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Energie e Carburanti

Sempre di più si parla di “nuovi” carburanti per i mezzi di trasporto e non solo, nascono le auto ibride, le auto elettriche (esistono da anni e ancora non appaiono se non per dimostrazione futuristica alle mostre varie), si parla con entusiasmo di idrogeno come sostitutivo del petrolio, si accenna zoppicanti all’olio di colza e di semi in genere e all’alcool, e infine compare come salvatore supremo della situazione il più discusso nucleare.
 
Ormai tutti sanno che il petrolio si sta esaurendo e che quindi è importante cercare per tempo una valida alternativa, al momento la più considerata è il nucleare, seguita con adorazione fanta-ambientalista dall’idrogeno.
 
Essendo appunto i due contendenti più discussi e soprattutto presi in considerazione introduciamo prima di tutto l’energia nucleare e l’idrogeno.


Energia nucleare

Cominciamo, a parlare di quelli che sono effettivamente i vantaggi e gli svantaggi di queste due “fonti” di energia.
 
Il nucleare, tralasciando il rischio di incidenti, ha il vantaggio di non utilizzare il petrolio e di riuscire a produrre una notevole quantità di energia grazie alla fissione ovvero alla rottura del nucleo dell’atomo. Questa tecnica comporta però svantaggi notevoli dal punto di vista economico. In primis, lo smaltimento di scorie (il processo secondo il quale si eliminano le parti non utilizzate nel processo di fissione) si tratta di rifiuti ad alto contenuto radioattivo, tossici per l’uomo, e devono quindi essere trattati con processi diversi a seconda dell’elemento e del grado di radioattività (si possono riutilizzare per riestrarre componenti di uranio e plutonio, si possono stoccare in riserve di superficie, nel caso di una radioattività medio bassa e infine si racchiudono in un bunker sotterraneo nel caso di radioattività alta).
 
Escludendo il riutilizzo, gli altri due processi di smaltimento si rivelano non solo onerosi economicamente per la costruzione di stabilimenti controllati ma anche a livello di territorio, infatti i punti di smaltimento saranno per anni inadatti a coltivazioni e insediamenti.
 
Parlando da un punto di vista prettamente pratico ed economico, si ha anche uno svantaggio non da poco, ovvero è illogico passare al nucleare se lo si vuole come sostitutivo del petrolio, in quanto anche l’uranio è in via di esaurimento, si calcola che durerà all’incirca dieci anni in più del petrolio, inoltre anche l’uranio va importato esattamente come l’oro nero.
 
Da qui ci si chiede se effettivamente sia conveniente per l’Italia l’investimento nel nucleare, si parla infatti di almeno 10 anni per la costruzione di uno stabilimento (gli anni di differenza tra esaurimento di uranio e petrolio) e di importare un componente che negli anni è sempre più cresciuto di prezzo, in base alla domanda che ne veniva fatta.
 
Esiste, o meglio esiste la possibilità anche di una nuova forma di utilizzo degli atomi per l’energia nucleare, definita come fusione, in questo caso si tratterebbe di fondere atomi leggeri invece che spaccare atomi pesanti, questo comporterebbe la quasi assenza di incidenti, un tipo di scorie a più rapido smaltimento (un paio di centinaia d’anni) e una maggiore quantità di energia sprigionata, il problema è che su questa tecnica si lavora ormai da un cinquant’anni senza essere riusciti ancora a controllarla in maniera stabile per un utilizzo industriale. La ricerca coinvolge Stati Uniti, Giappone ed Europa, ma la costruzione della prima centrale a fusione si prevede che richiederà almeno trent’anni.
 
Idrogeno

L’idrogeno semplicemente non produce energia e quindi non può effettivamente essere un sostituto del petrolio, esso è un vettore di energia (come una pila o una batteria), cioè un mezzo per trasportare energia peraltro anche poco pratico, infatti per quanto possa essere utilizzato nei motori per la combustione, richiede per la sua estrazione di un processo costoso in termini economici ed energetici, infatti ha bisogno di una fonte primaria per essere estratto (e qui ritorniamo ai carburanti fossili o al solare) e inoltre il processo di elettrolisi (che serve a scindere le molecole d’acqua in ossigeno e idrogeno) richiede più energia di quanta se ne possa successivamente sfruttare dall’idrogeno estratto, il bilancio energetico è quindi negativo.
 
Attualmente l’unico modo per utilizzarlo come fonte di energia è attraverso la fusione nucleare che è ancora sperimentale (vedi sopra). Perchè allora tanto entusiasmo per l’idrogeno come combustibile? Probabilmente per l’idea che ci si era formati con la cosiddetta economia dell’idrogeno ovvero un’immagine futura di mezzi di trasporto non inquinanti mossi a idrogeno, dal cui scarico usciva dell’innoqua acqua, (famosa la dimostrazione di Grillo che addirittura proponeva di mettere vicks nel tubo di scappamento) se non fosse che l’idrogeno non esiste separato in natura rendendolo eternamente dipendente da altri mezzi energetici, fossili o rinnovabili che siano.
 
A causa dell’onerosità di tale procedimento, ma soprattutto dei procedimenti di stoccaggio, il più delle volte viene utilizzato in via interna dalla stessa impresa che l’ha prodotto (per lo più aziende petrolifere).
 
Si stanno comunque facendo esperimenti e ricerche per renderlo indipendente da combustibili fossili attraverso tecniche di estrazioni da alghe azzurre geneticamente modificate, attraverso l’azione di enzimi su substrati come la spazzatura urbana o tramite la stessa acqua semplicemente esposta alla luce solare concentrata con specchi (ad alte temperature e con l’uso di catalizzatori).
Al momento non è comunque un’opzione economicamente conveniente.
 
Energie rinnovabili

Ne esistono di diversi tipi: quella solare, quella geotermica, quella eolica e quella idroelettrica.

Ovviamente ognuna di esse ha caratteristiche diverse, e l’utilizzo di un impianto andrebbe scelto in base alle caratteristiche ambientali e del territorio.
 
L’energia idroelettrica si può produrre su territori con corsi d’acqua relativamente bassi e controllabili. La produzione massima risalta in climi particolarmente caldi, inoltre l’energia elettrica non sfruttata durante la notte può essere utilizzata per ripompare a monte l’acqua che l’ha prodotta, in modo da poter avere di giorno quantità superiori di energia (ovviamente in questo caso il bilancio energetico è negativo, ma essendo una fonte rinnovabile non si tratta di una vera perdita). Bisogna usare prudenza nell’impianto di queste centrali che potrebbero altrimenti modificare notevolmente il territorio, hanno bisogno di deviare i corsi d’acqua originari, creare dighe e bacini ed è quindi molto importante la fase di progettazione.
 
L’energia eolica offre invece buoni risultati nelle zone ventose, e gli impianti costano oggi molto meno rispetto al passato, quindi sono facilmente ammortizzabili, L’eolica è soggetta però a difficoltà aleatorie: il vento può non esserci in alcuni momenti della giornata o non essere sufficiente in alcuni periodi a causa delle condizioni atmosferiche, quindi l’energia eolica non può essere utilizzata come unica fonte energetica. Si possono muovere critiche estetiche su questi impianti, che potrebbero rovinare paesaggi altrimenti suggestivi, critiche che però possono essere mosse anche ai tralicci dell’alta tensione che dalle centrali si diramano in tutto il territorio (quando non vengono o non possono essere sotterrati i cavi). È una fonte energetica utile e sulla quale si dovrebbe investire ma sicuramente non sufficiente al fabbisogno del territorio.
 
L’energia solare è la più importante fonte che abbiamo a disposizione, ha permesso la vita sul nostro pianeta e non può esaurirsi, non ha né limiti né costi. Esistono svariati modi per utilizzarla e bisognerebbe concentrarsi sulla ricerca in questo ambito. Attualmente è l’energia più accessibile perchè arriva ovunque e grazie alla sua diffusione (soprattutto in Germania e Danimarca, da poco timidamente anche in Italia) è diventato conveniente investire in questi impianti per utilizzarla. Le case diventano così delle microcentrali, possono offrire elettricità alla rete quando ne producono troppa e prenderne quando non è sufficiente (es. di sera). Le tecnologie usate a livello commerciale sono ormai vecchie, fanno uso di batterie, e quindi sono soggette a una grossa manutenzione, ma esistono anche impianti più sofisticati e in grado di trattenere naturalmente l’energia nelle celle e di liberarla solo quando effettivamente è necessaria. Purtroppo questi ultimi impianti sono ancora molto costosi ma una loro produzione su scala porterebbe a enormi vantaggi.
 
Quello che risulta da queste fonti di energia rinnovabili è che non sono sufficienti singolarmente, che andrebbero scelte in base al territorio, ma anche che vengono fortemente sottovalutate.
 
Si tratta di microproduzioni fatte per l’autoconsumo e per uno scambio dell’energia in eccesso nei diversi momenti della giornata, (es. un impianto eolico potrebbe non bastare durante il giorno così come un impianto solare sarebbe utile di notte, ma grazie a una rete di scambio e compensazione, potrebbero messi insieme diventare autosufficienti o quasi).
 
Non ci sarebbero più monopoli né aumenti dei costi dovuti a fluttuazioni del mercato o alla riduzione delle riserve, gli impianti si ripagherebbero da sé (così come accade oggi con le centrali elettriche costruite dai privati per vendere energia), infatti chi ci andrebbe a perdere sarebbero in questo caso i monopolisti dell’energia elettrica, i proprietari di centrali e reti elettriche. Non a caso si parla solo oggi di fonti energetiche rinnovabili e anche questi monopolisti si preparano al cambiamento che altrimenti si sarebbe potuto realizzare già da molti anni.
 
 
Italia

Dopo questo breve escursus sulle energie rinnovabili e non, arriviamo finalmente a quello che è il nostro contesto nazionale, le notizie più famose riguardano il referendum che scelse il no per l’energia nucleare in Italia nel 1987 dopo il disastro di Chernobyl, e che ora si cerca di riproporlo come valida alternativa al petrolio in esaurimento, queste descrizioni dei vari tipi di energia non vogliono essere un’accusa ma solo fornire i mezzi per capire effettivamente a che tipo di scelta (già per altro scartata) si sta andando incontro.
 
Non tutti sanno però che non è solo la natura a limitarci riguardo al combustibile o le nostre conoscenze tecniche, esistono infatti alternative ai carburanti fossili che non hanno bisogno di grossi impianti, non si esauriscono e soprattutto non hanno un così grande impatto ambientale, questi sono l’alcool e gli olii vegetali.
Nel 2005 Striscia la Notizia ne parlava come se fosse la scoperta del secolo, Grillo negli anni ogni tanto ne ha accennato, adesso a malapena se ne parla, forse perchè si è scoperto che non sono adatti o che hanno controindicazioni peggiori del petrolio per la salute?
 
Ovviamente no, il Brasile ad esempio ha uno dei più grandi programmi per l’energia rinnovabile al mondo, coinvolgendo la produzione di bioetanolo dalla canna da zucchero e l’etanolo, ora fornisce il 18% del carburante automobilistico e tutti i motori Diesel usano una miscela a maggioranza di origine vegetale anzichè fossile. Come risultato, assieme allo sfruttamento delle locali profonde riserve petrolifere, il Brasile, che in passato doveva importare una grande quantità di petrolio necessario al consumo interno, ha recentemente raggiunto la completa autosufficienza petrolifera.
 
Quali sono le caratteristiche e le controindicazioni di questi carburanti rispetto a quello fossile? Abbiamo la stessa resa, è adattabile su quasi tutte le macchine (in Brasile infatti le macchine esistono ancora e sono le stesse marche americane ed europee come ad esempio Ford), inquina il 98% in meno della benzina ed è totalmente rinnovabile, inoltre favorisce la ripresa economica essendo coltivabile all’interno dello stato e dando quindi origine ad un nuovo sbocco per il mercato agricolo, in Italia non sarebbe comunque possibile essere totalmente indipendenti poiché il territorio italiano non basta a soddisfare quella che sarebbe la richiesta nazionale per la produzione di carburante vegetale, ma sarebbe comunque meglio di dipendere totalmente dall’estero per un componente anche notevolmente cancerogeno.
 
Come mai allora in Italia non si considera nemmeno l’ipotesi di utilizzare i terreni incolti per produrre carburante?
 
Esiste una legge che rende illegale l’utilizzo di carburanti su cui non venga apportata l’accisa statale, in questo modo anche per chi decidesse di fabbricarsi a casa questi carburanti, equivarrebbe a decidere di delinquere visto che effettivamente è paragonabile alla falsificazione di banconote (decreto legislativo n. 504 del 26 ottobre 1995).
 
Ma se anche un produttore decidesse di pagare le accise sui carburanti non potrebbe comunque vendere tale prodotto, infatti è la direttiva 85/536/CEE dell’Unione Europea "sul risparmio di greggio mediante l’impiego di componenti di carburanti di sostituzione" a non permetterlo.
 
Questa direttiva, che sembrerebbe favorire l’utilizzo di biocarburanti ne è in realtà il freno maggiore in Europa perchè non permette l’indipendenza dal petrolio, permette invece di mescolare bioetanolo alla benzina e biodiesel al gasolio in una quantità non superiore al 5%, quindi solo le compagnie petrolifere possono farlo, inoltre è una percentuale ridicola se si assume che le automobili potrebbero benissimo fare a meno di carburanti fossili, e ancora più ridicola perchè la disposizione recita nel suo titolo che è fatta per "risparmiare greggio".
Perché l’Unione Europea abbia promulgato questa direttiva è difficile da capire se non si tiene conto dei grossi interessi di chi il petrolio lo estrae, lo raffina e lo vende, non avrebbe senso, è un freno all’economia e alla lotta all’inquinamento, quindi un costo per tutti e un rischio per la salute di milioni di europei.
Un po’ come uno strozzino, più sei nei guai e una cosa ti serve più sa di poterti chiedere di più, la necessità porta ovviamente ad accettare compromessi normalmente inaccettabili.
 
Nel frattempo sentiamoci pure in colpa se la nostra automobile non è euro5 (che apporta modifiche risibili all’euro4 se si pensa a tutto l’inquinamento che si potrebbe evitare), compriamone una nuova, ci sono anche gli incentivi adesso.

Commenti all'articolo

  • Di Enricolt (---.---.---.63) 5 giugno 2009 12:15

    Finalmente un articolo esaustivo che descrive pro e contro delle varie tecnologie e dimostra ancora una volta come gli interessi economici legati al petrolio abbiano ovunque il sopravvento sulla volontà/necessità/opportunità di usare fonti rinnovabili e a basso (se non nullo) impatto ambientale.
    Grazie

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