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Il j’accuse di Angela Napoli al Pdl. «Isolata dal partito per le mie idee»

Intervista ? La parlamentare denuncia da tempo i rapporti tra la politica e la ’ndrangheta in Calabria. In vista delle elezioni regionali la criminalità «sta già spostando le proprie pedine». E c’è chi, tra i suoi, trama nell’ombra per ostacolarla

Di Pietro Orsatti su Terra

Il deputato del Pdl Angela Napoli non ha mai nascosto un alto grado di indipendenza anche dal proprio schieramento politico. Membro della commissione antimafia, subito dopo l’attentato alla procura generale di Reggio Calabria e ai fatti di Rosarno, ha denunciato il livello di degenerazione della politica calabrese.

Lei ha denunciato subito l’aspetto “politico” sia per quanto riguarda l’attentato di Reggio che su Rosarno. Può spiegarlo meglio?

Come sempre ad ogni campagna elettorale la ’ndrangheta sceglie e cerca di andare là dove c’è odore di possibile vittoria. È già emerso dalle numerose inchieste giudiziarie che la ’ndrangheta in Calabria è presente un po’ ovunque, dalla pubblica amministrazione alle istituzioni, là dove si decide, là dove si gestiscono appalti e affari. È quindi chiaro che siccome ci lasciamo alle spalle un’amministrazione regionale inefficiente, e si presuppone che lo scontento dei cittadini sposti il consenso elettorale verso il Pdl, la ’ndrangheta sta facendo di tutto per spostare le proprie pedine.

A Rosarno il piano “popolare”, a Reggio però si innesca un livello molto più pericoloso, che guarda ad altri poteri. Non è un mistero che si parli sempre più spesso di relazioni fra clan e logge deviate.

È vero che ormai la ’ndrangheta ha moltiplicato le strategie più disparate per accrescere e consolidare il proprio potere, accedendo ad ambienti borghesi e perbenisti, entrando e pesando anche all’interno di ambienti massonici. Sempre più spesso l’appartenente delle cosche si presenta in maniera differente, ci sono laureati che accedono a ambienti e professioni e livelli prima condizionabili solo dall’esterno. Si tratta di ambienti borghesi e perbenisti in cui ormai la ’ndrangheta è penetrata. La ’ndrangheta che dovrebbe preoccupare di più in questo momento è quella che è riuscita ad inserirsi in tutti gli ambiti professionali.

Questo tipo di strategia dovrebbe richiedere un profilo militare basso. Come si interpreta, allora, l’attentato a Reggio?

Da una parte c’è una contraddizione, ma non so fino a che punto. Perché bisogna andare a vedere quali siano i processi in corso anche d’appello. Quindi se ci sono coinvolgimenti di colletti bianchi, di quelle aree grigie dove la ’ndrangheta si è insinuata. Bisogna andare a vedere anche a chi sono stati sequestrati, per esempio, i beni. E poi bisogna capire bene quali siano i messaggi che si è voluto inviare con la bomba alla procura generale. E a chi.

Anche che ci fosse una donna nel commando che ha fatto l’attentato è un segnale?

La presenza di una donna in un gruppo di fuoco sarebbe davvero una rivoluzione per la ’ndrangheta.

Le posizioni che ha assunto in questi giorni le stanno creando problemi con il suo partito?

Si. Sicuramente si è creato un processo di isolamento politico. E poi manovre da parte di qualcuno, che naturalmente non appare, per contrastare la mia attività. Su questo non c’è dubbio.

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