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Insipienza 4: la durata del processo penale

Dal dizionario della lingua italiana De Mauro: insipienza = ignoranza, ottusità di mente, stoltezza, stupidità.

Nel settore penale, al netto dei tempi per giungere alla prima udienza occorrono in media:
· 630 giorni per il giudizio dei tribunali collegiali;
· 603 giorni per le Corti d’Appello;
· 426 giorni per le Corti d’Assise;
· 242 giorni per le Corti d’Assise d’Appello;
· 280 giorni per la Cassazione.
 
Dinanzi a questo inaccettabile andazzo, la mini-riforma del cosiddetto processo breve prevede l’estinzione del procedimento se si supera il tempo di due anni in una delle tre fasi, se l’imputato non è un pregiudicato e se il reato contestato non ha particolare rilevanza sociale. Ecco l’insipienza.
 
Innanzitutto perché una norma atta a limitare la durata dei processi, ma non di validità generale? Forse che Enzo Tortora, innocente come Gesù Cristo, non è stato perseguito per reati di particolare rilevanza sociale? E poi, nel concreto, in cosa consiste questa iniziativa per ridurre la durata dei processi penali? Non sappiamo. Proprio non ce la beviamo: questa norma sembra essere stata congegnata per evitare al premier i processi che ha in corso, pur restando accettabile alla pubblica opinione.
 
Per affrontare il problema dell’eccessiva durata dei processi penali forse dovremmo studiare meglio il modello britannico. In Inghilterra, dopo la conclusione delle indagini, l’imputato ha il diritto di essere ascoltato dal giudice in una prima udienza, che deve avvenire entro il termine perentorio di ventitré giorni, e in questa udienza potrà dichiararsi colpevole o innocente e dire la sua versione dei fatti. Nella stessa è possibile fare un calendario delle udienze, sino alla sentenza. A dire il vero, un tempo questo intervallo era di diciotto giorni, poi l’indolente magistratura britannica ha ottenuto che diventasse di ventitre giorni, suscitando un’aspra reazione polemica dei giornali per l’attentato ai diritti civili dei cittadini. Hanno fatto il finimondo.
 
Certo questo obbliga i giudici a frequentare con una certa assiduità i propri uffici, ma non dovrebbe essere un problema per noi: possiamo chiedere al sempre più simpatico ministro Renato Brunetta di tempestare di tornelli tutti i Palazzi di Giustizia della penisola, direttamente collegati con l’ufficio paghe del Ministero, e per chi manca all’appello stipendio decurtato. Vedrete che, minacciati nel portafoglio, cambieranno abitudini.
 
E così, forse, la durata dei processi penali diminuirà.
 

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