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Retribuzioni parametrate al reale costo della vita.

Senza spaccature tra Nord e Sud d’Italia, senza provincialismi ridicoli ed anacronistici, un dato va pur tuttavia denunciato. Nel belpaese ci sono città dove i prezzi sono più bassi e si spende meno, altre come le grandi metropoli dove la vita costa mediamente più del doppio. Un esempio su tutti, la casa: in provincia la casa costa mediamente il 60% in meno di quello che costa nelle grandi città! La differenza viene rilevata da Bankitalia che in un occasional paper redatto dai suoi ricercatori valuta la differenza complessiva del costo della vita intorno al 16-17%. Un dato che rilancia l’idea delle gabbie salariali: adeguare le buste paga al livello territoriale dei prezzi. Cioè buste paga più pesanti dove la vita è più cara. Bankitalia intanto oltre al problema dei prezzi indica anche una strada: servono - dicono sempre i ricercatori di Palazzo Koch - più scuola, infrastrutture, servizi ed una Pubblica Amministrazione più efficiente. Il costo degli affitti (effettivi e figurativi) nel Mezzogiorno è pari a circa il 60% di quello del Centro-Nord. Sulla base dei calcoli comparativi, che considerano anche l’indagine Istat sui consumi delle famiglie, i ricercatori della Banca centrale arrivano ad un indice complessivo del costo della vita che per le regioni del Sud è inferiore del 15% rispetto a quelle del Centro-Nord. Aggiungendo altre voci (come il costo dell’energia o i servizi) si arriva quindi ad una differenza fino al 17%. Da questi dati - ma non c’era certo bisogno di scomodare i ricercatori di Bankitalia o i fasulli “panieri” dell’Istat, ma guardarsi un po’ intorno - appare del tutto evidente come il "popolo delle buste paga" annaspi e sia in evidente sofferenza dappertutto, ma in special modo laddove il costo della vita ha assunto livelli di “guardia” preoccupanti! Prima che il governo affidi al “solito Bertolaso” una situazione ai limiti della catastrofe, andrà posta la massima attenzione a tutte quelle proposte riguardanti l’adeguamento delle buste paga al “reale” costo della vita e perché no, anche ad eventuali parametri retributivi legati alle diverse realtà territoriali del Paese.


Intanto, dopo l’annuncio del ministero dell’Interno del “decreto-Ronde”, il governo si appresta ad un altro passo indietro: un tuffo nel passato. Ricordate la ”Cassa del Mezzogiorno”? Ebbene, una nota del ministero delle Finanze informa che "il professor" Giulio Tremonti sta da tempo lavorando ad un progetto tutto "privato" di "Banca del Mezzogiorno": una recrudescenza del vecchio assistenzialismo dal sapore tutto democristiano che tanti danni ha fatto e che tanti continuerà a farne!

Commenti all'articolo

  • Di franz (---.---.---.243) 8 agosto 2009 12:35

    Certo, certo.
    Cosa che non viene detta dalle statistiche è che l’altissima disoccupazione del mezzogiorno rende necessario un abbassamento del costo della vita: le famiglie sono spesso monoreddito e non potrebbero sopravvivere con gli stessi costi del nord.
    In più le gabbie salariali già esistono in considerazione del fatto che il lavoro nero non viene affatto retribuito sullo stesso livello di quello reale.
    Meno lavoro, più nero mal pagato. Minore dinamica economica, minore costo della vita. Gabbie di fatto.
    I motivi del sottosviluppo? Tra i tanti il parassitismo delle mafie e l’interesse del nord a mantenere lo status quo: il sud è un mercato di tipo coloniale che assorbe prodotti industriali ma non è in grado di generare concorrenti di alto livello.

  • Di Fabrizio (---.---.---.235) 19 agosto 2009 16:47

    vi siete dimenticati di dire però che la stessa Banca d’Italia denuncia che i redditi nel Sud sono più bassi del 22% http://www.corteconti.it/Cittadini-/Rassegna-S/agosto2009/11082009/001.pdf
    Inoltre, considerando che le due regioni più ricche (o meno povere) sono Lombardia e Lazio (http://notizie.tiscali.it/articoli/economia/09/08/14/lombardia_regione_ricc a_234.html) e che sono le stesse ad avere i tassi di costo della vita più alti, non vi sorge il dubbio che quella delle gabbie salariali sia un tentativo per ingenerare una sorta di guerra e : è tutta propaganda sulla pelle degli italiani, da Nord a Sud più poveri, più malpagati e indebitati
    La lotta per un paese più forte dobbiamo farla tutti insieme; siamo già poco competitivi così, figuriamoci se ci regionalizziamo pure!

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