiti.
L’ “illecita ed illegittima” segnalazione da parte della Bnl alla Centrale Rischi della Banca d’Italia, ha fatto si che gli altri Istituti di credito abbiano valutato l’incertezza e la vulnerabilità che questa comporta per l’imprenditore e nella situazione di incertezza hanno classificato la mia Impresa come insolvente, ai fini del rating, con il conseguente blocco di qualsiasi finanziamento, da parte degli Istituti di credito con cui ho operato – IntesaSanPaolo, Unicredit Banca - e da parte di altri Istituti ai quali mi sono rivolta.
La IntesaSanPaolo, a seguito della segnalazione alla Centrale Rischi, portava la mia azienda da un rating basso (molto favorevole alla mia impresa) ad un rating (interno Banca Intesa) A13 (rischio massimo per la Banca, per chi già versa in una situazione di insolvenza), e successivamente la stessa Banca, senza alcun legittimo motivo, segnalava alla Centrale Rischi della Banca d’Italia l’intero importo del mutuo di euro 2.000.000 erogato per euro 1.600.000 con il codice stato rapporto 81 – 82, crediti scaduti o sconfinati.
A seguito di mio esposto alla Banca d’Italia, la IntesaSanPaolo rettificava la propria segnalazione di rischio, pubblicata nell’ elaborato Centrale Rischi di febbraio 2009.
Per quanto sopra, la sottoscritta non ha potuto ultimare l’investimento nel termine assegnato dall’Assessorato Agricoltura della Regione Siciliana 28 feb. 2009, e dalla Decisione della Commissione Europea del 19 febbraio 2009 n. D/939, che ha fissato la scadenza di tutti gli adempimenti previsti dal P.O.R. al 30 giugno 2009, né è stata concessa alla sottoscritta, ulteriore proroga per l’ultimazione.
Questo potere di vita o di morte nei confronti delle imprese, nelle mani degli Istituti Bancari, come dimostrano i fatti sopra esposti, non può essere lasciato senza controllo,nel particolare caso, non può tollerarsi il comportamento eticamente e legalmente scorretto tenuto dalle due banche, in particolar modo se poi questo comportamento, porta al blocco dell’attività economica dell’imprenditore ed alla mancata realizzazione di una nuova attività produttiva dove sono stati investiti ingenti capitali privati e pubblici.
La mancata ultimazione dei lavori nel termine, comporta:
- la mancata utilizzazione della copertura finanziaria come sopra prevista per euro 3.146.323
- l’applicazione delle procedure stabilite dall’art. 191 della L.R. 32/2000: che prevede la restituzione delle somme già erogate e (garantite da polizza fidejussoria), a titolo di anticipazione ammontanti ad euro 1.788.323 oltre interessi, rivalutazione monetaria etc.;
- l’obbligo, contrattualmente previsto, di restituzione alla Banca IntesaSanPaolo del mutuo erogato per euro 1.600.000 oltre interessi etc. nonostante, la sottoscritta avesse prudentemente pattuito con la Banca, che l’entrata in ammortamento del mutuo sarebbe avvenuta due anni dopo l’ultimazione dei lavori, a partire dal mese immediatamente successivo alla somministrazione dell’intera somma mutuata;
- l’ulteriore immissione di mezzi propri necessari al completamento dei lavori, ammontanti nel dic. 2007 (data di blocco dei lavori) ad euro 2.253.047 oltre IVA;
- i maggiori oneri scaturenti dal fermo del cantiere.
La sottoscritta quindi, pur senza alcuna responsabilità,non solo non può mettere a frutto l’ingente capitale proprio investito nell’iniziativa, ma sarà costretta a dovere restituire le somme sopra indicate utilizzate nella costruzione dello stabilimento, e reperire le ulteriori somme necessarie al completamento dell’opera.
A nulla sono valse le continue e copiose richieste agli organi di governo e di controllo della Bnl, agli Istituti di credito e alle Istituzioni preposte alla vigilanza ed al controllo degli stessi (Banca d’Italia), all’Osservatorio Regionale Sul Credito, al Presidente della Regione Sicilia, al Prefetto di Palermo etc., di adottare i provvedimenti più opportuni, per porre rimedio all’ingente danno morale e materiale causatomi dell’illecito ed illegittimo comportamento della Bnl.
Richiedevo soprattutto alla Banca d’Italia, di essere tutelata di fronte all’atteggiamento della Banca, noncurante delle più elementari regole di correttezza e buona fede, e di adottare i provvedimenti previsti dal T.U. Bancario, e di essere informata delle iniziative che la Banca d’Italia avrebbe adottato ed ogni eventuale successivo evento, non solo a tutela della sottoscritta, ma anche per il rispetto delle finalità del POR, assicurare il pieno utilizzo del finanziamento e l’ultimazione del costruendo stabilimento, corrispondendo tale finalità non solo all’interesse dell’imprenditore, ma anche a quello PUBBLICO, assicurare lo sviluppo di iniziative imprenditoriali, che costituisce la ratio del finanziamento medesimo.
Nel mio particolare caso, il comportamento della Banca, sicuramente da assimilare ai comportamenti estorsivi delle attività criminali mafiose – o paghi (somme non dovute, come poi successivamente accertato dalla stessa banca) o ti distruggo l’azienda, non è stato in alcun modo censurato dalla Banca d’Italia, addetta al controllo dell’operato delle banche.
La stessa nell’espletamento delle funzioni di vigilanza, a mio avviso, avrebbe dovuto in tempi rapidi, o quantomeno compatibili con i termini concessi per l’ultimazione dei lavori, al fine di evitare il rischio di tracollo finanziario dell’imprenditore coinvolto ingiustamente in tale errata segnalazione, adottare provvedimenti atti a risolvere il problema creato dalla illecita condotta della banca, e la stessa non può giustificare il suo mancato intervento censorio, invitando la sottoscritta a rivolgersi alla magistratura!
La Magistratura ha già emesso con le sopracitate ordinanze provvedimenti censori nei confronti della Bnl, ma del contenuto delle due ordinanze né la Bnl né la Banca d’Italia hanno mai tenuto in alcuna considerazione.
Non possiamo, pensare che la giustizia possa essere la panacea di tutti i mali, ad essa non può essere devoluto il controllo ordinario delle funzioni dell’apparato pubblico e delle Istituzioni. anche perché, se diamo anche solo un rapido sguardo all’ Italia di oggi, ci accorgiamo che il tema della giustizia, quale fattore primario che renda una società accettabile, vivibile, sana, è da tanti anni un problema di fondo sostanzialmente irrisolto.
Una giustizia efficiente può apportare un contributo di semplificazione, favorire l’attuazione e l’accelerazione dei cambiamenti, può costituire un fattore di sviluppo, di crescita e di competitività. Il suo ruolo è fondamentale per la modernizzazione e l’efficienza del PAESE.
Può aiutare il cittadino nell’esplicazione della propria attività, eliminare gli abusi, facilitare i rapporti con la Pubblica Amministrazione, ridurre i tempi delle procedure burocratiche ed autorizzative, ridurre ed ottimizzare i costi, contribuire ad eliminare la recessione e disoccupazione e conseguentemente fungere da volano per lo sviluppo e l’ammodernamento del PAESE, considerato che per ogni attività sono necessarie procedure semplici e leggi chiare.
Al contrario la Giustizia con i suoi tempi lunghi accresce le incertezze e costituisce un fattore di rallentamento, e di arresto della crescita.
La magistratura per i tempi lunghi dei procedimenti civili e penali, non è in grado di dare risposte in tempi brevi e certi, e non può evitare il rischio del mio tracollo finanziario.
Nel mio caso, i tempi lunghi della Giustizia, mettono a rischio la sopravvivenza stessa della mia impresa, per l’ impossibilità, del mancato risarcimento del danno subito in tempi ragionevoli.
Le condanne sistematicamente inflitte dalla Corte di Strasburgo evidenziano che l’Italia è fuori dall’Europa per il suo sistema di giustizia civile.
Ormai siamo alla denegata giustizia e la situazione non accenna a migliorare, come documentano ogni anno le statistiche riferite dal Procuratore generale presso la Cassazione.
Le conseguenze, oltre a quella dell’immagine internazionale del nostro Paese, sono pesanti per le relazioni personali, familiari, commerciali e imprenditoriali. Lo sviluppo economico ne risente, anche perché l’incertezza del diritto è una delle cause della scarsa attrazione di risorse ed investimenti nazionali ed esteri.
L’affermazione del principio della ragionevole durata del processo nella Carta costituzionale [1], sulla spinta delle condanne inflitte dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo allo Stato italiano, significa che il potere legislativo e giudiziario non ha saputo rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini e delle imprese.
Secondo uno studio della commissione tecnica della finanza pubblica del Ministero dell’Economia la somma che lo Stato potrebbe essere costretto a pagare nei prossimi anni per l’irragionevole durata dei processi a seguito di condanne, è l’astronomica cifra di circa 500 milioni di euro l’anno, somme che verranno sicuramente a mancare dal bilancio della giustizia, e che potrebbero essere impiegate utilmente nell’ammodernamento delle strutture e nella formazione.
Si tratta di un grave costo sociale. Combatterne le cause è un problema politico e sociale prioritario.
La Giustizia, elemento di tutela della libertà dei cittadini non è sistema a sé stante, astratto e autosufficiente, è invece parte integrante e irrinunciabile di un più complesso sistema di diritti, di doveri, di poteri, di responsabilità verso i cittadini, che permea l’intera vita sociale ed economica del Paese, contribuendo o ostacolandone lo sviluppo, la competitività anche sul piano internazionale.
I problemi della Giustizia vanno allora affrontati, considerandoli non già come problemi peculiari di un comparto separato delle Istituzioni del Paese, o nella prospettiva dei rapporti fra poteri dello Stato, ma come problemi di funzionalità complessiva del sistema PAESE, per la tutela della libertà e dignità umana dei cittadini.
Trovare soluzioni alle problematiche sopra evidenziate, è ormai improrogabile, e non potrà che portare benefici ai “cittadini” ed alla Giustizia.
L’analisi della situazione della Giustizia italiana non può prescindere, oggi, dal contesto di integrazione europea e globale in cui si inserisce, in quanto le persone, gli atti, i prodotti, i servizi, circolano liberamente nel territorio europeo portando con sé il proprio diritto, che così si introduce e si confronta con gli altri ordinamenti, europeo ed internazionale e deve avere un forte fenomeno di convergenza.
L’Unione Europea si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana [2], libertà, uguaglianza, e solidarietà e pone la persona al centro della sua azione creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ponendo tutti i cittadini Europei uguali davanti alla legge, ma in Italia questi diritti sono negati.
Per spirito imprenditoriale e voglia di crescita, ho deciso di investire nella costruzione di un nuovo stabilimento, perché le caratteristiche e le dimensioni dello stabilimento attuale non consentono aumento di produttività (proprio per limiti strutturali e tecnologici), per far fronte alla necessità dell’aumento della richiesta della propria produzione di prodotti biologici e D.O.P. “Val di Mazara”.
Detto progetto, dell’ importo originario di euro 7.153.000, presentato all’ Assessorato Agricoltura nell’ambito del programma POR Sicilia 2000/2006 misura 4.09, riconosciuto di elevata valenza tecnologica e patrimoniale, è stato classificato al1° posto della graduatoria [3] per qualità, capacità tecnica ed imprenditoriale, giusto decreto di finanziamento in conto capitale n. 1015 del 3.8.2005.
La sottoscritta ha assolto a tutti gli obblighi che le competevano, al fine di completare e mettere in esercizio lo stabilimento, e nessun inadempimento può essere alla stessa imputato. Ha proceduto alla immissione della quota di capitale proprio, si è anche indebitata accendendo un mutuo di euro 2.000.000 con la Banca IntesaSanPaolo, e di contro si ritrova per il mancato funzionamento delle istituzioni a non potere nemmeno realizzare uno stralcio funzionale.
L’azienda da me gestita fin dal 1995 impiega circa 25 dipendenti ed il reddito annuo medio netto consolidato ammonta ad euro 250.000,00 circa e aumenterà notevolmente a seguito della messa in esercizio del nuovo stabilimento, invece fin dal dicembre 2007, è stato bloccato il mio sforzo di adeguamento tecnologico e produttivo, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della mia azienda.
“Fare impresa” nel Sud, nonostante i fondi nazionali ed europei spesi in queste regioni, è diventato sempre più difficile, una pluralità di inefficienze riducono la qualità della vita nel Sud e sono il riflesso di uno Stato che nel Sud è debole proprio nell’erogazione dei servizi che dovrebbero essere fondamentali.
La libertà non è una cosa astratta e teorica ma si misura dalla qualità del rapporto con i suoi simili e con le istituzioni per il pieno sviluppo della persona umana e del rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo, come stabilito dall’ art. 3.della Costituzione della Repubblica Italiana
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso , di razza, di lingua, di religione; di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
E come previsto dall’ art. 2. Costituzione della Repubblica Italiana
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Mi rivolgo a Lei, nel Suo ruolo istituzionale, affinché mi venga consentito di continuare ad esercitare con orgoglio e professionalità come ho sempre fatto la mia attività, anche a tutela delle maestranze e delle professionalità che come me hanno creduto e credono nella mia impresa, nella mia persona.
Ho sempre operato con spirito imprenditoriale, poiché ho sempre creduto fermamente nello sviluppo economico e sociale del meridione.
Dal funzionamento delle Istituzioni dipendono i diritti, che rendono l’individuo legato allo Stato o regione cui appartiene,ma oggi questi diritti elementari mi vengono negati.
Ritengo eclatante, che in un paese che afferma di rispettare i diritti elementari, venga a determinarsi il blocco di una valida iniziativa imprenditoriale, che serve allo sviluppo di una sana economia locale, vanificando gli ingenti investimenti privati e pubblici già effettuati.
L’ impossibilità di fare valere le proprie ragioni giudizialmente in tempi ragionevoli, e l’opinione consolidata e diffusa che contro i cosiddetti “poteri forti” la scrivente non ha alcuna possibilità di vittoria, dovrebbero portare me e la mia famiglia a desistere da ogni attività ed arrendersi, ma questo è contro i miei principi ed i miei valori ed i valori che mi sforzo di trasmettere ai miei figli ed alle nuove generazioni.
Voglio concludere prendendo a prestito alcune citazioni a Lei attribuite.
“L’intuizione rivoluzionaria viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda.
E’ solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata, e talvolta propugnata da chi prima l’avversava.
“La vera genuina saggezza” conclude “sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria “pazzia”. E aggiunge “tutti noi abbiamo certo riscontrato più volte la profonda verità di questa tesi. E nella mia vita di imprenditore sono stati proprio i progetti a cui istintivamente mi sono appassionato contro l’opinione di tanti, anche amici cari, i progetti per i quali ho voluto dar retta al cuore più che alla fredda ragione, quelli che hanno poi avuto i maggiori e più decisivi successi”.
Nel rimanere in attesa di Sue determinazioni porgo distinti saluti
Maria Sausa
[1]Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
Articolo 47 - Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale
Ogni individuo ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente entro un termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge.
[2] “Europa libertà, uguaglianza, e solidarietà"
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
Articolo 1 - Dignità umana
1. La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
Articolo 15 - Libertà professionale e diritto di lavorare
1. Ogni individuo ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata
Articolo 16 - Libertà d’impresa
È riconosciuta la libertà d’impresa, conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali.
Articolo 20 - Uguaglianza davanti alla legge
Tutte le persone sono uguali davanti alla legge.
Articolo 41 - Diritto ad una buona amministrazione
1. Ogni individuo ha diritto a che le questioni che lo riguardano siano trattate in modo imparziale, equo ed entro un termine ragionevole dalle istituzioni e dagli organi dell’Unione
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[3]Nel bando POR Sicilia 2000/2006 Misura 4.09 classificato da Codesto Assessorato al 1° posto della graduatoria per qualità, capacità tecnica e imprenditoriale.
Al Sig. Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana
On. le Silvio Berlusconi
Per il tramite della Prefettura di Palermo
Chiarissimo Signor Presidente del Consiglio,
Mi rivolgo a Lei nella qualità di tutore del funzionamento delle Istituzioni, affinché possa essere messa in condizione di continuare ad esplicare la mia attività.
Sono sicura che Lei come me, crede nell’individuo e nell’iniziativa privata, nell’impresa e nella competizione, nello sviluppo e nell’efficienza, nella solidarietà e nel mercato libero, e sono sicura non lascerà il mio problema irrisolto.
Premesso che la sottoscritta, ha in corso di realizzazione un nuovo stabilimento tecnologicamente all’avanguardia per la trasformazione, confezionamento e commercializzazione dei prodotti agricoli del comprensorio, che impegna maestranze e lavoratori locali, in avanzato stato di realizzazione, per l’importo complessivo di euro 9.340.000 oltre I.V.A.
Detto progetto, dell’ importo originario di euro 7 153.000, presentato all’ Assessorato Agricoltura nell’ambito del programma POR Sicilia 2000/2006 misura 4.09, riconosciuto di elevata valenza tecnologica e patrimoniale, è stato classificato al 1° posto della graduatoria [1]per qualità, capacità tecnica ed imprenditoriale, giusto decreto di finanziamento in conto capitale n. 1015 del 3.8.2005.
A seguito della irresponsabile condotta tenuta dalla Banca Nazionale del Lavoro Spa, che ha segnalato, il mio nominativo (in modo del tutto arbitrario ed illegittimo) alla “black list” della Centrale Rischi della Banca d’Italia, l’Assessorato Agricoltura ha concesso con D.D.S. n. 1225 del 09 luglio 2008, provvedimento di proroga al termine per l’ultimazione dei lavori.
“a motivazione che la stessa è stata oggetto di segnalazione alla Centrale Rischi della Banca d’Italia, in relazione ad inadempimenti nei confronti della Bnl, conclusasi con Ordinanza del Tribunale di Palermo n° 1502 del 07.03.2008 che ordinava alla Bnl, di revocare, con efficacia retroattiva la segnalazione di credito a sofferenza imputabile al nominativo diSausa Maria”,
proprio in conseguenza del blocco di qualsiasi finanziamento per il reperimento di liquidità.
Per la partecipazione ad un bando P.O.R. l’imprenditore presenta un “piano industriale” che la Pubblica Amministrazione, riconosce valido, stilando una graduatoria.
Per il rispetto del piano industriale e completamento dei lavori sono necessari i seguenti indispensabili elementi:
· che la quota del contributo in c/o capitale di pertinenza della Pubblica Amministrazione, (che verrà erogata dopo l’ultimazione dei lavori), venga anticipata da un istituto bancario, affinché venga resa disponibile all’imprenditore, e ne disponga in tempo utile per il completamento dei lavori;
· capacità tecnica e professionale dell’imprenditore nell’espletamento dell’attività;
· un valido progetto munito delle autorizzazioni di legge;
· la disponibilità del capitale proprio da parte dell’imprenditore, necessario a far fronte alla parte dell’investimento a carico dello stesso.
In mancanza di uno dei suddetti elementi indispensabili, l’opera non potrà essere completata e messa in esercizio nei tempi previsti.
Come Lei ben sa, il sistema della Centrale Rischi, è finalizzato ad informare le altre banche dell’effettivo andamento dei rapporti bancari di un cliente con una determinata banca, al fine di consentire a ciascuna banca di valutare il rischio specifico per le proprie posizioni: è evidente, perciò, che il sistema deve fornire una informazione corretta e veritiera, non già allarmistica e pregiudizievole per il cliente.
Hogiàeffettuato investimenti per lavori ed apparecchiature per complessivi euro 7.086.953 oltre I.V.A. (vedi FOTO 1 - 6).
La restante parte delle somme necessarie al completamento dell’opera, al 31.12.2007, per l’importo di euro 2.253.047, trova ampia copertura finanziariacome segue: rimborso I.V.A. a credito al 31.12.2007 euro 957.998, saldo erogazione contributo in c/capitale (P.O.R.) euro 1.788.323, saldo mutuo IntesaSanPaolo euro 400.000, per un totale di euro 3.146.326.
Pur avendo quindi, effettuato una corretta e prudenziale programmazione finanziaria dell’investimento, a seguito “del contegno questo certamente poco corretto” tenuto dalla Banca Nazionale del Lavoro Spa, la sottoscritta è stata costretta a sospendere i lavori, proprio per l’impossibilità di avere anticipate le somme necessarie al completamento dello stabilimento.
Tutto ciò ha causato notevolissime difficoltà per il mantenimento degli impegni assunti, e conseguentemente anche alla normale attività d’impresa.
Per quanto sopra esposto e come Lei ben sa, le Imprese partecipanti al P.O.R. hanno necessità di avere delle anticipazioni da parte di Istituti di credito sulle somme in c/capitale previste nell’investimento a carico della Pubblica Amministrazione, cosa non possibile per coloro i quali vengono segnalati alla Centrale Rischi della Banca d’Italia, e quindi all’intero ceto creditizio, con lo “stigma di inaffidabilità”.
Mi pongo e Le pongo la seguente domanda può essere considerata insolvente chi sta investendo euro 9.340.000 oltre I.V.A. ed ha giàeffettuato investimenti per lavori ed apparecchiature per complessivi euro 7.086.953 oltre I.V.A.e dispone dell’intera copertura finanziaria?
Cosi come stabilito nell’Ordinanza del Tribunale n. 1502 del 07 marzo 2008:
“ Ed invero, si sostiene: ai fini dell’obbligo di segnalazione al servizio per la centralizzazione dei rischi bancari (cosiddetta Centrale dei rischi) che incombe sulle banche, il credito può essere considerato in “sofferenza” allorché sia vantato nei confronti di soggetti in stato di insolvenza”.
Omissis
“dovendosi piuttosto far riferimento ad una valutazione negativa della situazione patrimoniale, apprezzabile come “deficitaria”, ovvero come “grave difficoltà economica”.
Omissis
“Ciò posto, nel caso in esame è emerso, senza che la parte resistente lo contestasse, che Sausa Maria, avesse sempre adempiuto ai propri obblighi, pagando le rate di restituzione dei prestiti e delle cambiali agrarie, e che unico fatto all’origine della segnalazione concerne il pagamento di alcune cambiali agrarie indicate in ricorso, rientranti nel campo di applicazione dei benefici, in ultimo, della L.R. n. 14 del 2007 che ne ha prorogato la scadenza fino al 30 giugno 2008”.
La Bnl, seppure da me invitata a rispettare puntualmente le condizioni contrattuali e i termini di pagamento ed a mantenere una condotta negoziale leale conforme ai canoni di correttezza e buonafede, ha perseverato nelle sue assurde richieste, ed al rifiuto della sottoscritta di sottostare alle richieste usuraie di somme non dovute, ha segnalato il mio nominativo (come insolvente) alla Centrale dei Rischi della Banca d’ Italia.
A causa dell’evento straordinario, “l’illecita e illegittima” segnalazione alla Centrale Rischi, ha fatto si che gli altri istituti bancari abbiano valutato solo l’incertezza determinata (dalla falsa segnalazione di insolvibilità della scrivente) e la vulnerabilità che questa comporta per l’imprenditore, e nella situazione di incertezza, hanno classificato la mia Impresa come insolvente, ai fini del rating, con conseguente blocco di qualsiasi finanziamento necessario per il reperimento di liquidità, da parte degli Istituti di Credito con cui opero - IntesaSanPaolo, Unicredit Banca (Banco di Sicilia) e anche da parte di altri Istituti ai quali mi sono rivolta.
Come Lei ben sa, il rating serve agli Istituti di credito per valutare la qualità del credito concesso alle imprese, le quali indebitandosi, raccolgono capitali presso Istituti di credito per finanziare le proprie attività nel breve, medio e lungo periodo. Il rating sul debito, si sa quindi, incide sulla possibilità di ottenere in prestito capitali e sui tassi praticati dalle banche.
Il rapporto con la Banca Intesa si è compromesso, a seguito della segnalazione alla Centrale Rischi da parte della Bnl del 06 dicembre 2007, la stessa portava la mia azienda da un rating basso (molto favorevole alla sottoscritta) ad un rating (interno Banca Intesa) A13 (rischio massimo per la banca, per chi versa, già, in una situazione di insolvenza), con l’impossibilità per la scrivente di accedere ulteriormente al credito.
E successivamente la stessa Banca IntesaSanPaolo, senza alcun legittimo motivo, segnalava alla Centrale Rischi della Banca d’Italia l’intero importo del mutuo di euro 2.000.000, erogato per euro 1.600.000, con il codice Stato rapporto 81 e 82 – crediti scaduti o sconfinati.
A seguito di mio esposto alla Banca d’Italia e di intervento della stessa, la IntesaSanPaolo rettificava la propria segnalazione di rischio, pubblicato nell’ elaborato Centrale Rischi di febbraio 2009.
Si precisa altresì che il mancato accoglimento della richiesta di finanziamento da parte dell’Unicredit Banca (e anche delle altre banche alle quali mi ero rivolta) è stata cosi motivata come si evince chiaramente (dalla nota del 24 febbraio 2009 (Cfr. Allegato 1):
“Il persistere delle pregresse segnalazioni di sconfinamento (Bnl) in Centrale Rischi di Banca d’Italia, con l’aggiunta di ulteriori più recenti segnalazioni di sconfinamento (IntesaSanPaolo) non ci consentono di accogliere la Sua richiesta di finanziamento”.
Di conseguenza, la sottoscritta è stata costretta a sospendere anche l’attività nel vecchio stabilimento per la necessità di allocare nello stesso, tutti i nuovi macchinari e le nuove apparecchiature, che trattandosi di apparecchiature ad avanzata tecnologia aventi componentistica elettronica sensibile agli agenti atmosferici e all’umidità, necessariamente, a salvaguardia delle stesse, devono essere custodite in ambiente chiuso e asciutto (vedi FOTO 3 - 6).
Ciò ha determinato al momento, l’ impossibilità di completare i lavori, come ammonito nel provvedimento cautelare tendente a rimuovere gli ostacoli posti dalla Bnl - Ordinanza del Tribunale di Palermo n° 1502 del 07 marzo 2008:
“ In ordine all’ulteriore requisito del periculum in mora, lo stesso pericolo deve reputarsi in re ipsa, in ragione degli effetti dirompenti dianzi illustrati, generati dall’ iscrizione in sofferenza nella Centrale rischi per colui che esercita l’attività di impresa, come nella specie.
Inoltre, la ricorrente ha allegato e documentato di subire, in conseguenza della predetta iscrizione il pregiudizio, che si ritiene fondato, consistente nel pericolo, da un canto, di perdere la possibilità di ottenere l’erogazione della parte residua del finanziamento POR per la realizzazione dello stabilimento e, dall’altro canto, di essere costretta a dovere restituire la parte già ricevuta, pari ad euro 1.788.000, oltre all’importo del mutuo concesso dalla Banca Intesa per la copertura della parte del finanziamento a carico dell’imprenditore pari ad euro 1.600.000, in conseguenza dell’avvio della procedura di restituzione dei crediti concessi ad opera della stessa banca.
Tale pregiudizio richiede una soddisfazione immediata suscettibile di essere garantita solo dal provvedimento cautelare, nelle more dell’eventuale instaurando giudizio di merito, e si tratta di rischio che, se integrato, non è riparabile né monetizzabile”.
concetto ribadito nell’Ordinanza del Tribunale di Palermo nel procedimento n. 5144/08 R.G. del 13 giugno 2008:
“ Per quanto non formino specifico oggetto di reclamo, meritano infine conferma le motivazioni spiegate nell’ordinanza reclamata per illustrare le ragioni del periculum in morache sorreggono l’adozione del provvedimento cautelare, il quale dunque deve essere confermato “.
Per quanto sopra richiedevo alla Banca d’Italia ed agli organi di governo e di controllo della Bnl, di adottare i provvedimenti più opportuni, e/o previsti dal T.U. Bancario per porre rimedio all’ingente danno morale e materiale causatomi dell’illecito ed illegittimo comportamento della Bnl.
Richiedevo alla Banca d’Italia di essere tutelata, di fronte all’atteggiamento della Banca, noncurante delle più elementari regole di correttezza e buona fede e di essere informata delle iniziative che la Banca d’Italia avrebbe adottato ed ogni eventuale successivo evento.
Non solo a tutela della sottoscritta ma anche per il rispetto delle finalità del POR, assicurare il pieno utilizzo del finanziamento e l’ultimazione del costruendo stabilimento, corrispondendo tale finalità non solo all’interesse dell’imprenditore, ma anche a quello Pubblico, assicurare lo sviluppo di iniziative imprenditoriali, che costituisce la ratio del finanziamento medesimo.
Conclusioni
Mi rivolgo a Lei prima che sia troppo tardi, perché come Lei aspiro , ad una società libera, di individui donne e uomini, operosa e produttiva che governa lo sviluppo e la competitività del PAESE.
Per ritornare ad avere l’entusiasmo, la fiducia, e l’orgoglio di fare impresa.
Penso che sia giunto il momento di fare un esame sul comportamento degli Istituti Bancari e sulle Istituzioni preposte alla vigilanza ed al controllo degli stessi.
A mio avviso, in Italia, è in atto un tentativo di una lenta distruzione dell’ impresa. A questo gioco al massacro io non ci sto e sento il dovere di dare l’allarme, non solo per tutelare la mia persona e la mia azienda ma anche a tutela di tutte le imprese piccole medie o grandi che come me possono incorrere e subire la grossissima ingiustizia che sto subendo, affinché tutte le Istituzioni dello Stato si adoperino per evitare, che un imprenditore, che investe ingenti somme nella propria impresa, per spirito imprenditoriale e voglia di crescita e per creare sviluppo, veda svanire il suo progetto da realizzare e rischi il fallimento, creando a sua volta recessione e disoccupazione.
Nel mio particolare caso, il comportamento delle Banche, per certi versi è sicuramente da assimilare ai comportamenti estorsivi delle attività criminali mafiose – o paghi o ti distruggo l’azienda. Questo potere enorme nelle mani degli Istituti Bancari, come dimostrano i fatti sopra esposti, non può essere lasciato senza controllo.
A mio avviso inoltre, non possiamo pensare che la giustizia possa essere la panacea di tutti i mali, ad essa non può essere devoluto il controllo ordinario delle funzioni di vigilanza della Banca d’Italia, e la stessa non può giustificare il suo mancato intervento censorio invitando la sottoscritta a rivolgersi alla magistratura, nella considerazione che l’Ordinanza del Tribunale di Palermo n° 1502 del 07 marzo 2008 già “ordina alla Banca Nazionale del Lavoro Spa in persona del legale rappresentante pro tempore, di revocare, con efficacia retroattiva, la segnalazione di credito a sofferenza – a suo tempo inoltrata – imputabile al nominativo di Sausa Maria nella Centrale Rischi presso la Banca d’Italia”
E per quanto ribadito nell’Ordinanza del Tribunale di Palermo n° 5144/08 del 13 giugno 2008:
“sulla scorta di tali premesse di fatto, mentre devono ribadirsi le corrette osservazioni svolte dal Giudice di prime cure riguardo all’insussistenza dei presupposti per la segnalazione a sofferenza del nominativo di Maria Sausa, occorre soggiungere come neppure ricorressero i presupposti per la rettifica della segnalazione della posizione della correntista “ad incaglio”.
I believe in the internationalization of business, in the potentiality of Italy and in the globalization.
I have lived in New York and I have got my master degree at New York University.
I produce, package and commercialize organic certified products and D.O.P “Val di Mazara”, which I export abroad.
Sarei onorata di incontrarLa personalmente con mio marito che collabora con me nella azienda, per fornirLe eventuali delucidazioni e chiarimenti.
In attesa di un Suo riscontro alla presente, che sono sicura non tarderà, auguro a Lei e al governo che Lei presiede, un sereno e proficuo lavoro.
Palermo 29 giugno 2009
Distinti saluti
[1]Nel bando POR Sicilia 2000/2006 Misura 4.09 classificato da Codesto Assessorato al 1° posto della graduatoria per qualità, capacità tecnica e imprenditoriale.
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