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L’uranio francese del deserto

La nazione Tuareg attraversa diversi stati. Un po come il Kurdistan
La "nazione" Tuareg attraversa diversi stati. Un po’ come il Kurdistan

In Europa è tornato il dibattito sul nucleare. La Francia in capofila, seguita da alcuni paesi dell’Est - l’Ucraina è entrata in affari per la costruzione di una centrale in Russia - e, naturalmente, l’Italia.
Si sa anche, tuttavia, che l’uranio è in diminuzione e, quindi, il suo costo aumenta ogni anno.

Come a rinverdire le speranze di coloro che approvano le centrali, e quindi le scorie nucleari, in Niger è stata inaugurata una nuova miniera del prezioso materiale. La seconda più grande del mondo, la più grande dell’Africa. In ogni caso, le stime sul costo del minerale comprendevano già questa nuova "scoperta".

Il Niger è una democrazia multipartitica dal 1992. Da allora un paio di colpi di stato fino a quello del 1999, in cui la costituzione è reinstallata, i partecipati dei coup assolti. Il presidente attuale è Mamadou Tandja, al potere dopo le regolari elezioni del 2004. Nella sua carriera si conta un colpo di stato al primo presidente eletto, nel 1974, con cui strinse poi un accordo e si accontentò dell’incarico di ministro degli interni.

Il Niger sopravvive quasi esclusivamente grazie all’esportazione di materie prime. Che, di solito, si trovano nelle aree desertiche del nord, al confine, o proprio dentro, il Sahara meridionale.

Le popolazioni che vivono in quelle aree sono i Tuareg, sparsi lungo tutta la fascia del deserto ma con una caratteristica fondamentale: sono nomadi, per le ovvie circostanze ambientali. 

Cartina del Niger con la zona della miniera, a nord del paese
Cartina del Niger con la zona della miniera, a nord del paese

Tuttavia, reclamano parti di territori come propri. Non hanno residenza fissa, oppure parzialmente, tuttavia i governi centrali si impongono nelle aree dove abitano sfruttando le terre e specialmente la popolazione locale. Che, infatti, è composta anche di Tuareg.

Il Niger, ex colonia francese, ha vietato la pratica centenaria della schiavitù solo nel 2003. Ma così come era stato fatto nell’800, uno sfruttamento così radicato non smette di punto in bianco. Organizzazioni anti-schiavitù dicono che migliaia di persone vivono ancora in soggiogamento.

Nel 2007 è stata lanciata una nuova ribellione tra i Tuareg contro il governo centrale della capitale Niamey. E’ stato scoperto nella zona di Agadez, prevalentemente di questa etnia, uno dei più grandi giacimenti di uranio mai visti. In realtà i Tuareg in Niger non hanno mai chiesto l’indipendenza, ma solamente una fetta dei profitti ricavati. Un loro diritto, prendendo anche in considerazione l’inquinamento del territorio che le miniere portano con sé, oltre al forzato insediamento di migliaia di lavoratori da tutto il paese.

Il presidente Mamadou con lalter-ego cinese. La Cina si fa di anno in anno più interessata alle materie prime africane.
Il presidente Mamadou con l’alter-ego cinese. La Cina si fa di anno in anno più interessata alle materie prime africane.

 

Martedì il presidente Mamadou ha incontrato i ribelli e inaugurato la miniera. Ai primi ha detto che se deporranno le armi darà loro un’amnistia generale. Non ha parlato di come dividerà i profitti, se aumenteranno ancora di più la corruzione endemica della società lasciando ancora e sempre più povere la popolazione.

Ma se è tanto povero il governo chi ha costruito la miniera? Una compagnia mineraria francese, la Areva. La Francia, infatti, tiene le mani ben stretta sulla sua ex-colonia, perché da lei dipende il rifornimento per le numerose centrali nucleari sul suo territorio, anche in vista della salita dei prezzi previsti per il minerale. Guerriglia o meno. Diritti o meno.

E l’Italia? Se si vogliono costruire centrali nucleari, l’uranio lo prenderemo dalla Francia? Tanto vale acquistare direttamente l’energia, come già facciamo d’altronde.

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