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Zitti tutti, Chavez censura i media sotto elezioni

Fa molto riflettere il silenzio dei rossi (o quel che ne è rimasto) di casa nostra dinnanzi all’ennesima democratica iniziativa del Presidente venezuelano Hugo Chavez. Sempre pronti a urlare all’avvento della dittatura berlusconiana che ogni fonte d’informazione controlla e minaccia, si sono ben guardati dal dire una sola parola sulla proposta di legge che con ogni probabilità sarà approvata dal Parlamento di Caracas. In pratica, siccome la campagna elettorale che dovrebbe portare il compagno Hugo all’ennesima rielezione (tanto può fare il Presidente a vita) si preannuncia lievemente più difficile delle precedenti tornate che l’hanno incoronato duce supremo in camicia rossa, è meglio mettere fin da ora le cose in chiaro, in modo da evitare brutti scherzetti: nel lessico di Chavez ciò significa carcere per chiunque disturbi la “quiete del Paese” o comprometta “gli interessi dello Stato attraverso qualunque mezzo” (radio, tv, agenzie, carta stampata e internet). L’articolato progetto di legge prosegue poi con l’elencazione delle pene (da 6 mesi a 4 anni) per chi raccoglie o contribuisce a divulgare informazioni considerate false e dannose per la pace sociale, la stabilità delle istituzioni, la salute mentale o la morale pubblica. I direttori e gli editori di testate che non rivelino alle autorità l’identità degli autori di articoli anonimi o firmati con pseudonimi, sconteranno la pena per conto di terzi.

Però! Molto interessante, specie per chi invoca un giorno sì e l’altro pure la libertà di stampa nel nostro Paese, monopolizzato dai peana in onore del Cavalier Premier. Fatto sta che, ancora prima che l’editto (questo sì bulgaro) dell’amico del vecchio Fidel sia stato approvato, ben 34 radio sono già state espulse dall’etere venezuelano per aver compiuto (cit. testuale) “crimini mediatici”. Altre 200 sarebbero a forte rischio. Le colpe? Aver detto che nel feudo di Hugo è aumentata l’insicurezza, che il narcotraffico sta facendo sempre più concorrenza ai celebri cartelli colombiani, che la popolazione è affamata. Per Chavez basta e avanza per mettere i sigilli a questi delinquenti nemici della Patria. Un bel caratterino, l’eterno Capo Supremo del Paese sudamericano, non c’è che dire. Eppure, dai nostri connazionali che si appellano a tutto l’appellabile per fermare il potere di Berlusconi, neanche una parola. Certo, non ci saremmo aspettati nulla da Diliberto, che più volte ha dato la propria solidarietà al Presidente in camicia rossa, ma da altri sì. Evidentemente hanno un concetto ben limitato di democrazia. Anche geograficamente.

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