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Haidar: l’attivista saharawi torna a casa

Torna a casa senza condizioni e senza dover chiedere scusa Aminadu Haidar, l’attivista saharawi bloccata a Lanzarote da 32 giorni!
 
L’avevamo lasciata, moderna Viktor Navorski, all’aeroporto di Lanzarote, immobile, ferma nelle sue posizioni e soprattutto in sciopero della fame da quasi un mese. Poi il mese è passato e Haidar, l’attivista saharawi, è stata costretta ad essere portata in ospedale, e la situazione sembrava sempre più immobile, con accuse che rimbalzavano tra Spagna, Marocco, Algeria e i territori del Sahara Occidentale.
 
Ieri, improvvisamente, la svolta. Le trattative tra Spagna e Marocco erano continue, il “caso Haidar” era ormai una patata bollente che la Spagna non riusciva a risolvere, poi l’annuncio: la Haidar sarebbe stata riportata in aereo a El Aaiún nel Sahara Occidentale, dal quale era stata espulsa il 14 novembre, in seguito a problemi col passaporto sul quale, come paese di provenienza, non era indicato il Marocco, bensì il Sahara Occidentale non riconosciuto dallo stato nordafricano.
 
Erano in tanti i personaggi del mondo dello spettacolo, della letteratura e della politica che avevano espresso solidarietà all’attivista saharawi, tra questi l’attore Bardem, il Premio Nobel Saramago (che da anni si interessa alla causa Saharawi), ma anche la Clinton, la quale ieri ha dichiarato tutta la sua soddisfazione: “Sono contenta di apprendere la decisione marocchina” ha detto il Segretario di Stato americano.
 
Il Ministro degli esteri spagnolo Moratinos si è detto soddisfatto e ha sottolineato che non c’è stata alcuna concessione, ma il risultato è stato ottenuto grazie “ad un’ampia negoziazione col Marocco che alla fine ha capito che la Haidar doveva tornare”. Moratinos, inoltre, ringrazia anche Stati Uniti e Francia che sono state parte attive in questa trattativa.
 
Proprio un viaggio in Francia del Ministro degli Esteri marocchino Taieb Fassi Fihri il 14 dicembre, infatti, è stato il momento che probabilmente ha convinto il Marocco a lasciar tornare in patria l’attivista saharawi. Dove non era riuscito Ban Ki Moon (che oggi esprime tutta la sua contentezza) a New York, ce l’hanno fatta Kirchner e Sarkozy. La paura che la Haidar potesse diventare una martire è stata più forte dell’orgoglio marocchino. Il Governo ha detto di aver accettato la richiesta di “paesi amici” e di averlo fatto per “ragioni umanitarie”, riprendendo però la donna le cui proteste “non hanno nulla a che fare con la promozione dei diritti dell’uomo”. 
 
La Haidar, che da anni si batte a favore dell’indipendenza del popolo Saharawi, ha rivisto i suoi due figli e sua madre e tornerà a chiedere l’autonomia del suo popolo, con quel referendum che da anni tutti promettono, ma nessuno mette in pratica.

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