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(In)ter(per)culturando: analisi-riflessioni da "Vite spericolate" e "Il candidato" - parteII

Rapporto storie e società. Lo chiedo a due autori Verde Nero (Patrick Fogli e Alfredo Colitti- link alla prima parte del pezzo in fondo- n.d.r) perché la collana stessa si concentra su realtà di ecomafie concrete, in ogni libro c’è un’appendice curata di Pergolizzi sui ‘fatti’. Esiste ancora il romanzo sociale o le storie sono solo favole? In altre parole esiste-resiste l’intento di lasciare qualcosa che abbia direttamente a che fare con la realtà vissuta o vicina, oppure le storie restano fantasia, estro e invenzione?
 
PF In quello che scrivo io c’è sicuramente, nel senso che la voglia di raccontare uno spaccato di qualcosa che sia realtà, pezzi di cronaca, storia recente, c’è. E credo anche in molti altri, ci sia voglia di farlo. Narrativamente è molto faticoso. E’ necessario leggere, studiare e confrontare molto materiale. Ogni tanto preso dallo sconforto mi chiedo se ci sia la voglia di leggerla, che è un altro problema in realtà. Basta guardare i libri: in giro si trovano un sacco di romanzi usa e getta poi collane teoricamente di narrativa d’inchiesta che sfornano inchieste sull’oggi, certe volte proprio su un ‘adesso’ e io penso: c’è qualcosa che non funziona, o funziona troppo bene. Da tutto questo si finisce distaccati, a volte. Io cerco di mettere insieme questi due aspetti. Raccontare un romanzo, staccandomi dall’inchiesta, magari fare l’inchiesta attraverso il romanzo.
 
AC Prima di tutto vorrei fare un distinguo tra il romanzo sociale della cui esistenza sono certo, come Patrick, e il romanzo ideologico. A me non piace leggere di tesi nei romanzi. Ovvero quando per dimostrare qualcosa si scrive un romanzo dove tutti i personaggi sono vincolati a ciò che si vuole dimostrare. Di solito questo genere di storie non funzionano. Se si vuole dimostrare una tesi io penso si dovrebbe scrivere un saggio, non un romanzo. Fatto questo distinguo, anche secondo me il romanzo sociale è utile. Non si deve sostituire al giornalismo d’inchiesta che peraltro in Italia è realtà debole ormai. Però ha un vantaggio: lo scrittore non ha l’onere della prova. Lo scrittore può dare un’idea di ciò che succede, magari cambiando nomi o altri dettagli, ma non è vincolato a rimanere esterno, appunto per dimostrare. Lo scrittore può scegliere di "entrare nella testa" dei personaggi, buoni o cattivi e cambiare così la prospettiva. Il giornalista guarda le notizie dall’esterno evidentemente, altro non può fare. Ed è una differenza importante.
 
Vi chiedo da autori, di presentarmi i protagonisti. Chi è Caterina?
 
PF Caterina è un’illusa, diventata disillusa. E’ una che probabilmente era convinta di cambiare la gente, forse anche il mondo. E che ha scoperto che il mondo è più duro di lei e che forse lei è abbastanza dura da resistere anche al mondo.
 
C’è qualcosa di Patrick Fogli in questo personaggio?
 
PF No, in Caterina no. Volevo scrivere un romanzo al femminile, volevo evitare i rapporti madre-figlio, padre-figlia. Volevo un rapporto diretto. E volevo scrivere un romanzo al femminile perché mi serviva un certo tipo di sensibilità verso chi sta male. Dunque avevo bisogno di un personaggio femminile forte. In un certo senso Caterina è venuta da sola.
 
Mi spieghi chi è questo ‘Candidato’ che in realtà è un personaggio atipico. Fa anche un po’ tenerezza per certi aspetti rispetto alla realtà a cui siamo abituati, di politica corrotta, dove siamo talmente abituati al fango, questo personaggio che non si lascia corrompere e crede in quello che dice, spiazza.
 
AC E’ evidentemente un personaggio di fantasia, essendo un politico onesto (ride - n.d.r.). Volevo un personaggio da contrasto evidente rispetto all’ambiente che racconto. Anche scrivendolo mi sono reso conto, dall’interno, che questo suo essere idealista, onesto, finiva per farlo percepire come stupido. Questo personaggio che tu dici "fa tenerezza" in realtà varie volte è al confine con la stupidità. Quasi poco credibile. Siccome l’onestà è ormai irriconoscibile, incredibile anzi. C’è perfino un dialogo in cui si dice al Candidato “Ci sei o ci fai?”. Non è credibile che una persona in Italia, soprattutto oggi ci creda davvero, voglia cambiare le cose dal di dentro e non si renda conto che la realtà è così. In effetti è un personaggio giovane, perché volevo restasse reale e queste cose, questi ideali si possono coltivare da giovani, dopo chissà (scuote la testa - n.d.r.).
 
C’è qualcosa di Alfredo Colitto in questo personaggio?
 
AC Appena una punta. Più che altro di com’ero tanto tempo fa (ride - n.d.r.). Però devo dire che in tutti i miei personaggi ci sono, anche nei cattivi. Anche in Claudia, ad esempio, che è quella a cui interessa stare bene, così scende a compromessi. Sono due anime. Il Candidato e Claudia, non necessariamente in contrapposizione. Oltre tutto Claudia finirà per dimostrarsi poi onesta, a suo modo.
 
Ringrazio Patrick Fogli e Alfredo Colitto.
 
 
Riprendo i fili di alcuni ragionamenti attorno alle ecomafie trattate.
 
Dal punto di vista sociale le ecomafie che questi romanzi tentano di far emergere sono realtà note all’Italia, nulla di così nuovo o incredibile dopo tutto. Eppure, uno degli aspetti che più mi hanno sorpreso è l’effettiva conoscenza che si ha di queste realtà, rispetto alla conoscibilità delle stesse. Colitto durante la presentazione bolognese ha detto: 
“L’assurdo è che molte per non dire tutte le informazioni necessarie - se non altro - a capire, si rintracciano dal web, cliccando nei motori di ricerca, tra wikipedia e siti sparsi. Non c’è nulla di così nascosto. Tutto è alla portata dei più”.
 
“Questa è la storia di un serial killer” inizia Carlo Luccarelli, pacato, preciso come sempre “ uno dei più pericolosi e micidiali che siano mai stati in circolazione. Come tutti i serial killer uccide in silenzio, agisce nell’ombra protetto dall’indifferenza e dall’ignoranza e forse, da qualcosa di peggio. Come tutti i serial killer uccide e tanto. Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Tremilaseicentosettanta solo in Italia negli ultimi quindici anni”.
 
Questo è l’inizio di una puntata di BluNotte andata in onda il 21/09/2008 rintracciabile e visionabile on line (link tra le fonti - n.d.r.), appena due ore scarse che restituiscono consapevolezze agghiaccianti.
 
Anche per quanto riguarda lo sfruttamento animale illegale i documenti non mancano. Articoli di giornali, video su youtube, relazioni, e molto altro. Dalla macellazione clandestina in locali inadatti con dinamiche e mezzi raccapriccianti per non dire altro. Ma anche i combattimenti illegali, il traffico dei cuccioli. Tutte pratiche estremamente redditizie gestite entro illegalità che celano, massimizzando i guadagni e riducendo i costi di ogni tipo.
 
Dal punto di vista legale ricordo (senza addentrarmi in competenze non mie) che l’impiego e l’uso dell’amianto è stato vietato in Italia con la legge 257 del 27 marzo 1992. Il testo integrale delle norme relative alla cessazione dell’impiego di amianto, è rintracciabile anche on line (link tra le fonti - n.d.r.).
 
E’ più recente invece la legge n.189, del 20 luglio 2004 che stabilisce ‘le disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate’ (possibilità di consultazione on line della legge, link tra le fonti - n.d.r.). Una legge, quest’ultima, definita “blanda nel punire i protagonisti di atti violenti nei confronti degli animali” da Antonio Pergolizzi (Coordinatore Osservatorio Nazionale, Ambiente e Legalità di Legambiente) nella postfazione "I Fatti" ne "Il candidato". Anche per quando riguarda la legge 257, Pergolizzi manifesta osservazioni dure nella postfazione "I Fatti" in "Vite spericolate": “Troppo tardi, però. La sostanza killer aveva già da tempo iniziato a mietere vittime da un capo all’altro dello Stivale, sollevando le proteste di associazioni, medici, operai e famiglie di ammalati”. La pagina precedente svela le ragioni del ritardo, i motivi che spingono oggi a notare quanto si sia arrivati tardi nella regolamentazione e nel divieto della sostanza: “La pericolosità delle fibre è dovuta alle loro dimensioni, sono infatti 1.300 volte più sottili di un capello. E come sostiene unanimemente la letteratura scientifica, non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’ara non sia pericolosa (…). E soprattutto agisce anche a distanza di decenni, ed è per questo che soltanto oggi si contano i numeri reali dell’esposizione da amianto: nell’ordine delle migliaia, tra vittime e parti lese.”
 
 
[la prima parte del progetto QUI]
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Ricordo che il 10 dicembre è iniziato a Torino il ’processo Eternit’.
Alcuni articoli recenti in proposito:
 
 
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Nello scaffale:
‘Vite spericolate’ di Patrick Fogli, VerdeNero, 2009 (la scheda del libro dal sito dell’editore).
‘ Il candidato’ di Alfredo Colitto, VerdeNero, 2009 (la scheda del libro dal sito dell’editore).
 
Fonti
Mesotelioma su wikipedia;
Amianto, le morti silenziose’, puntata di Blu Notte del 21/09/2009;
Testo integrale delle norme relative alla cessazione dell’impiego di amianto (legge 27 marzo 1992 n.257), da regione.emilia-romagna.it;
Legge 20 luglio 2004, n.189 da AmbienteDiritto.it .
 
Link correlati
 
 
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Immagine di Grant McDonald che si ringrazia.

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