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Da che parte stanno

Da che parte stanno i due maggiori partiti italiani, il PdL e il PD? Dalla parte dei poliziotti e dei giudici che rischiano la vita ogni giorno per combattere la mafia o dalla parte dei mafiosi? Il dubbio è più che legittimo visto il numero di esponenti politici di questi partiti, locali e non, che sono finiti coinvolti in diversi casi in indagini per mafia. Dell’Utri e Cosentino sono ovviamente i più noti in questo momento, per quanto riguarda il PdL.

Ma il numero dei politici indagati, ad esempio in Campania, è notevole e molto bipartisan. In Sicilia ci sono indagati nel PdL, nel PD e nell’Udc. In Calabria si sa che l’inchiesta Why Not aveva toccato le infiltrazioni della ’ndrangheta nella politica e negli affari, e infatti si è fatto di tutto per affossarla, ma i politici imputati sono comunque tantissimi. Anche in Puglia la situazione non è migliore, sia nel PdL che nella sinistra. E’ pur sempre possibile che alcune o anche molte di queste persone siano effettivamente innocenti, ma in tutti i paesi decenti del mondo quando un politico è indagato per prima cosa si dimette da ogni incarico pubblico. Poi, se dimostra la sua innocenza, può sempre ricandidarsi. Ma in Italia ovviamente le cose non vanno mai così. I politici che hanno una poltrona se la tengono ben stretta perché sanno benissimo che se la lasciassero qualcun altro si insedierebbe subito al loro posto. 

Bisogna capire che intrattenere rapporti con organizzazioni criminali che utilizzano sistematicamente l’intimidazione, la corruzione e l’omicidio per avere il dominio del proprio territorio non è compatibile né con la politica né con la basilare convivenza umana. Ma purtroppo questo genere di politici continua ad ottenere consensi proprio per il voto di scambio manovrato dalle mafie. Dovrebbe quindi essere compito delle dirigenze nazionali dei vari partiti prendere le distanze e controllare con rigore che nessun candidato, piccolo o grande, abbia rapporti con la mafia, di nessun genere. In qualsiasi altro paese europeo nessun partito decente avrebbe mai candidato Cosentino, il cui fratello è cognato di un noto boss dei Casalesi, perché è troppo alto il rischio che possa ricevere pressioni. 

In questi giorni poi la legge approvata dal governo che permette le aste per i beni sequestrati ai mafiosi è in pratica un invito alle organizzazioni criminali perché si riapproprino dei loro beni ottenuti illegalmente. Il ministro dell’Interno Maroni dice che i prefetti vigileranno perché questo non avvenga. Ma non era meglio evitare del tutto questo pericolo come si è fatto finora con ottimi risultati? Idem per lo scudo fiscale: perché non prevedere contromisure per evitare che possa essere utilizzato anche dalle organizzazioni criminali come strumento di riciclaggio?

Se le dirigenze nazionali dei maggiori partiti italiani non si preoccupano affatto della questione morale e quando sono al governo emanano leggi che possono favorire le organizzazioni criminali, allora bisogna chiedersi: da che parte stanno? E la risposta viene davvero molto facile. Sarebbe utile che gli italiani lo ricordassero quando vanno a votare.

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