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(In)ter(per)culturando: analisi-riflessioni da ’Vite spericolate’ e ’Il candidato’- parte I

Il buio è ovunque.
E’ l’unica frase che gli scivola fra i pensieri.
E’ nella stanza, nella casa, nella pioggia nera, spessa, continua, che gli ricorda goccia dopo goccia tutto quello che invece andrebbe dimenticato.
Anche che il buio è ovunque.
E gli fa paura.
Apre gli occhi.
La stanza riappare lenta dalla penombra. C’è sempre un barlume di luce, pensa. Qualcosa che ti permette di vedere, anche quando non sembra. A volta basta un dettaglio, una sfumatura di grigio. Un rumore.
(Vite Spericolate di Patrick Fogli – incipit)
 
Camminava su un tappeto di sangue scuro.
Un passo alla volta. Il peso su un piede, poi l’altro, prima il tacco, poi la punta. Faceva un suono appiccicoso. Il piede in avanti appoggiava sul sangue, lo sentiva cedere, elastico, poi la suola toccava la strada. Erano al massimo una decina di metri, ma dieci metri di sangue sono una distanza infinita.
Federico Molinari non piangeva quasi mai. Il blocco risaliva all’infanzia, era qualcosa che aveva a che fare con l’uomo duro e coraggioso che voleva diventare. Ora però sentiva le lacrime scendere libere sulle guance.
(Il candidato di Alfredo Colitto – incipit)
 
In questo progetto di analisi-confronto propongo alcune riflessioni partendo da due romanzi pubblicati nel 2009 da Edizioni Ambiente entro la collana Verde Nero: ‘Vite spericolate’ di Patrick Fogli e ‘Il candidato’ di Alfredo Colitto.
E’possibile rintracciare i riassunti brevi, le schede sintetiche dei due libri dal sito dell’editore (link in fondo da ‘nello scaffale’ – n.d.r).
 
Ci sono due aspetti nei romanzi che mi hanno colpito in particolare: gli approcci soggettivi, intensi rispetto all’ecomafia di riferimento e l’intento di andare ‘oltre’ di non fermarsi alla superficie tutto sommato ormai conosciuta, fors’anche digerita.
 
Fogli narra di una malattia (il mesotelioma, alcune informazioni generali rintracciabili facilmente da wikipedia, link tra le fonti – n.d.r.) causata dall’esposizione dell’amianto utilizzato nelle attività produttive. Dunque uno degli ennesimi casi diffusissimi e attuali di lavoro che uccide (in questa stessa rubrica, partendo dal romanzo edito sempre da VerdeNero di Girolamo De Michele, Con la faccia di cera, si sono tentati alcuni scavi sull’impiego del CVM nelle attività produttive. Precedente progetto rintracciabile tra i ‘link correlati’ – n.d.r.). Eppure non ci sono solo dati, fatti nudi e crudi. Piuttosto c’è un interno spezzato. C’è la voce del personaggio malato che accompagna e il lettore sa, dove andrà a finire, magari immagina o prevede anche il come, la discesa. Eppure si resta ipnotizzati. Ma c’è anche un’altra narrazione, parallela, animata da personaggi che si rincorrono, di ricerche e sospetti, documenti (in)esistenti. Ed è proprio questa alternanza che attira. Alternanza che ruota angolazioni, dalla dimensione intima agli svolgimenti pubblici, quasi a separare piani diversi eppur collegati.
 
Colitto invece introduce il lettore all’ecomafia con cautela. Che di animali si tratta lo si capisce lentamente. Da alcuni episodi, accenni, dettagli. E fino a un certo punto non è comunque chiaro dove si stia andando, cosa si vuole mostrare in questa realtà sospesa, dove chi è sopravvissuto a un terremoto si ritrova sradicato in un’altra regione, tra abitazioni di fortuna e praticamente null’altro a cui aggrapparsi. Eccetto se stessi. Su questo fa leva Colitto, spinge ed entra. Sul farcela a ogni costo, disperatamente, inventandosi attività illecite vissute come lecite perché solo così si può sopravvivere. E’ come se la condizione mitigasse la gravità. Come se chi la vive, ed evidentemente l’ha scelta, non solo si sentisse con la coscienza a posto ma finisse infastidito o peggio, da chi dall’esterno ne nota le contraddizioni, gli abusi, e le ingiustizie. Ciò che è giusto qui è anche sbagliato. E ciò che all’origine era sbagliato diventa giusto. Il Male dunque, vissuto come non scelta bensì come restituzione di ciò che è stato sottratto, del Bene perso.
 
L’approccio soggettivo, è evidente quel ‘come’ che determina la vicinanza o meno rispetto alle storie.
 
Fogli sceglie una linea semplice, forse perché tutto sommato lo è l’ecomafia di cui si occupa. E’ più semplice oggi alla luce di tante inchieste e divulgazioni, collegare i risvolti del romanzo che hanno a che fare con un materiale cancerogeno che ha numerose proprietà utili all’industria. E’ facile supporre che si muoia dopo averci lavorato. Ed eventualmente che moriranno alcuni degli abitanti-personaggi vicini agli stabilimenti, a dove si è usato nella fattispecie l’amianto. Dunque ‘Vite spericolate’ non si preoccupa dei colpi di scena, ma cerca un ritmo serrato intensificato dalle alternanze tra i due piani narrativi. C’è, in ogni caso, un mistero di svelare. Caterina, la protagonista, suo malgrado si trova costretta a indagare, cercare, spulciare liste di morti e incrociare ragionamenti. Ma nella sostanza, che l’amianto sia un killer spietato, macchia d’olio incontrollabile e che chi lo impiegò industrialmente sapeva, a cosa sottoponeva lavoratori e abita tanti; tutto questo è lineare, semplice appunto.
 
Colitto svela lentamente. Lo sfruttamento mafioso degli animali è un campo vasto, nel Sud particolarmente sviluppato e che si fonde con altre dinamiche di delinquenza e disperazione. ‘Il candidato’ dunque custodisce segreti, tende il ritmo, accelera scoprendo carte, incastrando tasselli in un domino atto a svelare una realtà che pare perfino capovolta. Realtà crudele fors’anche per questo suo non essere immediata ma concreta, impastata nell’illegalità, tra abbandoni e vite alle strette, costretti a cercare espedienti pur di sopravvivere. Attorno ad altre realtà, di corruzione, poteri forti, giochi che muovono pedine, dove il più forte paga e schiaccia i deboli. Dove tutto o quasi, si può comprare, piegare a piacimento. E la vita ha un altro peso. Gli animali non sono nemmeno creature, per la maggior parte di questo romanzo, non ce l’hanno una vita se non in funzione dell’umano che li usa come oggetti.
 
Nel corso di una presentazione bolognese, faccio alcune domande agli autori.
 
- Ragionando sulle ecomafie di cui vi siete occupati: qual è stato il vostro approccio, narrativo dunque elaborando le storie, ma anche rispetto al filo rosso – se c’è un filo rosso – che vi lega a queste due ecomafie.
 
PF Il mio approccio è stato decisamente personale nel senso che quando mi è arrivata la proposta di fare un romanzo per Verde Nero la prima cosa che ho pensato è stato l’amianto. Purtroppo ho conosciuto una persona che è morta di amianto. Dunque la prima ipotesi è stata quella. Poi in realtà l’idea di scrittura all’inizio era diversa. Il mio romanzo ha due piani narrativi, il racconto in prima persona di qualcuno che si ammala e la storia, definiamola ‘giallo-nera’ che si snoda in parallelo. La prima idea era di raccontare solo della persona che si ammalava ma diventava molto opprimente quindi l’idea della storia in parallelo ha anche aiutato a raccontare meglio l’altra. Francamente non saprei cos’avrei potuto scrivere se non fosse stato l’amianto. E’ stata la prima idea, l’ho sentita da subito vicina, evidentemente personale. Il personaggio di Laura, che si ammala, è proprio ispirato a questa persona che conoscevo e che è morta di mesotelioma. Dunque il mio è stato un approccio da coinvolgimento personale.
 
AC Io invece mi sono proposto a Verde Nero, quando ho visto la collana ho pensato che avrei voluto partecipare, mi piaceva l’idea. Mi hanno lasciata molta libertà sull’argomento. E volevo scrivere in un qualche modo delle sofferenze degli animali. Ce n’erano varie, purtroppo, non una sola e alla fine ho scelto le macellerie clandestine. Perché si sposava con l’intreccio che avevo in mente. Poi da un argomento son diventati tre perché c’è entrato il terremoto e la politica. Il romanzo è stato scritto prima del terremoto dell’Acquila, diversi mesi prima in realtà. Ma nel posto dov’è ambientato, lì vicino c’era già stato un terremoto. La parte dove descrivo il crollo della scuola è reale anche se il paese è inventato, è successo e mi era rimasto impresso. Io sono del sud e volevo proprio scrivere di queste tragedie. E’ la prima volta che scrivo del Sud, mi sono avvicinato alle mie origini. Mi interessava più di tutto parlare del Sud per descrivere questo modo di pensare che si ha.
 
- C’è anche una frase precisa, a un certo punto, in bocca a un personaggio nel romanzo: “non ho voluto far parte del comitato così molte cose non le vengo a sapere. Preferisco così” (pag. 149, Il candidato – n.d.r.) Pare una sorta di filosofia di vita in questo contesto.
 
AC Sì. In pratica se non so, non sto facendo male. Anche vedo cosa mi succede attorno. Però finché non me lo dicono, finché altri non si espongono, non mi sento responsabile perché ufficialmente non so.
 
[segue]
 
Nello scaffale:
‘Vite spericolate’ di Patrick Fogli, VerdeNero, 2009 (la scheda del libro dal sito dell’editore).
‘ Il candidato’ di Alfredo Colitto, VerdeNero, 2009 (la scheda del libro dal sito dell’editore).
 
Fonti
Mesotelioma su wikipedia;
Amianto, le morti silenziose’, puntata di Blu Notte del 21/09/2009;
Testo integrale delle norme relative alla cessazione dell’impiego di amianto (legge 27 marzo 1992 n.257), da regione.emilia-romagna.it;
Legge 20 luglio 2004, n.189 da AmbienteDiritto.it .
 
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Immagine di Grant McDonald che si ringrazia.

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