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 Home page > Tribuna Libera > Ora occorrerebbe una riflessione seria su Roberto Saviano

Ora occorrerebbe una riflessione seria su Roberto Saviano

Roberto Saviano ancora una volta ha ribadito a Monaco di Baviera che non si candida: vuole fare lo scrittore, non il politico.
 
Ciononostante non può in questo momento ignorare la sua fama, non può ignorare le 325.000 persone che fino ad oggi hanno firmato il suo appello, e soprattutto non può ignorare il fatto che molte delle 325.000 persone che l’hanno firmato, a prescindere da tutto, l’hanno fatto proprio perché è un suo appello, e non di un pincopallino qualsiasi.

Roberto ora ha un potere. Dovrebbe accettarlo, senza arrossire più di tanto. Il potere della sua penna si è trasformato in quello della sua parola, e quello della sua parola in quello delle sue idee. Credo che esistano migliaia di persone che come me lo stimano tanto, ma che ora si aspettano altro. E si aspettano di più.


Non può fingere di non aver preso una posizione, l’ha presa e come. L’ha presa quando chiede nel suo appello a Berlusconi: "Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica". Si sbaglia perché in questo momento è una questione politica eccome: è una posizione di sinistra, perché c’è Berlusconi al potere e questa legge serve a lui, ma nessuno di noi può dimenticare il disegno di legge n°878, firmato Anna Finocchiaro del PD, che nel luglio del 2006 già parlava di "prescrizione breve".

Ha proposto un appello su La Repubblica, e non sul manuale delle Giovani Marmotte. Ha proposto un appello sul giornale di quel De Benedetti da sempre acerrimo nemico di Silvio Berlusconi, e sapeva di non poter fare a meno di richiamare su di sè l’attenzione dei quotidiani filogovernativi.

Quando dice nel suo appello "io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore" mente. Sa bene Roberto, o potrebbe immaginarlo, di quante persone ora rappresenta, di quante persone come me lo reputano un punto di riferimento importante, e non una parola o un semplice scrittore. Sa bene Roberto che la strada contro la criminalità organizzata ha un solo senso, quello della giustizia, della legalità e dell’educazione civica, mentre quella contro Berlusconi ne ha almeno diecimila. Perché contro Berlusconi non basta dire "Vergogna -Vai in galera - Ritira la Legge - Dimettiti". Ci vogliono persone, buoni esempi, non solo predicatori, ma uomini di buona volontà. Ed ora potrebbe essere il suo momento, per dimostrare, e non solo per manifestare.

Potrebbe essere una persona giusta, per la Regione Campania, o per l’Italia intera. Roberto Saviano ora dovrebbe decidere, dovrebbe schierarsi. Per quanto vogliamo ignorarlo, o fingere di non capirlo, con il suo appello in realtà già l’ha fatto. Volontariamente o involontariamente.

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