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Le frasi attuali di Bettino Craxi

Una delle pagine più tristi del nostro passato è tornata ad affacciarsi ancora una volta con prepotenza sull’attualità.

Dopo la proposta dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema di offrire i funerali di Stato, dopo i tanti tentativi di altrettanti esponenti del centrodestra nazionale di stravolgere la memoria civile e storica degli anni ’80 sui suoi governi, dopo la richiesta presentata dalla Fondazione Craxi di strappare il nome del lungomare pescarese Giacomo Matteotti al socialista ucciso dal fascismo per omaggiare il socialista corrotto morto in latitanza e dopo l’introduzione del nome Bettino Craxi nel Pantheon del PD da parte di Piero Fassino e la rivalutazione del suo operato "innovatore" contrapposto al "conservatore" Berlinguer da parte di Walter Veltroni (Enrico Berlinguer definì Craxi nel maggio 1984 "un pericolo per la democrazia", ndr), oggi torna in auge la memoria del politico pluripregiudicato e latitante in Tunisia grazie alla commemorazione richiesta dalla Fondazione Craxi presso il Quirinale e la promessa del sindaco di Milano, Letizia Moratti, di inaugurare una via o un parco della città allo scomparso leader socialista.

Delle vicissitudini legali e politiche di Craxi conosciamo molti, moltissimi aspetti. Dagli 8 avvisi di garanzia e le due condanne al "massacro" della "scala mobile", dall’atlantismo degli euromissili in Sicilia all’anti-atlantismo della Crisi di Sigonella.

Ciò che la nostra memoria storica e giornalistica ha rimosso sono state le dichiarazioni dell’uomo politico e dell’indagato in quel periodo e quelle dei tanti protagonisti attorno a lui.

Fassino, Veltroni e la famiglia Craxi hanno pienamente ragione: i suoi messaggi sono spaventosamente attuali anche oggi.
 
Bettino Craxi incarica i propri legali di querelare il settimanale L’Espresso a causa della pubblicazione "di notizie ingiuste, false, diffamatorie e calunniose che hanno recato danno" alla propria persona. 12 giugno 1992.

"I politici inquisiti continueranno fatalmente a infestare i partiti, se non addirittura il governo come ministri o sottosegretari. Molto meglio se si offrisse loro un’amnistia (salvo risarcimenti e restituzione del maltolto, ove sia possibile) accompagnata da epurazione. Una specie di condono concesso a chi accetti di uscire definitivamente (oppure per dieci anni, per esempio) dalla vita politica, sia nazionale, sia locale e da ogni incarico di nomina politica in Enti pubblici". La proposta anti-indagini di Gianni Vattimo (IDV), 6 luglio 1992 (allora editorialista de La stampa).

"Ci sono stati episodi ad opera di magistrati che non si verificano neppure in regimi dittatoriali". Bettino Craxi, 10 ottobre 1992 (nelle prime fasi di Tangentopoli, prima degli avvisi di garanzia a suo carico).

"Poiché siamo in un Paese europeo e non in America latina, è necessario stabilire dei contrappesi tra potere politico, da una parte e potere economico e dell’informazione, dall’altra". Questi due ultimi poteri, in Italia, "sono in mano ai gruppi industriali, che così possono concertare campagne politiche e anche favorire o impedire l’ elezione di candidati". Bettino Craxi, 21 ottobre 1992.

"E’ anche possibile. Quante volte i pentiti sono stati manipolati? Anche a mie spese, diverse volte, in più occasioni". Bettino Craxi, in una dichiarazione contro l’uso dei pentiti (nei processi per mafia e tangenti), 24 ottobre 1992.

"Da noi, nella fase iniziale, i leghisti dovevano rappresentare la forza d’urto, quella che avrebbe aperto il varco ai "regolari". Chi sono i regolari? Quelli che marciano all’insegna di un programma che riassumo con le parole dell’amico argentino Raul Alfonsin: l’egoismo sociale, l’ognuno per sé Dio per tutti, la democrazia elitistica, il parlamento delle personalità, lo stato minimo, le privatizzazioni a basso costo...". L’illuminante pronostico del futuro politico italiano di Bettino Craxi, 31 ottobre 1992.

Scalfari è "uno che scriveva sui giornali fascisti e pretende di insegnarci quello che dobbiamo fare e fa parte di un gruppo il cui proprietario è stato condannato a sei anni e mezzo". Bettino Craxi, nel programma "Italia domanda" di Canale 5, 6 novembre 1992.

"La caccia all’untore" aperta da Tangentopoli è paragonabile alla "caccia alle streghe del maccartismo americano". Giuliano Amato (PD), 8 novembre 1992.

Il segretario del Psi, Bettino Craxi, querela "L’Espresso" per diffamazione per l’ultima copertina nella quale una caricatura della sua persona viene accostata alla notizia di verbali di interrogatorio davanti al giudice penale. 2 dicembre 1992.

Quella della procura di Milano è "un’iniziativa del tutto infondata che si trasforma in una vera e propria aggressione contro la mia persona secondo finalità che possono essere politiche ma non certo di giustizia". Infine, ripete che "è solo un punto di passaggio di una più generale campagna ben orchestrata contro di me, che dura ormai da mesi e che tutti hanno potuto vedere perfettamente". Bettino Craxi, 16 dicembre 1992.


"Non è solo la fine di un leader, è la fine ingloriosa di un regime". Gianfranco Fini, sulla notizia del primo avviso di garanzia a Bettino Craxi e delle sue inevitabili dimissioni. 16 dicembre 1992.

"Craxi non è soltanto il segretario del Psi, è il punto di riferimento di un processo politico che ha visto i partiti diventare un potere senza legge, in cui lo scambio tra danaro e potere è il nucleo del sistema politico e sociale. Il processo penale segue il suo corso, che sarà politicamente rilevante perché ci dirà, in forme sempre più drammatiche, i risvolti di un sistema politico che è andato oltre ogni regola di moralità accettabile". Gianni Baget Bozzo (ideologo di Forza Italia dal 1994), 18 dicembre 1992.

"Tu stesso, prima di altri e più coraggiosamente di altri, lo hai detto in Parlamento e te ne sei assunto la responsabilità morale. Questa responsabilità - e qualunque responsabilità ti venga addebitata per questo ruolo - non è e non può essere solo tua, perché te la sei assunta per tutti noi... Per questo voglio esprimerti la solidarietà che tutti noi ti dobbiamo". Giuliano Amato (PD) rivolto a Bettino Craxi, 18 dicembre 1992.

Da oggi "siamo più liberi". "Abbiamo già avuto le concessioni per le nostre tv e i partiti hanno gravi problemi interni da risolvere" e dunque "un gruppo come il nostro che ha giornali e tv sarà più al riparo da interventi, pressioni". Silvio Berlusconi, commentando la notizia della tempesta giudiziaria che ha investito il PSI di Bettino Craxi, 20 dicembre 1992.

Nella stessa sede espresse la propria pubblica preferenza per l’elezione diretta del sindaco e del Presidente del Consiglio (o eventualmente della Repubblica). Nulla di strano oggi, ma molto di più lo era allora dato che a farlo era un semplice editore televisivo.

Antonio Calabrò di Repubblica ipotizzò in quella circostanza un recondito piano del padrone di Fininvest per la sua discesa in politica in termini del "nuovo Ross Perot italiano".

"Dubito che a Milano ci sia la serenità per processare Craxi". Una "soluzione politica", va trovata "in fretta se non si vuole ammanettare l’intero ceto politico e economico del Paese". Enzo Lo Giudice, legale di Bettino Craxi, 21 febbraio 1993.

L’inchiesta "è stata utilizzata ampiamente da forze politiche, avversari politici, da organi e gruppi editoriali tradizionalmente ostili per raggiungere un obiettivo di distruzione e di eliminazione". "Solo una ben definita decisione e volontà persecutoria ha fatto sì che ci si sia accaniti in una sola direzione di indagine e, sin dall’inizio, contro una sola persona". Bettino Craxi, nel memoriale di 135 pagine sull’indagine a suo carico da parte della Procura di Milano, 2 marzo 1993.

"Nasce il sospetto che una porzione fortemente ideologizzata possa esercitare influenza sull’esercizio dell’azione giudiziaria". "Vi sono anche forze economiche, gruppi imprenditoriali e immobiliari che hanno legami strettissimi con i magistrati del pool". "C’è stato un uso violento della legge e del potere giudiziario unito a campagne di stampa. Bisogna trovare un rimedio: ci vuole una legge e ci vuole un’inchiesta". Bettino Craxi, deposizione presso la Giunta per le Autorizzazioni della Camera dei Deputati, 3 marzo 1993.

"L’uso violento del potere giudiziario non può che ingenerare violenza, nei sentimenti, nel linguaggio, nei comportamenti, nella vita della democrazia". "Attraverso il varco di inchieste giudiziarie, attraverso le forzature che vengono compiute e le numerose illegalità che si ripetono, si sono fatte strada una serie di aggressioni politiche che diventeranno sempre più gravi e che ormai non vede solo chi non vuol vedere". Bettino Craxi, 3 aprile 1993.

"Temo che ci saranno altre bombe, dopo quella in via Fauro. Perché? Perché oltre a una giustizia a orologeria politica, in Italia esistono anche le bombe a orologeria politica. Basta riandare indietro nel tempo. Negli ultimi trent’anni siamo vissuti in Italia, no? Bene, in questi trent’anni sono esplose bombe di cui non s’ è mai saputo né chi le ha messe né chi erano i mandanti... Bombe alle quali sono state date cinquanta spiegazioni diverse, e cioè nessuna. L’ unica traccia rimasta sono le persone che ne sono state vittime". "Quanto alla bomba in via Fauro, io non escludo che avesse come obiettivo Maurizio Costanzo. Ma tendo a non crederci, alla pista mafiosa. C’è dell’altro. E’ una bomba che ha l’obiettivo di stabilizzare, non di destabilizzare. Questa è una bomba a orologeria politica". L’inquietante e dimenticata "profezia" di Bettino Craxi sulle stragi mafiose del ’93, totalmente congruente (eccezion fatta per l’ipotesi dei mandanti) con quanto dichiarato da Gaspare Spatuzza, 22 maggio 1993.

"La bomba di Firenze (la strage di Via dei Georgofili, presso gli Uffizi, ndr) era stata paventata nei giorni scorsi da Mancino e addirittura "prevista" da Craxi. Ma se nel primo caso è logico presumere da quali fonti provenisse l’allarme, nel secondo è indispensabile capire se si è trattato solo di una deduzione e in base a che cosa". Gianfranco Fini, 27 maggio 1993.

"I grandi gruppi industriali, in forme dirette o meno, hanno certamente finanziato o aiutato i partiti e singoli esponenti politici: dalla Fiat all’Olivetti, dalla Montedison alla Fininvest, alla Premafin al gruppo Ferruzzi e a tanti altri". Bettino Craxi, 3 novembre 1993.

"Silvio Berlusconi è una novità assoluta. E mi auguro che sia una novità positiva: tutti quelli che si fanno avanti in questo momento, e affrontano il carico delle responsabilità attuali del Paese, vanno guardati con interesse e attenzione". Bettino Craxi, 19 febbraio 1994.

Da qui, tutto il resto, è storia nota.

Commenti all'articolo

  • Di vita marinelli (---.---.---.87) 4 gennaio 2010 18:45
    Vita Marinelli

    Ieri guardavo il programma di Lucia Annunziata e mi ha irritato alquanto la sicurezza con cui la signora Craxi, figlia, ha ribadito che fu giusto per suo padre non lasciarsi processare....ancora: mi sono, ahimé!, soffermata a guardare un film e anch’esso mi ha iritata. La storia di un uomo, Wyatt Erp, che in più di una occasione aveva tovato giusto prescindere dalla legge....che dire? Vorrei solo non passasse un messaggio del genere.

  • Di pint74 (---.---.---.175) 4 gennaio 2010 19:31
    pint74

    In un paese come l’Italia,senza memoria storica ,con poca cultura e molto menefreghismo,tutto si ripete e nulla cambia.
    Alla fine,i nostri governanti,rappresentano davvero una parte consistente della popolazione.
    Se così non fosse,non saremmo qua a discutere di questo personaggio o degli innumerevoli scandali che hanno segnato la storia della nostra repubblica.
    Il brutto e che non stiamo cambiando strada,anzi,sempre diritti verso una probabile catastrofe.

  • Di (---.---.---.74) 4 gennaio 2010 23:17

    A Bettino Craxi

    il RIFORMATORE
    va riconosciuto il senso politico dello Stato ed il suo Patriottismo.
    Inserì il PSI come un cuneo nel blocco DC-PCI spezzando la logica di Yalta nel momento in cui cadeva il muro di Berlino che ne era l’emblema visibile.
    L’asse costituzionale DC-PCI di cui i vari Martinazzoli, De Mita, Scalfaro ecc. erano i beneficiari non resitette e Berlusconi ne intuì la possibilità di raccattare quel potere che per troppo tempo fu ostaggio d’immonde vestali.
    Leggetevi il discorso di Craxi del 3 Luglio 1992 e l’ammissione di Antonino Gava e del suo gesto di vigliaccheria nel libro che scrisse.
    Craxi rappresentò il moderno Socialismo Riformatore mentre gli eterni comunisti rappresentano la conservazione del Socialismo Massimalista.
    Renzo Riva
  • Di pv21 (---.---.---.108) 10 gennaio 2010 19:03

    In alternativa basterebbe riascoltare le VOCI dentro l’eclissi di uomini esempio di dirittura morale, responsabilità e impegno civile. Di sicuro c’è ancora una casta di Primi Super Cives che rivendica privilegi e immunità. (c’è di più => http://forum.wineuropa.it

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