• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > I primi medici donna

I primi medici donna

Olivia Campbell ha scritto un saggio molto istruttivo sulla storia della medicina attuata dalle donne: "Le ragazze in camice bianco" (Aboca, 2023, 370 pagine, euro 19,50).

 

La storia dell'amicizia di tre donne e della loro laurea in medicina offre il meraviglioso spunto per prendere in esame la medicina dal punto di vista professionale femminile. Nell'Ottocento molte donne morivano di malattie curabili solo perchè non accettavano le cure di medici uomini o non volevano correre il rischio di essere giudicate malate, cosa che impediva un buon matrimonio o l'entrata in società.

Elizabeth Blackwell, Elizabeth Garrett Anderson e Sophia Jex-Blake erano diverse, ma queste pioniere hanno avviato ospedali e centri di insegnamento gestiti da donne, creando così per la prima volta nella storia delle strutture in cui le donne potessero essere curate da altre donne". Purtroppo le attività femminili come quella di guaritrice non erano istituzionalizzate e quindi non erano censite. Nel Cinquecento esistevano licenze mediche per le donne che curavano i poveri e "le suore divennero le principali praticanti delle arti curative e i conventi una sorta di proto-ospedali" (p. 13).

Con la nascita delle università alle donne fu impedito il contributo medico femminile, tranne pochissimi casi molto particolari, come quello di Dorotea Bucca, che nel 1390 "succedette al padre occupando la cattedra di medicina dell'Università di Bologna. Quindi "la formazione scolastica cominciò a essere considerata superiore alle conoscenze tramandate oralmente sulle quali poggiava gran parte della medicina popolare praticata dalle donne" (p. 13).

Comunque nel 1881 esistevano solo venticinque medici donna in Inghilterra, mentre nel 1911 erano 495. Inoltre, intorno al 1880, i medici iniziarono a portare il camice bianco, che derivava dal laboratorio e permetteva ai medici di rappresentare la differenza dai vari ciarlatani. Nel 1892 l'Università di Edimburgo accettò le studentesse nel campo medico. Negli Stati Uniti nel 2017 le studentesse hanno superato gli studenti in medicina. Secondo alcune ricerche i medici donna si attengono di più alle linee guida e offrono più cure preventive. Inoltre "i pazienti trattati da donne hanno una probabilità significativamente minore di morire o essere ricoverati di nuovo; anche i pazienti operati da donne chirurgo hanno meno probabilità di morire" (p. 365).

Le donne medico della storia sono sempre state sottovalutate, "attraverso biografie disseminate di dubbi, riserve, precisazioni. Vite esaminate al microscopio da stuoli di studiosi in cerca di qualsiasi traccia di errore o mistificazione da brandire con gioia come prova del fatto che questa o quella donna non fosse ciò che credevano. Non capita spesso di sentir parlare del contributo apportato dalla genialità femminile alla storia della medicina, e quando accade ci insegnano a mettere in dubbio il fondamento di tali affermazioni. Raramente gli uomini godono di una simile scrupolosa attenzione" (p. 12). In ogni caso i grandi interessi medici di stampo più o meno commerciale sono ancora in mano maschile.

Ci sarebbero troppe cose da dire sulla medicina di oggi e sulla medicina di ieri fatta dalle donne, però ora preferisco segnalare l'enorme contributo, anche recente, di una grande studiosa di medicina come Marcia Angell di Harvard.

Olivia Campbell è una giornalista che ha approfondito le profonde relazioni tra le donne e la medicina. Ha scritto sul "Guardian", sul "Washington Post" e sul "New York Magazine". Questo è il suo primo libro, segnalato da "Forbes" tra i migliori dodici saggi del 2021 e risultato tra i migliori quindici saggi per alcune settimane (www.ocampbellwriter.com).

Nota - Ogni impedimento crea anche giovamento (per chi sa usare il cervello); "Chi vende cerca di forzare la resistenza del compratore. Chi dona ha il diritto di attendere che si venga a lui..." (Gustave Thibon, intellettuale francese).

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità