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Fiat-Chrysler. Decide la Corte Suprema

A decidere la vendita degli asset della compagnia di Detroit alla casa torinese sarà la Corte Suprema degli Stati Uniti, alla quale tre fondi pensione dell’Indiana hanno presentato ricorso.

NOTIZIE AMERICANE

Venerdì scorso la Corte di Appello federale di New York aveva respinto il ricorso presentato dai fondi dell’Indiana: dando quindi ragione alla procedura posta in essere dal Tribunale fallimentare presieduto dal giudice Arthur Gonzales che aveva deciso la vendita all’asta a Fiat.

La stessa Corte però aveva concesso ai fondi tempo fino a lunedì per presentare un nuovo ricorso davanti al massimo organo giudiziario Usa, la Corte Suprema.

I "creditori dissidenti" (fondi dell’Indiana) ritengono che la decisione di Gonzales non rispetti le leggi fallimentari americane e che violi i principi di concorrenza, dato che la vendita degli asset di Chrysler è stata in pratica decisa dal Dipartimento del Tesoro, sponsorizzato dall’amministrazione Obama.

Questi creditori chiedono il congelamento di tutta l’operazione.

Adesso la palla passa al giudice Ruth Bader Ginsburg, la quale ha la facoltà di agire da sola, oppure in maniera collegiale riunendo l’intera Corte.

I tempi si allungano quindi, e se la decisione della stessa Corte dovesse richiedere più settimane, l’intera operazione potrebbe essere compromessa - dato che Marchionne ed il suo staff intendono giungere ad un accordo definitivo entro il 15 giugno.

Se, passato tale termine, la decisione non dovesse essere ancora arrivata, il Lingotto potrebbe anche decidere di tirarsi fuori - a perderci soldi sarebbe, per il momento, solo la casa di Detroit, visto che perde cassa per circa 100 mila dollari al giorno.


Ma in prospettiva sarebbe un grave danno anche per la casa di Torino che, in poche settimane, potrebbe vedere svanire i propri piani di dar vita ad un colosso internazionale dell’auto.

Intanto il Wsj pubblica delle mail tra i dirigenti della Chrysler e il Dipartimento del Tesoro nelle quali si giudicano inaffidabili le prospettive Fiat negli States.

NOTIZIE TEDESCHE

Sul fronte Opel la partita invece sembra tutt’altro che chiusa, visto anche il sensibile calo elettorale del partito del cancelliere Angela Merkel.

Gli elettori non hanno gradito l’impegno finanziario messo in campo dal governo che ha portato l’acquisizione della compagnia di Ruesselsheim alla cordata russo-canadese, Magna-Sberbank.

Le indiscrezioni giornalistiche riferiscono che l’impegno finanziario della suddetta cordata non sarebbe di 500 milioni, ma di solo 100 milioni di euro.

Inoltre il piano industriale presentato da Magna viene bocciato dalla società di consulenza McKinsey, per la quale i rischi non sono pochi: e si tratta anche di rischi per il ritorno dei finanziamenti promessi dall’esecutivo di Berlino - per non parlare degli esuberi, stimati in 11600, e del mantenimento dei quattro siti produttivi in Germania.

Una cosa è certa.

Quando i governi nazionali pensano di intervenire nelle questioni che non riguardano la macroeconomia, ma quando si tratta di individuare dei veri e propri piani industriali con prospettive di lungo periodo, invece di concentrare le energie per assumere la decisione migliore, si perdono in logiche solo politiche, lente e dannose.

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