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Un paio di considerazioni sull’Irap

L’Irap, introdotta nel nostro ordinamento nel 1997 dall’allora ministro del Tesoro Vincenzo Visco (primo governo Prodi), per sostituire ben sette imposte, tra cui la famigerata Ilor, è tornata alla ribalta come oggetto del desiderio dopo che Berlusconi ne ha annunciato l’abolizione.

E con questo annuncio è partita la campagna elettorale per le regionali del marzo 2010! Ma cos’è quest’Irap?

E’ l’acronimo di imposta regionale sulle attività produttive.
Soggetti passivi sono gli imprenditori, in qualunque forma, individuale o collettiva organizzati, e i lavoratori autonomi. 

Ma anche le onlus e gli stessi enti pubblici, regioni comprese.

La base imponibile è costituita dal valore netto della produzione che deriva dall’attività esercitata nel territorio della regione. 

Per legge, non sono deducibili i costi del lavoro e gli interessi passivi. 
Quando fu introdotta suscitò parecchio malumore tra i contribuenti, soprattutto perchè non consentiva ( e non consente ancora) la deducibilità degli oneri derivanti dal costo del lavoro.

Tuttavia a quest’imposta i contribuenti si sono abituati. Specialmente dopo che una sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, supremo organo giurisdizionale dell’Unione Europea, né certificò la compatibilità con l’ordinamento comunitario, affermando che essa non rappresentava un duplicato dell’Iva, altra imposta "storica" di derivazione comunitaria.

E meno male!
Se la Corte di Giustizia l’avesse cassata, mal ne sarebbe incolto alle casse dello Stato italiano dovendola restituire con effetti retroattivi dal 1997!

Miliardi e miliardi di euro!
Attualmente il suo gettito è calcolato in 38 miliardi annui, la grandissima parte dei quali, per trasferimento, viene passata alle regioni che ci finanziano il sistema sanitario.

Ergo, se venisse abolita, a nessun cittadino (e straniero) sarebbe più possibile garantire la gratuità (o quasi) della sanità pubblica.



Con la inquietante conseguenza che i meno abbienti, ma anche la classe media, non si potrebbe più permettere cure e assistenza sanitaria gratuite. I ricchi invece non ne subirebbero alcuna conseguenza, potendosi permettere cure a pagamento, come peraltro già fanno.

Noi cittadini italiani vogliamo questo?
Berlusconi, che dello Stato italiano "è vago come il cane del bastone", e che peraltro è straricco, ha lanciato questa indegna e infame proposta, cui spera abbocchino come tanti allocchi, i piccoli imprenditori, dopo che ai grossi ha garantito lo scudo fiscale. Perchè sa che con la crisi, per la quale il governo non ha fatto nulla, i piccoli imprenditori, vera ossatura del sistema Italia, sono con l’acqua alla gola.

E allora, da perfetto prestigiatore qual è, ha tirato fuori dal suo cilindro quest’idea.
Prima delle elezioni regionali, è ovvio, che per lui sono un importante banco di prova per vedere quanto ancora tiene presso il "popolo delle partite iva".

Ora però questo popolo ha visto che valore hanno le promesse del nostro Presidente del Consiglio dei ministri!

Gli crederanno ancora?
Vorranno barattare pochi spiccioli (perchè di questo si tratterà per ciascuno di loro) con la distruzione del nostro sistema sanitario nazionale, quando in America, dove non ne hanno ancora uno, il Presidente Obama sta lottando come un leone per garantire al più alto numero possibile di americani l’assistenza gratuita? 

Ma, soprattutto, gli crederanno ancora dopo tanti inganni? Perchè non è detto che poi la promessa la mantenga.

Ma quand’anche lo faccia, si renderanno contro di quale baratro è quello in cui l’abolizione dell’Irap, con conseguente distruzione del sistema sanitario nazionale, l’Italia verrà precipitata? 

Staremo a vedere.
Staremo a vedere se il proposito berlusconiano è più forte del buon senso. E su questo ci scommetteremmo. E staremo a vedere come, e se, i cortigiani del "principe", i tanti yesmen che lo circondano, avranno un sussulto di dignità.

E staremo a vedere se gli straniti membri del più grande partito di opposizione (quelli che Travaglio chiama i "diversamente concordi") sapranno fare opposizione per davvero.

E non quella messa in scena di opposizione che li ha portati a "votare lo scudo per omissione".
 

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