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 Home page > Tribuna Libera > La novena dell’Immacolata

La novena dell’Immacolata

Si va da un pezzo sostenendo che il dolce e gradevole clima del nostro Bel Paese si sia imbarbarito, che non esistano più stagioni intermedie, che abbia preso corpo un vero e proprio processo di tropicalizzazione delle caratteristiche atmosferiche e così via, ascrivendo l’insieme degli stravolgimenti al cosiddetto effetto serra e a una serie di altri fenomeni fisici.
 
Non v’è, però, dubbio che, alle cause già esposte, bisognerebbe aggiungere tutta una serie di comportamenti dell‘uomo e i riflessi dei suoi nuovi modelli di vita: l’inquinamento del suolo, del sottosuolo, dei mari, dei fiumi, del cielo. Bisognerebbe riconoscere, in fondo, che l’imbarbarimento, o, in questo caso, degrado, ha finito col penetrare anche nelle nostre menti, che, al giorno d’oggi, si presentano più che altro pervase e dominate da mode egoistiche, egocentriche e goderecce, da emulazioni tout court, dalla confusione perenne tra valori e non valori.

Com’è possibile approvare o peggio ancora seguire il diffuso vezzo del cellulare incollato all’orecchio finanche in chiesa? Come si fa ad accettare la tendenza, purtroppo presente non solamente da noi ma in tutti i paesi cosiddetti evoluti, ad allungare a dismisura la parentesi prenatalizia, con la tipica atmosfera di luci, addobbi, panettoni e robe del genere che viene creata sin dal giorno della Commemorazione dei defunti? Che roba è questa? Che senso contiene, salvo la spinta fortissima delle false sirene dei pubblicitari, miranti solo a preparare, presentare e proporre a iosa listini di prodotti, merci, articoli e servizi mirabolanti, diversi dei quali quasi mai utili e più che altro voluttuari e illusori?
 
Se ci soffermassimo sulla verità profonda di certe messe in scena, anziché gioire con la vista e con i pensieri, ci accorgeremmo di provare imbarazzo, se non addirittura disappunto e avversione.
 
Oramai, così com’è avvenuto per le stagioni del calendario, si tende a sotterrare le festività e le ricorrenze religiose intermedie, minori per definizione, ma certamente non di secondo piano dal lato del loro tradizionale significato di costume, di fede e di credo. Per stare su questo ragionamento, mi viene in mente l’imminente celebrazione dell’Immacolata, l’8 dicembre.
 
Almeno per i cattolici, trattasi da sempre di una grande, bella e cara festa, con i suoi riti e le usanze tipiche, già dalla veglia o vigilia, consistenti in riunioni in famiglia o fra amici e in determinati menù: ora, perché lasciare annegare questa plurisecolare festa nella pagana kermesse commerciale, in pieno, anticipato e allargato svolgimento del Natale? A mio avviso, ciò è sbagliato, giacché non riveste alcun significato valido, se non le finalità connesse con i richiamati, ingordi interessi dei potenti operatori pubblicitari. Varrebbe invece la pena di ricordare (ovviamente solo per i cattolici) anche l’antico sentire della novena dell’Immacolata. Che bella abitudine. Proprio una sana e buona devozione.
 
Sovente, la vita arida, fredda e fuggitiva non appaga affatto: non basta correre, arrampicarsi, sbattere, agitarsi; v’è, al contrario, bisogno di pensare, di guardarsi dentro, di riappropriarsi con la mente e con la coscienza, per quanto più possibile, di quelle vecchie tradizioni che, sotto sotto, ci conferivano una solida educazione e ci aiutavano a crescere obiettivi e rispettosi.
 
E, comunque, non lasciamoci fuorviare dall’effimero o da ciò che appare e nulla più. A Milano, nella frivola, materialistica e laicissima Milano, c’è ancora l’usanza di celebrare solennemente la "Novena dell’Immacolata in Duomo", iniziativa annunciata e divulgata con tanto di locandine pendenti in tutte le vetture della rete metropolitana: questa sì, una positiva invenzione di pubblicità. Nel periodo in cui abitavo da quelle parti, ho potuto fare un’esperienza diretta, lasciandomi in pratica prendere, con entusiasmo, dal richiamo in questione. Così, anticipando di una mezz’oretta la fine dell’attività lavorativa e differendo di un’altra mezz’oretta il rientro a casa, mi recavo anch’io in Duomo. Che spettacolo vedere la grande cattedrale ambrosiana ricolma di fedeli, gente di ogni età, soprattutto giovani, e di ogni ceto e condizione, dai meno abbienti agli imprenditori e/o finanzieri di fama. Le brevi parentesi di raccoglimento partecipativo si rivelavano pregne d’arricchimento per la coscienza e il cuore, al punto che, uscendo per strada e ritornando alla normale vita, avvertivo dentro come un cambiamento migliorativo, mi sentivo capace di muovere passi più leggeri sulle scorze e sulle ruvidezze del mio carattere e della quotidianità in genere.
 
Perché, dunque, invece di far catena dietro ai richiami degli addobbi natalizi oltremodo anticipati, non accostarsi e ritornare a questo genere di tradizioni, come se la novena dell’Immacolata in Duomo a Milano si estendesse all’improvviso e prodigiosamente a tutti i luoghi di culto, grandi e piccoli, in ogni dove? E’ solo utopia? Ovvero, sarebbe bene e utile pensarci su un attimo?


Nel mio piccolo e nella mia singola interiorità ho deciso: da lunedì 29 novembre tornerò a rivivere la preparazione alla festività dell’Immacolata nella piccola e suggestiva chiesa di Santa Maria della Grazia in Piazza S.Oronzo a Lecce.

In fondo, le luminarie e gli acquisti di doni possono attendere.
 

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