La mafia è bianca
Razzismo, xenofobia, mafia, ignoranza. Il solito calderone nel quale viene gettato tutto per poi ricavarvi niente, in primis da una pessima informazione e poi da una classe dirigente interessata a gettare fumo negli occhi. L’unica certezza è che di certo la mafia non nasce nera, ma bianca.
Tuttavia le tensioni sociali tra immigrati ed italiani stanno scoppiando proprio nel Sud del Paese. Ci troviamo di fronte ad un nuovo capitolo della questione meridionale, che non appartiene alla storia ma alla metafisica, perché nessuno sa in cosa realmente consista ‘sta questione meridionale. Napolitano (e non solo) ce l’ha sempre in bocca nei suoi discorsi, eppure rimane una sorta di oggetto mitico.
Si è parlato anche dell’ingerenza della criminalità organizzata nelle proteste di questi giorni. Dirò la mia opinione contestabilissima a proposito: non credo che vi sia stata una regia occulta della ‘ndrangheta dietro alla rivolta degli immigrati e degli abitanti di Rosarno. E’ più probabile che giovanissimi affiliati alle cosche abbiano avuto la loro parte, ma agendo perlopiù da cani sciolti. Le stesse accuse infatti venivano mosse in occasione delle dure proteste popolari in Campania contro la crisi rifiuti e l’apertura di nuove discariche. La camorra veniva ritenuta da numerosi organi d’informazione la promotrice di molte rivolte e addirittura il Giornale azzardò un ardito tariffario (che non ha trovato riscontro) secondo il quale i rivoltosi avrebbero percepito dai clan un premio in denaro in base alle loro “azioni”, nello specifico ciò sarebbe avvenuto durante gli scontri per l‘apertura della discarica di Napoli a Chiaiano (quando invece i clan erano i proprietari delle cave rilevate dal governo). E’ vero piuttosto il contrario: le organizzazioni criminali non hanno alcun interesse a promuovere rivolte o agitazioni sociali, per il semplice fatto che eventi del genere attirano attenzione mediatica e governativa, rendendo difficoltoso il proseguimento di attività illecite. Il silenzio è mafioso, il silenzio è d‘oro.
In casi del genere infatti la mafia viene usualmente tirata in ballo perché conviene escogitare un pretesto dietro cui nascondere la disastrosa condizione economico-sociale in cui la politica ha ridotto ampie fasce delle popolazioni meridionali. Rosarno, come tante altre cittadine calabresi, è un monumento al degrado: le telecamere hanno mostrato come la rivolta dei cittadini extracomunitari si sia mossa lungo un’arteria stradale costellata di rifiuti e orrende palazzine in cemento. Anche nel caso della rivolta di Castelvolturno la protesta si svolse lungo la Domitiana, 50 km di strada abbandonata dove le uniche autorità a cui rivolgersi sono il clan dei Casalesi e la mafia nigeriana. E la Domitiana ad agosto 2009 è stata oggetto della più gigantesca frode d’Italia, la quale ha visto un totale di 200 indagati tra sindaci, funzionari e agenti della locale polizia stradale.
I mass media hanno mostrato solo il lato violento degli immigrati e della popolazione di Rosarno. Hanno fatto passare tutti i Rosarnesi per delinquenti mafiosi e razzisti ignoranti. Così hanno fatto coi Siciliani, così coi Campani ecc. Il solito trucchetto del “divide et impera“, tanto caro al potere. Il governo così ha avuto gioco facile nell’utilizzare lo strumento più rapido e sbrigativo: la repressione. Cacciamo gli africani, quei terroni saranno tutti più contenti e i polentoni daranno qualche voto in più alla Lega e a Berlusconi! Spediamoli nei Cpt dove non rompono più le balle! Classifichiamo gli eventi come questione di ordine pubblico. L’Italia sta sprofondando nel debito pubblico, tra i più alti al mondo: come si fa a non andare in bancarotta senza i soldi della ‘ndrangheta, di Cosa nostra e della camorra? Gli immigrati africani rovineranno tutto se continueranno a ribellarsi alla mafia, meglio rinchiuderli nei Cpt o espellerli come clandestini nei loro Paesi d’origine.
I neri fuggono da Rosarno. I bianchi, anzi certi bianchi, ahimè, rimarranno lì.
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