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Il neo-mercantilismo dell’Unione Europea

Con il primo di gennaio del 2010 è entrato in vigore il Trattato di Lisbona, grazie al quale l’Unione Europea ha il suo primo Presidente ed il suo primo Ministro degli Esteri stabili. Si è così fatto un importante passo in avanti nel lungo, difficile e complesso, ma essenziale, processo di integrazione degli Stati europei.
 
Questo non comporta, però, la possibilità di “abbassare la guardia” per la pubblica opinione: non è ancora del tutto certo quale tipo di Comunità Europea si realizzerà alla fine di questo percorso. Ad esempio appare fondato il timore di un neo-mercantilismo comunitario in ordine ai servizi di pubblica utilità.
 
Il mercantilismo è la concezione di politica economica, che ha portato alla formazione dell’impero coloniale britannico e consiste nella creazione e nella difesa di sistemi monopolistici privati, aventi l’obiettivo di drenare risorse economiche e commerciali. I più recenti studi storici (si veda ad esempio al riguardo il saggio L’impero britannico di Philippa Levine, editore il Mulino, pagine 256, Euro 25,00) hanno evidenziato come il successo dell’impero britannico non lo si dovette al cannone o alla spada, e neppure alla marina militare; ed ancor meno all’impegno inglese in una «missione civilizzatrice» dei popoli della Terra.
 
In effetti il suo successo lo si dovette alla creazione di sistemi monopolistici, che indirizzavano merci e risorse economiche verso la Gran Bretagna. Queste risorse venivano successivamente utilizzate per implementare sistemi militari ed amministrativi di espansione politica a protezione dei monopoli, e così via all’infinito fino a sottoporre al potere politico britannico una gran parte dei territori del pianeta.
 
L’esempio più chiaro ci viene dalla Compagnia delle Indie, che portò alla colonizzazione del sub-continente indiano e che faceva enormi profitti esercitandovi più attività economiche in monopolio. Una di queste era la coltivazione del papavero da oppio, venduto poi ai cinesi. In effetti la Cina, salvo l’oppio, non aveva tante altre merci da importare: produceva internamente ceramiche, riso, tè e quant’altro in quantità sufficiente. Per l’oppio la cosa era diversa e le Autorità cinesi ne vietarono il commercio principalmente per porre rimedio all’importante uscita di risorse economiche per la sua importazione.
 
Allora la Compagnia delle Indie continuò a produrre oppio ed a venderlo ai cinesi mediante dei contrabbandieri. Quando le Autorità cinesi intervennero contro questo contrabbando, per due volte la marina britannica intervenne in nome del libero mercato (sic!). Le due guerre dell’oppio furono vinte dagli inglesi, che imposero alla Cina l’oppio della Compagnia delle Indie e conquistarono anche una nuova colonia, Hong Kong. Il tutto alternando “libero mercato” e “mercantilismo” a propria assoluta convenienza.
 
Cosa ha a che vedere tutto questo con la Comunità Europea? Ebbene, il sistema europeo per i servizi di pubblica utilità sembra proprio portare ad un nuovo mercantilismo partendo dal libero mercato, secondo convenienze che non sono quelle del cittadino.
 
Fermi restando gli standard qualitativi per i servizi pubblici in quanto tali, solitamente precisati dai Regolamenti e controllati dalle Autority, vi è il problema delle tariffe applicate al pubblico. Nel caso di servizi resi in regime di libero mercato, nulla quaestio: sarà la “mano invisibile” di quest’ultimo, di cui parla Adam Smith, a fungere da regolatore economico. Invece, nel caso più usuale di servizi pubblici resi in regime di monopolio, le cose si complicano. La Comunità Europea presume che la scelta del monopolista privato tramite gara pubblica è sufficiente ad introdurre la “mano invisibile” di cui sopra anche in questo tipo di processo economico. Orbene, questa è una solenne castroneria. A riprova le gare in questione non hanno come base le tariffe, e ciò anche perché tariffe costanti nel tempo sia per formulazioni che per importi , nell’indifferenza al contesto economico in cui il servizio viene svolto, sono una assurdità.
 
Insomma, vi è solo un modo corretto per definire le tariffe di un servizio pubblico svolto in monopolio: la loro statuizione per via amministrativa e politica. In caso contrario si finisce inesorabilmente per far costare di più ai cittadini il servizio. Un esempio concreto? Il prezzo dell’energia elettrica, andato alle stelle dopo l’introduzione del libero mercato (il vostro reporter ne è assolutamente certo perché paga le bollette dell’energia elettrica di casa sua).
 
Perdurando le pretese della Comunità Europea di questa improbabile applicazione delle leggi del libero mercato, si verrà perverrà inesorabilmente a forme di neo-mercantilismo. Un esempio concreto? E’ tutti i giorni sotto gli occhi del vostro reporter: il traghettamento attraverso lo stretto di Messina.
 
Contro questo neo-mercantilismo noi cittadini della Comunità Europea dobbiamo aspramente lottare per evitare di essere trasformati in selvaggi da civilizzare da parte di una nuova Gran Bretagna, formata da soggetti pronti a creare le nuove “Compagnie delle Indie”. L’Europa del Trattato di Lisbona deve essere l’esatto contrario.

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