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Rosarno, caricatura d’Italia

Un tempo Leonardo Sciascia disse che la linea della palma si sarebbe alzata. Con quest’espressione intendeva dire che quelle caratteristiche negative della Sicilia, la cosiddetta cultura mafiosa, prima ancora che la mafia vera e propria, si sarebbero espanse anche nel resto del paese, peggiorandolo. Quella cultura cui lui faceva riferimento era la cultura della sottomissione, della remissione, della paura, del "calati giunco che passa la piena", della voglia di non cambiare mai. Quella frase fu effettivamente profetica. La Sicilia infatti negli anni è diventata veramente la rappresentazione di quello che c’era anche nel resto dell’Italia.
 
Questa linea si è talmente alzata che ormai la Sicilia ha perso il suo storico ruolo di caricatura dell’Italia intera. Oggi, infatti, è stata sopravanzata dalla Calabria. I recenti fatti di Rosarno ce lo dimostrano in maniera, credo, inequivocabile. Ancora non si sa, tant’è vero che è stata aperta un’indagine su questo, quale sia il ruolo della ’ndrangheta con le violenze ai danni degli extracomunitari. Una cosa però mi sembra evidente, ovvero che nella piana di Gioia Tauro è molto, molto difficile che avvenga qualche fatto di così grande rilevanza, con così importanti risvolti economici, senza che le ’ndrine abbiano un ruolo primario in tutto ciò.
 
La cacciata degli extracomunitari infatti è soprattutto un fatto economico, dato che molti di quegli stranieri lavoravano per gli imprenditori locali. Solo che, a differenza della gente del luogo, abituata da sempre a chinare la testa davanti ai soprusi dei boss, questi extracomunitari hanno posto dei limiti al loro sfruttamento, pretendendo dei diritti, delle possibilità. Insomma hanno iniziato a lottare per una cosa che gli italiani del posto non sognavano nemmeno più: la dignità.
 
Ma non sono solo i calabresi ad aver dimenticato cosa sia la dignità. Molti italiani, del nord, del sud, imprenditori o operai, di destra o di sinistra, sono ormai stanchi di lottare e hanno rinunciato alla dignità. Anche il razzismo che sta dietro a quelle violenze (come a molte altre) in fondo è sintomo di non aver più voglia di accettare l’altro, di farlo integrare in Italia. La via più semplice e comoda, ovvero quella dell’odio indiscriminato, della violenza, della segnalazione, del reato di clandestinità e di tutte le altre prese di posizione tipicamente leghiste.
 
I problemi di Rosarno dunque sono quelli che percorrono tutta l’Italia: la crisi economica, la mancanza di lavoro, il dominio dell’economia criminale, il razzismo, i problemi culturali con gli extracomunitari. Sono problemi che ognuno di noi vive ogni giorno, da Milano a Venezia, da Aosta a Napoli, da Roma a Cagliari, da Bologna a Palermo, da Firenze a Bari. Non è strano che esistano questi problemi. Ogni paese, ogni nazione ha i suoi problemi, noi abbiamo questi problemi quì. 
 
La cosa strana, a mio avviso, è che chi dovrebbe risolvere questi problemi guarda altrove. Il governo pensa ancora a fare questa riforma della giustizia, che altro non è se non una nuova serie di leggi e norme pensate per boicottare i processi contro Berlusconi. L’Italia è un paese che ha gravissimi problemi, l’ultimo dei quali sono i processi del presidente del Consiglio. Non è più una questione di destra o sinistra, garantisti o giustizialisti, socialisti o liberali, democratici o imperialisti. Qui ormai è una questione di emergenza nazionale. Abbiamo bisogno di un governo e di un parlamento che guidino questo paese fuori dalla melma nella quale si è cacciato. E il governo Berlusconi, con una maggioranza parlamentare a lui asservita, non può adempiere a questo compito.
 
Credit Foto: fortresseurope.blogspot.com

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