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Crisi & Politica. Le banche "girano le spalle" al Governo

Il 29 settembre ricorre il compleanno del premier - 73 primavere - e Alessandro Profumo e Corrado Passera gli stanno preparando un così tanto poco gradito regalo.

Il 29 settembre si riuniscono i consigli di amministrazione di Unicredit e di Intesa San Paolo e i rispettivi amministratori delegati - Alessandro Profumo e Corrado Passera - annunceranno ai propri azionisti di essere in grado di rafforzare il proprio patrimonio rispetto ai rischi delle esposizioni finanziarie - come prevedibilmente sarà imposto dalle nuove regole internazionali sul credito e richieste da Francia e Inghilterra, nonchè dal Governatore di Bankitalia Draghi - senza ricorrere agli "aiuti di stato" cioè ai Tremonti bond.

I due banchieri procederanno per sentieri diversi - Unicredit sembra intenzionata a predisporre un nuovo aumento di capitale, il secondo in un anno, sostenuta dal consorzio che include le maggiori banche internazionali (Merrill Lynch, Goldman Sachs, Mediobanca, Morgan Stanley, Ubs) dimostrandosi poco riconoscente nei confronti dell’attuale ministro dell’economia che attraverso i bonds ceduti ai fondi sovrani libici che la controlla, ne aveva evitato il tracollo a marzo - Intesa San Paolo invece sta procedento alla dismissione delle controllate, dopo la vendita della metà di Findomestic ha avviato la cessione anche di Fideuram.

Insomma un vero e proprio "volta faccia" nei confronti del governo, e soprattutto di Giulio Tremonti che va da un mese scagliandosi contro le banche italiane accusate di <<danneggiare non il governo ma le piccole e medie imprese>> oppure <<quando le banche dicono che i bond non servono, affermano una cosa contro l’interesse del paese>> o ancora <<il governo ha fatto la sua parte, le banche no>>.

Sui 12 miliardi di bond previsti da Tremonti, a quanto pare solo un terzo potrebbe essere collocato presso i nostri istituti di credito - richiesti dal Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e BpM, per dirne alcuni.

Le ragioni per le quali i maggiori gruppi bancari italiani rifiutano di ricorrere agli aiuti messi a disposizione dal ministro dell’economia potrebbero essere diversi.

Marco Panara, giornalista di Repubblica, fa delle ipotesi molto interessanti - la prima è che i bond costerebbero agli istituti che ne fanno richiesta l’ 8,5% annuo, una cifra definita "troppo onerosa" da sostenere, anche se Tremonti si difende appellandosi ai vincoli internazionali che impongono quel tasso - la seconda ipotesi è che accettando i bond Passera e Profumo dovrebbero accettare anche il maggior controllo da parte del governo nella gestione delle scelte strategiche di investimento, perchè l’esecutivo vorrebbe a suo dire "assicurarsi che i finanziamenti alle Pmi arrivino effettivamente a destinazione".

C’è però anche da costatare , e Panara lo spiega molto bene, che se l’esecutivo non riuscirà a collocare tutti i 12 miliardi di euro di bond previsti si ritroverà con minori introiti pari a 1 miliardo all’anno, e bisognerebbe in tal caso rivedere sicuramente la Legge Finanziaria, definita dall’opposizione "troppo blanda".

O Unicredit ed Intesa hanno paura dei controlli ai quali potrebbero essere sottoposti dai commissari governativi, i quali dovrebbero accertare che i soldi dei bond vadano effettivamente alle imprese in difficoltà al fine di aiutarli in vista di una congiuntura ancora prevista in flessione sia per i consumi che per le vendite - oppure pensano di uscire dalla crisi attenendosi alle regole internazionali in corso di approvazione.

Attenendosi alla schematicità delle soluzioni, imposta dall’Unione Europea e basata su quei modelli matematici asettici continuamente criticati dal Governatore Mario Draghi: <<in tempi come questi il credito deve essere "intelligente", ovvero non può affidarsi ciecamente a modelli matematici che selezionano asetticamente i meritevoli e i non meritevoli, ci vuole un’aggiunta di giudizio. Ci possono essere imprese che si presentano con gli stessi parametri e che il modello tratterebbe nello stesso modo, ma delle due, in base alla storia, al settore, alle caratteristiche dell’imprenditore, alla sua organizzazione, una potrebbero essere meritevole di credito e l’altra no. Questa differenza il modello non sa distinguerla>>.

E’ verosimile che i banchieri potrebbero avere paura del controllo del governo nei "fatti loro" - ma è anche possibile che temano il controllo di "questo" governo.



C’è, a nostro avviso, uno scontro in corso tra i "poteri forti", ed ogni scontro lascia sul campo delle vittime, siano esse innocenti o meno.

Da una parte sembra comprensibile che l’esecutivo voglia controllare che i finanziamenti e le linee di credito alle imprese arrivino, attraverso quella che dalle banche viene vista come un’ingerenza - dall’altra è comprensibile che i banchieri siano preoccupati del "conflitto di interesse" di Silvio Berlusconi, conflitto che non si esplicita solo sotto forma di controllo dei media, ma anche attraverso i suoi interessi nel mondo bancario, come dimostra la presenza nel consiglio di amministrazione di Mediobanca della figlia Marina.

Tremonti è l’uomo "più solo" del governo Berlusconi - stretto in un angolo dal presidente dell’Abi Corrado Faissola, che dopo le dure critiche del ministro dell’economia aveva taciuto, per poi dichiarare a distanza di qualche giorno che non era stato stanziato <<nemmeno un euro dal governo per le banche>> nel corso del pieno della crisi, a ottobre 2008.

Ma il conflitto in corso riguarda anche Draghi contro la cui politica, di favorire l’unione tra i maggiori gruppi bancari per ridurne l’esposizione rispetto alla concorrenza internazionale e globalizzata, viene aspramente criticata da Tremonti, accusata di trascurare la realtà del territorio per pensare alla costruzione di grandi gruppi di dimensioni sovranazionali.

C’è però da sottolineare che le banche sono in questo periodo intenzionate ad aumentare il loro patrimonio per controbilanciare i rischi delle esposizioni, e pertanto non sono affatte intenzionate a concedere nuovi prestiti o a fare investimenti, hanno anzi la necessità opposta di non accollarsene altri.

Pertanto il governo viene privato di un mezzo, i Tremonti bond, necessari per coprire la sua pessima politica economica - non riesce a trovare i fondi necessari da dare alle imprese italiane in difficoltà senza ulteriolmente gravare sul gia esorbitante debito pubblico.

Non si capisce poi perchè le banche dovrebbero accettare i bond quando poi il momento critico è passato, e i corsi azionari hanno ripreso leggermente quota - non si capisce altrimenti perchè il governo vuole vendere qualcosa che serviva un anno fa, nel mese di ottobre quando, vedendo l’andamento dei listini, tutti gli istituti di credito all’epoca li avrebbero sottoscritti.

I brividi staranno attraversando la schiena del ministro dell’economia in queste ore, pensando a ciò che potrebbe succedere se la sottoscrizione degli "aiuti di stato" avesse un esito negativo e venisse a mancare "l’aiuto allo stato" di cui il governo ha irrimediabilmente bisogno.

Se non si può aumentare il debito pubblico - a meno che il governo Berlusconi non voglia sul serio dare il colpo definitivo e mortale alla società italiana come la conosciamo oggi - non si possono aumentare nemmeno le tasse per coloro i quali hanno tratto vantaggi dalla crisi, a cominciare dai manager ben pagati anche se portano il disastro nelle aziende che gestiscono, per non perdere il consenso elettorale basato sulla grande demagogia della lotta alle tasse che ha caratterizzato la politica berlusconiana dal lontano 1994.

Auguri Presidente. 

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.173) 30 settembre 2009 19:35

    I Tremondi-bond hanno ottenuto l’effetto "annuncio" auspicato : tranquillizzare risparmiatori e mercato finanziario. Nel frattempo 8 milioni di euro sono rimasti in frigorifero. Non avendo più l’acqua alla gola le Banche intendono fare il loro normale mestiere. Magari con qualche cautela in più visti i tempi di crisi. La Crisi - Atto secondo va verso un autunno freddo per piccole imprese e lavoratori disoccupati. (c’è di più => http://forum.wineuropa.it 

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