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 Home page > Attualità > Economia > I Supermercati: l’inconveniente della “convenienza”

I Supermercati: l’inconveniente della “convenienza”

Godono di ottima salute e si moltiplicano giorno per giorno, ma la convenienza di chi è?

Inutile continuare a prenderci in giro, l’abbiamo fatto tutti, più o meno spesso.

Ci siamo meravigliati di aver trovato quel televisore a un prezzo ridicolo, proprio quello che il negozio sotto casa ha in vetrina e costa tantissimo, ed è proprio lo stesso modello! Per quale motivo non avremmo dovuto acquistarlo?

Sicuramente ci saremo sentiti fortunati per l’occasione e quello sarà stato il nostro migliore acquisto in quel supermercato dove ogni settimana troviamo nuovi prodotti in offerta, e senza nemmeno il bisogno di andare a vederli prima perchè arriva a casa il volantino fresco di stampa, è una buona cosa.

Ma allora qual è il problema?

Il problema è semplice, in meno di vent’anni ci siamo dimenticati ciò che significava andare a fare la spesa: in macelleria, dal panettiere, dal fruttivendolo, al generi alimentari, in pasticceria, in libreria, in pescheria, nel negozio di abbigliamento, in quello di articoli sportivi, dal ferramenta: tutti posti pieni di vita, dei quali si conoscevano i proprietari, si apprezzavano i prodotti e si trattava addirittura sul prezzo cosa che adesso avviene a malapena al mercato, e se non ti piaceva quello andavi altrove la volta successiva: il paese era pieno di quelle piccola attività, tutte con fornitori diversi, qualità diverse e prezzi diversi.

Oggi entriamo in un solo MEGANEGOZIO di tantissimi metri quadri, ci compriamo tutto ciò che ci serve non interrogandoci sulla qualità di quel prodotto che nella maggior parte dei casi è dentro una tristissima confezione di plastica, e non lo possiamo nemmeno vedere, tanto c’è la foto fuori, e il prezzo è dato: se non ti piace puoi non acquistarlo, ma di certo andando in un altro MEGANEGOZIO troverai lo stesso prodotto, e solo se non sarà casualmente in offerta avrà un prezzo diverso.

Ovviamente non è l’aspetto folkloristico e nostalgico del commerciante sotto casa a mancare, bensì innanzitutto la consapevolezza dell’acquisto, ovvero avere un contatto diretto con il venditore e con il prodotto, quindi poter fare domande, eventualmente arrabbiarsi se un prodotto non è come ce l’avevano descritto, farsi consigliare su quelle che sono le novità o i prodotti migliori, poter toccare con mano ciò che andremo ad utilizzare o ingerire, al supermercato tutto questo manca.

Poi manca l’indipendenza, e stavolta non si parla del consumatore, quel supermercato dà lavoro a tante persone, o no?

Assolutamente no: prima di piccoli negozietti erano pieni i quartieri, piccole realtà con i loro proprietari, commessi e apprendisti che nella maggior parte dei casi ora sono chiusi oppure sopravvivono a stento.

E tutte le persone che ci lavoravano? Qualcuno lavora negli ipermercati a spostare scatole o a passare oggetti sulla barra magnetica tutto il giorno senza nemmeno guardare in faccia chi gli sta davanti, gli altri ormai saranno in pensione, o disoccupati, ma soprattutto chi avrebbe dovuto lavorarci in futuro molto probabilmente ora sta lottando per lavorare in un tristissimo call center.

Però è comodo, si risparmia tempo e poi le cose non fanno così schifo: è vero, si mantengono su standard di sufficienza, ma si parla sempre di sufficienza, soprattutto quando ci riferiamo agli alimentari, non c’è assolutamente paragone tra un pane di forno e un pane di supermercato che il giorno dopo già è secco e il giorno stesso è gommoso. Hai bisogno di fare la spesa quotidiana (latte, pane, carne, prosciutto, pesce, uova, frutta e verdura)? Hai bisogno di un prodotto di elettronica? Di un computer? Di un mobile per la cucina? Di un materasso? Di un libro? Di un maglione e un jeans nuovi? Del giornale? Di un gratta e vinci? Di un’aspirina? Di fare benzina? Di un prestito? Noi abbiamo tutto, e tutto “conveniente”.

L’illusione è che tutto sia davvero conveniente, solo perché ci siamo anestetizzati dal confronto e dalla ricerca di qualcosa di meglio piuttosto che un risparmio di tempo inesistente (chi, effettivamente, quando va in un ipermercato spende meno tempo di quando fa la spesa sotto casa?) e non ci rendiamo conto che spesso la convenienza è su un pezzo solo, il cosiddetto “prezzo civetta” del nostro famoso televisore, ma il resto ha prezzi spesso più alti di quelli dei negozi e la qualità è indubbiamente minore. Non c’è da stupirsi del resto non ci si può aspettare che chi vende qualsiasi tipo di prodotto possa anche fornire ogni prodotto di qualità e al minor prezzo, nessuno fa beneficenza anche se, persi tra mille prodotti in un solo posto, l’illusione è forte.

Insomma ci siamo dati la zappa sui piedi?

Giudicate voi, siamo stati un pò avventati gettandoci sul nuovo, grande e comodo, certo ogni tanto ci abbiamo anche guadagnato, con le offerte speciali non si scherza: sono “sottocosto”, ci perdono su un prodotto, ma in cambio guadagnano la nostra fiducia, aumentano la folta clientela e ci guadagnano su tutti gli altri prodotti che noi, attirati dal richiamo delle sirene, vedremo in bella mostra ordinati e colorati sugli scaffali e acquisteremo: il banco vince sempre. 

Non è sempre così costoso andare ad acquistare nei negozi normali, e anche quando lo è c’è da chiedersi sempre se è per il fatto di essere piccoli o perché la qualità è maggiore, a questo proposito ogni tanto sarebbe interessante chiedersi da dove viene quello che ingeriamo, continuare a fare discorsi di “convenienza a breve termine” sarà una buona scelta? Già a livello di salute ci sarebbe da avere dei dubbi, in più dal lato economico e sociale possiamo notare che oggi di negozietti ce ne sono pochissimi, supermercati ce ne sono una miriade tutti uguali, tutti con prezzi simili e sempre più grossi, ci stiamo impoverendo sempre di più perché alimentiamo sempre un circolo in cui chi già ha soldi e potere ne ha sempre di più, e chi è piccolo resterà tale e dipendente, stiamo perdendo quella che era la libera iniziativa privata, la nostra autonomia e la capacità di ammiinistrarci da soli per poter risparmiare quei centesimi in più che poi spendiamo il più delle volte in benzina per arrivare al mitico ipermercato, ci sarebbe da chiedersi se quei centesimi valgono il danno che producono.

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Floris (---.---.---.155) 28 maggio 2009 15:32

    Decisamente esagerato.
    Diciamo anche che l’acquisto al centro commerciale è anche una piccola rivalsa nei confronti dei negozianti che negli anni passati si sono comportati come vampiri prepotenti: quelli che avevano l’esclusiva di una certa marca di abbigliamento e te la facevano pagare a peso d’oro, magari nicchiavano ad emettere lo scontrino fiscale e poi facevano mille storie per cambiare un articolo,anche difettoso.
    Di rendere i soldi poi non se ne parlava neanchè...ERESIA.
    Se qualche capo si distruggeva alprimo lavaggio (oggi sappiamo che era contraffatto) la colpa era sempre dell’acquirente.
    Riguardo agli alimentari i negozietti di qualità esistono ancora e giustamente prosperano, e vorrei vedere...
    Giustamente chiudono i vampiri che vorrebbero venderti un banale pacco di pasta Barilla a 2 euro e quelli che tengono negli scaffali merce scaduta sperando che la gente non se ne accorga..
    Riguardo agli elettronici,una volta che conosci il numero di codice dell’apparecchio ed hai lo scontrino (garanzia) di che lamentarsi? se ignori lo specchietto per le allodole e compri l’articolo a fianco che costa molto di più non te l’ha ordinato il medico...

    • Di Fenix_Consulting (---.---.---.2) 29 maggio 2009 17:21
      Fenix_Consulting

      Mi permetto di risponderle, perchè forse non siamo stati chiarissimi.
      La denuncia che muoviamo è contro questa centralizzazione che sta facendo dei supermercati degli oligopoli nella distribuzione, a scapito della libera concorrenza e del libero mercato.
      I negozi erano tanti, tutti diversi: si imparava a conoscerli e a capire se era o meno conveniente servirsene.
      Se un negoziante era un vampiro, vendeva roba scaduta o contraffatta, o prodotti a peso d’oro da lui non ci si tornava più e col passaparola negativo quel negozio chiudeva.
      Se un altro era solito "scordarsi" di fare lo scontrino la prima volta lo si poteva far notare, la seconda non tornavi più nemmeno da lui: quello che sopravviveva da questa "selezione" erano i negozi col miglior rapporto qualità-prezzo, oggi hanno chiuso e continuano a chiudere in molti indistintamente, senza un reale criterio.
      Con i supermercati il meccanismo è differente: vincono quelli che fanno più pubblicità e più offerte, a scapito dunque del consumatore e del libero mercato.
      Dubito poi che i supermercati siano esenti dal rischio prodotti scaduti o contraffatti (alcune associazioni dei consumatori avrebbero molto da dire in proposito) e anche se tutti fanno lo scontrino ci sarebbe comunque da chiedersi se sono così onesti da non evadere o eludere alcuna imposta, magari utilizzando qualche società controllata in un paradiso fiscale, quest’ultima ovviamente è solo un’ipotesi, ma sembrerebbe essere molto di moda tra le società di un certo calibro.

  • Di Lighthouse (---.---.---.105) 30 maggio 2009 01:31
    Confesso che ho letto l’articolo con sorpresa e nostalgia. Sorprendente lo stimolo ricevuto nel pensare ad un cambiamento che rischia di rimanere nascosto tra le abitudini quotidiane. La nostalgia l’ho provata attraverso i ricordi di quando compravo il pane nel piccolo alimentari sotto casa, così come qualche etto di prosciutto.
    Ormai sono anni che frequento super e ipermercati e l’abitudine alla vendita self-service (senza la pressione del commesso/proprietario) e all’ampiezza e profondità dell’assortimento dei prodotti è irrinunciabile. Non potrei fare a meno di recarmi all’ipermercato con la certezza di poter risolvere tutte le mie necessità di approvvigionamento in un solo luogo, in poche ore. Se poi ho più tempo libero, potrei scegliere di passeggiare per i negozi dell’eventuale centro commerciale.
    Concordo che si perdono molti vantaggi (ricordo con nostalgia soprattutto i preziosi contatti sociali), ma i ritmi frenetici della vita odierna spingono a trovare un compromesso che, ovviamente per mia personale esperienza, ho trovato nelle nuove forme di commercio.
    Certo, la nostalgia è sempre latente e, quando mi trovo nel piccolo paese dei miei avi, fare gli acquisti nei piccoli negozi recuperando la dimensione sociale di un tempo mi rende felice. Peccato che se sono in quel piccolo centro è solo perché sono in ferie, quindi l’unico periodo in cui ho maggior tempo per vivere a ritmi più… umani.
    Saluti.
  • Di (---.---.---.150) 3 novembre 2009 19:24

     è un articolo molto chiaro e ben studiato mi ha aiutato molto in un compito a scuola grazie e comunque penso che abbia ragione 

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