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La Bolivia verso il Morales bis

Domani 6 dicembre si tengono le elezioni politiche per la presidenza e il Parlamento. Appare abbastanza scontato che Morales venga eletto al primo turno

Le elezioni politiche (presidenziali e Parlamento) che si terranno in Bolivia il prossimo 6 dicembre sono frutto di un difficile accordo tra il Movimento al Socialismo (Mas) di Evo Morales e i partiti di opposizione. L’accordo stabiliva che, nel caso venisse approvata la nuova Costituzione (il che è avvenuto a gennaio 2009) si sarebbe andati a elezioni anticipate. La proposta era stata avanzata dal Mas per votare in un clima economico più favorevole grazie alle politiche fiscali espansive messe in atto per contrastare la crisi internazionale. Nel nuovo contesto costituzionale, inoltre, lo stesso Morales potrà candidarsi di nuovo e questo, grazie anche al suo personale carisma, dovrebbe favorire il rafforzamento del Mas. Come contropartita l’opposizione ha voluto che si adottasse un nuovo sistema elettorale con l’applicazione del modello biometrico (foto e impronte digitali) per evitare frodi elettorali di cui già in passato ha accusato il governo. La nuova legge elettorale prevede per la prima volta la possibilità di voto all’estero. Per ragioni tecniche queste elezioni si svolgeranno solo in Argentina, Brasile, Stati Uniti e Spagna, paese quest’ultimo dove risiedono il 30 per cento dei boliviani registrati all’estero. Obiettivo dell’opposizione è evitare che Morales sia proclamato presidente al primo turno. Per contrastare l’egemonia del Mas (e quindi del suo candidato), per la prima volta dopo il ritorno alla democrazia nel 1985, i candidati presidenziali dell’opposizione si sono presentati in numero ridotto (7 nomi). I più accreditati sono Reyes Villa, che ha forti appoggi nella cosiddetta “mezza luna” formata dalle regioni che hanno votato per l’autonomia dal governo centrale, e Doria Medina, un imprenditore di successo appoggiato anche del presidente del Senato, dove l’opposizione ha 15 seggi su 27.
 
Mentre appare abbastanza scontato che Morales venga eletto al primo turno non è ancora certo se il Mas raggiungerà la maggioranza al Senato. Durante la campagna elettorale il Movimento ha cercato di trarre profitto dalle misure prese dal governo a sostegno dei settori più poveri: aiuti alla maternità, all’educazione, ai settori rurali. La mobilitazione ha coinvolto anche la Cob (Central Obrera Boliviana), che ha deciso di rinviare il suo congresso a dopo le elezioni per impegnarsi in una campagna elettorale “organica” a favore di Morales, ferma restando la proibizione per i dirigenti sindacali di candidarsi al parlamento, pena l’espulsione e/o l’impossibilità di essere eletti al prossimo congresso della Cob.
 
Insieme alle elezioni politiche si terrà anche una serie di referendum per l’autonomia a vari livelli (dipartimentale, regionale e indigena nei comuni). Il tema dell’autonomia è l’aspetto più innovativo (e, per la sua complessità, sottovalutato) del cambiamento che si è avviato nel 2005 con la vittoria di Morales. Il Mas è stato capace di non lasciare i processi autonomistici in mano all’opposizione, che voleva giocarli solo in chiave politica contro il governo centrale.Ha pensato così di allargarli anche al riconoscimento degli aspetti identitari indigeni, riconducendo poi tutto il tema dell’autonomia alle disposizioni contenute nel nuovo testo costituzionale voluto da Evo Morales.

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