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L’uomo che si minacciava da solo firmando BR


"Per me, non lo nego, il mio lavoro è una missione". E’ sincero, Francesco Guzzardi, collaboratore de "Il Giornale" mentre scrive ai suoi lettori. La sua missione è condurre inchieste nella Valbisagno, "vallata che amo e dove vivo", scavare nella melma di degrado in cui sguazza oramai da alcuni anni, da quando gli extracomunitari bivaccano nella zona scippando mamme, generando risse e commettendo le angherie più impensabili. Un paladino dei giusti, un Cavalier cortese.
 
Come l’esperienza ci insegna, un giornalista di tale levatura rischia grosso, a ficcare il naso in affari più grossi di lui. "Le antipatie (e altro) verso di me hanno cominciato a prendere forma da quando iniziai a seguire i consigli di circoscrizione, adesso municipali, denunciando sul Giornale le cose che non andavano", spiega Guzzardi. "I problemi, per me, sono cominciati in quel momento". 
 
Arriva, infatti, l’incubo dell’intimidazione: "Sono arrivate le minacce sotto forma di volantino anonimo. Lasciamo alla polizia il compito di svolgere le indagini e risalire ai colpevoli". Il volantino, rinvenuto la scorsa settimana sotto la porta d’ingresso della redazione de Il Giornale, è anonimo, ma quel simbolo, la stella a cinque punte, non lascia dubbi. Sono state le Brigate Rosse.
 
Chiaro e liscio come l’olio, nevvero? Peccato che sia tutta una farsa, e che il volantino sia stato vergato a mano dallo stesso Guzzardi. Le minacce al capo della sede Massimiliano Lussana, alla redazione intera e allo stesso Guzzardi: tutta una sua creazione, che riassume il suo sincero amore per la verità.
 
Il giornalista, una volta scoperto, ha confessato di aver redatto e spedito il volantino per denunciare l’esistenza di altre minacce, stavolta reali, rivolte a lui stesso e alla propria famiglia da alcuni malavitosi e nomadi della periferia genovese.
 
Sarà, ma l’idea di essere denunciato per procurato allarme e simulazione di reato mi sembra poco allettante rispetto a quella di denunciare direttamente alle autorità le minacce subite nel mondo reale.
 
In un’Italia in cui, a sentire i telegiornali, sono quasi sempre gli extracomunitari gli autori di stupri e altre nefandezze, è legittimo ricorrere a simili trucchetti? Pare insensato commettere un reato per denunciarne un’altro. Perchè non denunciare, tra le righe dei suoi appassionati articoli, di avere subito delle minacce dai nomadi, invece che inventare un avventore estraneo alla vicenda?
 
Mentre il capo della redazione genovese del Giornale dichiara il proprio stupore per la triste scoperta, fioccano le dichiarazioni di solidarietà dai lettori del quotidiano. "Esprimo a te, Massimiliano, e a tutta la tua redazione la mia sincera solidarietà" scrive uno di questi, "e condanno questa aggressione terrorista e i continui vergognosi attacchi che spesso vengono rivolti alla vostra testata da parte degli anti-italiani. La stessa solidarietà valga anche a tutti quei giornalisti che svolgono il delicato compito di informare con correttezza la collettività". Inclusi quelli che inventano le notizie? Certo, suvvia: non facciamo gli anti-italiani.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.136) 10 gennaio 2010 01:41

    Caro anonimo che scrivi senza firmarti, te lo spiego subito il dubbio che ti tormanta e che hai scritto (perche altrimenti dalla tua testa, pensando e ripensando non sarebbe uscito nulla...). Te scrivi: "Perchè non denunciare, tra le righe dei suoi appassionati articoli, di avere subito delle minacce dai nomadi, invece che inventare un avventore estraneo alla vicenda?"
    Perchè dopo avere fatto una denuncia 2 mesi prima alle autorità e dopo avere chiesto al direttore lussana di scrivere qualcosa sulle minacce ricevute, ne le prime ne il secondo mi hanno aiutato. 

    Ti auguro di non trovarti mai una pistola puntata come è successo a me con in braccio la mia figlioletta.

    Ma se dovese capitare e nessuno ti aiuta, scoprirai amaramente che hai poche possibilità: io ho usato quella che ho ritenuto opportuno e ho pagato sulla mia pelle.

    Inoltre nessuno mi ha scoperto ma mi sono autodenunciato dopo che coloro che mi hanno minacciato, sentita aria di Digos, si sono a loro volta autodenunciati (minacce nei miei confronti) e io ho risolto il problema da solo!

    Tutto il resto poi, è farina del sacco di coloro che mi hanno sfruttato per anni per un pugno di riso e che hanno marciato sulla notizia. Sul mio dramma. Volente o nolente...

    Tanto di dovevo e ti saluto.

    Francesco Guzzardi 

  • Di Elisa (---.---.---.24) 10 gennaio 2010 11:35

    Caro Francesco Guzzardi,

    io sono solo una tirocinante della redazione, e a questo è dovuto sia il nome (per un errore durante l’iscrizione al sito), sia l’articolo. Per scriverlo mi sono basata su ciò che della vicenda hanno detto gli altri giornali, e forse qui è stato il mio errore. Se così è stato, mi dispiace e me ne scuso, avrei dovuto approfondire maggiormente.

    La notizia mi ha colpito particolarmente per la facilità con cui ha generato dichiarazioni di sdegno per l’opposta fazione politica: tra le dichiarazioni di solidarietà molte sono state quelle che si rifacevano al concetto di quella da me riportata. Evidentemente gli italiani preferiscono di gran lunga schierarsi contro i propri concittadini di diversa fede politica, piuttosto che far fortezza contro la criminalità degli immigrati, che pure viene decantata e condannata a reti unificate.

    Mi assumo le mie responsabilità sull’articolo, il resto può farlo solo il restante mondo dei media e il direttore Lussana che, prima, ha rifiutato di aiutarla e, poi, si è dichiarato solidale a cose fatte. Io sono agli inizi, loro no.

    Saluti,

    Elisa Lai

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