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La casta inadatta a governare: parte seconda

Nel mio precedente articolo di due settimane fa ho tratteggiato in linee generali il profilo di una classe politica che rassomiglia ad una casta chiusa o semichiusa, a seconda dei casi, che è, per problemi di rappresentatività, incapace di capire e risolvere i veri problemi della nazione.

 

Se nell’articolo succitato ho dato un giudizio critico di tutta la classe politica tout court, in questo, invece, inevitabilmente parlerò della cattiva gestione della cosa pubblica dell’attuale maggioranza.

In quest’ultima decade si sono verificati eventi e fatti che hanno urtato la mia sensibilità di cittadino, e sono comparsi articoli su noti settimanali, che hanno destato il mio interesse sulle vere priorità del nostro paese.

In primis mi preme sottolineare un evento come la manifestazione dei sindacati delle Forze dell’Ordine, a Roma, dove in 30mila hanno sfilato davanti alle finestre dell’ufficio del ministro Brunetta, scandendo slogan che hanno denunciato fatti vergognosi, come l’istituzione delle ronde e allo stesso tempo la riduzione degli operatori di sicurezza del 40% con rispettivi tagli ingenti di fondi e risorse.

Giudicate voi: un governo che toglie la sicurezza dalle mani dei tutori pubblici per darli ai privati cittadini; ciò è semplicemente folle.

Permettetemi anche di dire che si denota la più forte impotenza quando vengono minacciati magistrati, giornalisti, scrittori e quanti altri, e lo Stato si limita a dare solo la scorta, ma non ad intervenire sul territorio e sull’ambiente criminale come uno Stato dovrebbe.

Mi chiedo come sia possibile che tali cose avvengano in una nazione dove c’è Stato di diritto, premesso che si sappia cosa ciò voglia dire. E loro anziché rafforzare l’apparato di sicurezza, tagliano i fondi alle forze dell’ordine e attuano decreti come quello sulle ronde.

Ha detto bene Di Pietro: “Se anche le forze di polizia sono costrette a scendere in strada per far valere i loro diritti per servire il paese, allora vuol dire che siamo veramente alla vigilia di uno sfascio!”.

In più, altra cosa vergognosa che getta una cattiva luce sul governo è la vicenda dolorosa di Stefano Cucchi, certamente la magistratura deve far luce, ma il modo e la lentezza con cui il governo ha interloquito con la famiglia e l’opinione pubblica denota la sicura cialtroneria governativa che affligge tutto lo Stato italiano.

Altro elemento che ha messo in risalto le inadempienze del governo attuale è un servizio comparso sull’ultimo numero di un noto settimanale, dove un inviato ha potuto intrufolarsi in tutte le più importanti aule di tribunali, nonché varie corti, dimostrando che chiunque poteva sottrarre documenti, atti, sentenze e quant’altro d’ importante dagli uffici di tali organi giudiziari.

Così, mentre i nostri beniamini della politica si fanno le leggi ad personam e meditano di riformare il sistema giudiziario italiano, si scopre, grazie ai loro tagli, che il sistema medesimo è ridotto ad un groviera, anche grazie a loro “prezioso” apporto.

Apertis verbis: una giustizia da riformare, ma che con i tagli vede ipotecata la sua già monca funzionalità!

Se da un lato, poi, con la loro cialtroneria denotano la più completa ignoranza nel gestire la cosa pubblica per gli interessi di tutti e non solo per una parte della collettività - come tra l’altro già fanno - dall’altro toccano proprio il fondo quando fanno promesse populiste che, se mantenute, porterebbero il debito pubblico alle stelle. Puntualmente qualcuno ha dato fiato alla bocca e ha detto che è arrivato il momento di abolire l’Irap.

Fammi pensare un attimo: il debito pubblico è arrivato a vecchie soglie, tu togli l’Irap. Con che cosa la rimpiazzi?

Questa classe politica è brava, ha tolto l’Ici! La cosa che fra un po’ si capirà, è che i servizi comunali aumenteranno le rette, perché senza Imposta comunale sugli Immobili i comuni non possono sovvenzionarsi. Morale: le rette aumenteranno anche per quelli che la casa non ce l’hanno mai avuta, … e loro l’Ici non la pagavano.

La casta inadatta a governare ha il suo grande portabandiera in una personalità che pur avendo giurato sulla Costituzione, dimostra tutto il disprezzo per la Res Publica, e per tutto quello che noi siamo, quando dice: “Se mi condannano, non mi dimetto!” Come per dire: “Fate quello che volete, ma io faccio quello che voglio!” Bell’esempio! Non c’è che dire!

Tutte queste cose denotano l’alienazione di questi personaggi, che fanno finta di reggere le sorti dello Stato, ma che in realtà reggono le sorti del loro status quo, negligendo i veri problemi della nazione, remando contro lo spirito democratico e rimandando ad oltranza le vere riforme e omettendo di aiutare veramente le classi più esposte alla crisi.

Una volta dicono che la crisi non c’è: aiutano le banche e non fanno niente per aiutare i cittadini più esposti.

Poi un’altra volta uno di loro, dopo aver contribuito in parte ad abolirlo, dice che il posto fisso è la base della società, ed a lui si affianca il solito mattacchione che dice di essere d’accordo, come se a presiedere il governo che a varato la legge Biagi ci fosse stato mio nonno. Un’altra volta ancora dice che è arrivato il momento di togliere l’Irap, senza pensare se sia attuabile o no, … infatti, poco dopo qualcuno dice puntualmente che non se ne può fare niente.

Insomma il pressappochismo di questi personaggi è proverbiale, e mentre la nazione aspetta manovre concrete per non sprofondare nella melma, non solo pensano a farsi le leggi ad personam, con avvocati eletti onorevoli e pagati come tali, che si assentano dal parlamento fino al 75% delle sedute per curare gli interessi dei loro noti clienti, si permettono pure di dire delle emerite sciocchezze.

In più, la loro ultima preoccupazione è ora di limitare la libertà di espressione su internet - che a quanto sembra non è proprio come la “loro” TV - dove, a quanto pare, il consenso per il premier e il suo partito non è proprio al 68%.

E come se non bastasse, l’Italia continua a tollerare una casta che tutto fa, tranne che servire il popolo, quello vero.

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