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Cemento, benzina, cocaina, sesso, soldi

 

"Cemento, benzina, cocaina, sesso, soldi!" sembra essere il filo che lega la politica e l’establishment in Italia, e dalle recenti cronache 2009 si evince l’immagine di Roma come una sorta di nuova Sodoma e Gomorra, un vero “luna park“ dei divertimenti per politici strapagati e faccendieri lubrichi e gaudenti. Effettivamente, chi vive a Roma da cittadino qualsiasi, lo sa cosa significa vivere a contatto con la “corte“, i principi e le cortigiane, escort o trans che van più di moda, di tutti i generi e prezzi.
 
Le maggiori quote di consumo di cocaina vengono infatti sniffate nella capitale e la ”città eterna” non smentisce di certo la sua millenaria e corrottissima storia.
 
La casta politico oligarchica italiana
 
Alla luce delle condizioni in cui si ritrova il livello istituzionale e politico del Paese, significa solo che c’è e c’è stata, un’interfaccia e correlazione tra il PDL che governa e il PD che si oppone, come se questi due partiti, i più grandi, fossero in realtà due facce di una stessa medaglia: a turno uno governa, l’altro si oppone, ma la coazione di questa dinamica, da 15 anni, non ha prodotto stranamente alcun cambiamento o modifica utile per il Paese, infatti i due gran partiti sembrano la stessa cosa! Uno alimenta l’altro e viceversa, entrambi con stessi obiettivi e finalità, soprattutto governare facendo sì che la quota reddito estratta dal Pil verso gli emolumenti che gli competono rimanga eguale. Infatti, ancor oggi le linee economiche di Padoa Schioppa e Visco del governo Prodi 2006/2008, non si discostano molto dalle attuali di Tremonti del 2008/2009.
 
Il centro sinistra a guida Ds, dal 1994, nulla ha fatto per correggere il conflitto d’interessi vistosamente anticostituzionale, impedendo che un imprenditore televisivo privato milionario, si autocostruisse un partito personale o aziendale supportato da giganteschi introiti monopolistici sull’emittenza televisiva privata, nazionale e pubblicitaria con ben 3 reti di sua proprietà. 
 
I soldi e gli sprechi 
 
Ci sono oltre 800 miliardi di euro annui, circa, di spesa pubblica sul nostro PIL, che in gran parte sono di vero spreco e vanno in mille rivoli tra stipendi e pensioni d’oro per politici, spese pazze di Giunte regionali e consistenti vantaggi, sanità allegre sforamiliardi al Sud, con cospicui gettoni di presenza a livello locale, nei consigli d’amministrazione di municipalizzate, più tangenti e affari. Il vero Bengodi!
 
Entrambe le coalizioni di centrodestra e centrosinistra hanno avuto, ed hanno, in comune la totale indifferenza verso la classe media italiana, impoveritasi già col passaggio all’euro, nel 2002, e successivamente con l’indebitamento e la bolla speculativa immobiliare che ha attecchito anche qui, portando i salari medi italiani ad essere tra i più bassi d’Europa, con costi altissimi e servizi verso la famiglia del tutto carenti.
 
La casta politica trasversale italiana, nel suo complesso, è la più cara ed autoreferenziale del mondo! Ma, dispregiativamente, essa definisce "antipolitica" tutto ciò che i cittadini criticano: un parlamentare italiano, miracolato ed eletto, oltre ad “andare in pensione” dopo solo 36 mesi di attività politica in Parlamento (caso unico nel mondo OCSE!), percepisce tra bonus e emolumenti vari, circa 25 mila euro netti al mese, somma che una famiglia bireddito di lavoratori della classe media raggiunge a malapena in un anno.
 
Il turbodemocraticismo maggioritario e bipartitico 
 
In deroga ai principi costituzionali che definiscono l’Italia Repubblica Democratica e Parlamentare, s’è da 15 anni invece rincorso un “turbodemocraticismo “maggioritario e bipolar-bipartitico, che ha introdotto concetti atipici e striscianti di presidenzialismo autocratico e alterato, in un quadro sempre più pericolosamente populistico e autoreferenziale. Nel 2008 fu lo stesso Veltroni democratico ad invocare il bipartitismo maggioritario accettando l’uso di una legge elettorale detta "porcata” da chi l’aveva concepita: Calderoli della Lega. Le elezioni anticipate del 2008 hanno, così, espulso dal Parlamento tutte le sinistre italiane, il governo di centro destra vincitore con ampia maggioranza, data dalla legge elettorale prima citata, nel corso sua legislatura 2008/09 ha quasi sempre usato la decretazione d’urgenza, escludendo sistematicamente con voti di fiducia l’azione del confronto parlamentare con l’opposizione, de facto escludendo il Parlamento dalle decisioni!
 
La ’Ndrangheta, nuova azienda di punta del miracolo del Pil occulto italiano 
 
L’evasione fiscale in Italia sfiora il 20% del Pil. Alcuni stimano in una somma forse superiore ai 400 miliardi di euro annui la quota furto, divisa tra gli evasori fiscali totali, falsificatori dei bilanci e il reddito da attività illegali mafiose.
 
La mafia sta dietro tutta la finanza sporca italiana, ma comanda anche globalmente, al pari di altre multinazionali e la fa da padrona. La Calabria, con la ’Ndrangheta e Gioia Tauro, oggi principale porto mediterraneo per l’importazione della coca colombiana, poi esportata in tutta Europa, realizza profitti miliardari esentasse che irraggiano danaro a pioggia in tutte le direzioni da riciclare e ripulire. La ’Ndrangheta è, infatti, la principale azienda occulta del Pil nero italiano, e controlla le altre sottomafie : Camorra, Sacra Corona Unita ed anche la vecchia Mafia siciliana locale , se a Napoli si uccide per camorra in un negozio, a Milano ,Torino, Genova, Bolzano, Verona, Reggio Emilia, il nord cosiddetto "pulito", nascono invece come funghi, nella legalità apparente, condomini, supermercati, strade, parcheggi, porticcioli, cavalcavia, passaggi ferroviari, e le imprese mafiose vincono sempre più frequentemente le gare d’appalto col massimo ribasso, infiltrandosi nell’economia attiva e nel segmento gigantesco e parallelo del prestito ad usura.
 
Il cemento e la rendita fondiaria
 
Il cemento ripulisce gli introiti in nero: i soldi della mafia quindi entrano in circolo nella politica, finanziando candidati ubbidienti e collusi che localmente innervano la politica urbanistica verso i cambi di destinazione d’uso, così le aree agricole diventano residenziali o industriali, e l’Italia è sempre più cementificata, con l’arricchimento di ritorno di sindaci ed assessori a livello locale e il danaro a pioggia più il Bengodi conseguente che fa chiudere occhi e orecchie, e crescere i conti nei paradisi fiscali, esentasse!
 
Il cemento alimenta la rendita fondiaria, ed è bene d’investimento per chi ha masse di liquidità da collocare al sicuro nel mattone, così i prezzi sono stati drogati dalla febbre, anche in tutto il mondo occidentale, in USA e UK, persino nell’Europa più linda e algida, Paesi anch’essi interessati dagli stessi fenomeni di finanza ipersporca senza controlli e regole. Quindi, se per i neo-ricchi il cemento è diventato un’occasione e un nuovo Eldorado, per i poveri salariati invece è un calvario, per il rincaro dei mutui a tasso variabile tanto elevato da portare ai ”sub-prime”, alla vicenda Lheman Brother’s in USA e al crollo del 2008 con l’ onda della crisi, in atto anche da noi.
 
I salari in decrescita e indebitamento 
 
Ai salari reali e alla loro tenuta per alimentare il PIL sporco si è sostituito il credito facile e l’indebitamento, così la classe media si è definitivamente indebolita riducendo i consumi: qui giace tutto il differenziale tra il Pil medio europeo e quello cinese. Come in tutto il mondo occidentale, chi ci ha rimesso son stati i lavoratori senza distinzioni, ma con gradienti di sofferenza differenti per la diversa organizzazione dei vari welfare e distinti livelli d’efficienza delle singole amministrazioni delle finanze statali. Il welfare italiano è ovviamente molto arretrato rispetto a quello francese, tedesco, danese, svedese, e il debito pubblico italiano sfiora il 17% del Pil, il 3° debito pubblico del mondo.
 
L’Europa è diventata, così, l’area di razionalizzazione del capitale internazionale, ove le varie mafie criminali e anche finanziarie dei colletti bianchi e della grande speculazione in borsa l’han fatta da padroni e cinghia di trasmissione subcoloniale del processo globalista e neoliberista angloamericano. Così, dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, è un mondo finalmente aperto e senza piu’ nemici. Il governo globale della finanza, invece che far migliorare le condizioni delle classi medie occidentali e del Sud del mondo più povero, le ha fatte peggiorare: la parola d’ordine delle mafie e del capitalismo globalista e multinazionale, è stata quindi l’arricchimento sfrenato nel ”comprimere i salari e il costo del lavoro” per aumentare i profitti. Gli stati nazionali, compresi USA e UK, che sono stati i principali soggetti dirigenti di questo processo, e l’Europa al seguito con la sua banca centrale, sono diventati un tutt’uno, nel 2002, con l’entrata in vigore dell’euro.
 
Nel differenziale di conto con le valute precedenti si è spostata una gigantesca ed ulteriore massa di valuta di risparmio dai salari alle rendite parassitarie. Infatti, dal 2002, i salari medi italiani di circa il 90% della popolazione, hanno perso il 50% del loro potere d’acquisto, gli aggiustamenti sul rinnovo contratti, senza una scala mobile, hanno di fatto contribuito, con spinte inflative non adeguatamente coperte (sui generi alimentari, i carburanti, le tariffe, i costi delle case, come affitti e mutui), a impoverire e precarizzare milioni di famiglie, dal 2001 ad oggi.
 
L’immigrazione di massa
 
La questione dell’immigrazione di massa, i concetti di “società aperta e multiculturale” e il trattato di Schengen sono diventati, al di là dei buoni propositi sulla libera circolazione delle persone e delle merci, l’altra faccia del neoliberismo capitalista, che ha introdotto dagli Usa e in Europa la possibilità di importare un “esercito di riserva” ove la clandestinità e il lavoro nero senza diritti e contrattazione, fosse l’elemento calmieratore delle soggettività organizzate dei lavoratori occidentali.
 
Così, le stesse socialdemocrazie europee hanno operato per spoliticizzare l’azione dei sindacati, per renderli più corporativi e di categoria, al solo scopo di sorvegliare la caduta dei salari e l’impoverimento conseguente, quindi, di fatto, l’avvallo ad una politica filoglobalista o accessoria ad essa, gestita dalle forze che invece avrebbero dovuto agire nella direzione opposta, cioè di smarcarsi dal processo turbocapitalista in atto e rovinosamente indicando soluzioni diverse . Da qui la generale caduta e crisi del consenso verso le socialdemocrazie europee, ree di aver contribuito alla crisi e alla soccombenza ed invisibilità sociale della maggior parte delle popolazioni occidentali appartenenti alle classi medie.
 
Quindi, l’attacco ai salari e alle classi medie esigenti e viziate dal consumismo, è stato curato con l’immissione di manodopera a basso costo all’interno dei Paesi più industrializzati e, all’esterno, con la delocalizzazione in Estremo Oriente,di interi comparti produttivi a salari di meno di 50 dollari mese, anche con 12 o 16 ore lavorative: paradosso di un’umanità luccicante nella tecnologia dei consumi del 2000 che ci ha venduto con enorme sforzo mediatico come moderna la globalizzazione (di qui l’utilità dei Murdock e dei Berlusconi).
 
In un processo pernicioso che in realtà ha riproposto le stesse ignominie che segnarono l’inizio della rivoluzione industriale nell’800 in Inghilterra, ove le plebi ex agricole e bracciantili lavoravano in condizione di miserabile degrado per ben 16 ore al giorno senza diritti e vantaggi di nessun tipo.
 
E’ interessante leggere la storia della crescita urbanistica di Londra e Manchester per capire questi concetti fondamentali che, già allora, ponevano problemi di tipo ambientale e sociale in misura parossistica, ove la gran quota dell’emigrazione europea dell’800 verso le Americhe, ne è prova! Anche lì si fuggiva dalla miseria e dalla fame! Sono gli stessi processi che hanno interessato pesantemente anche il nostro Paese tra le due guerre e, successivamente, durante la seconda, e che oggi drammaticamente riguardano le plebi povere d’Africa, del Medio Oriente e dell’Est, che fuggono dalla miseria o da guerre sanguinose per venire da noi in cerca di una speranza.
 
Le soluzioni per l’Italia, oggi, sono:
  1. Il ritorno alla democrazia e al pluralismo costituzionale, seppur con forme di sbarramento, sul modello tedesco.
  2. Il superamento del “Berlusconismo“, verso un riequilibrio etico bilanciato e sostenibile del confronto destra-sinistra, nelle modalità democratiche e europee d’alternanza, con riforme condivise, verso il recupero di risorse dall’evasione fiscale, l’applicazione della giustizia e il suo ammodernamento, il controllo e il blocco della penetrazione mafiosa, la riqualificazione del reddito da salari mediante detassazione, l’investimento in ricerca pubblica e in ogni campo dell’innovazione, una scuola europea pubblica efficiente e formativa, un welfare simile o uguale agli standard diffusi degli altri maggiori Paesi dell’Unione, un modello di sviluppo atto a valorizzare le produzioni italiane d’eccellenza riducendo gli impatti inquinanti e lo spreco di energia, la bioagricoltura italiana di qualità, la riduzione della dipendenza da combustibili fossili con rinnovabili, la riduzione generale degli sprechi, la riduzione del costo della politica, l’applicazione del federalismo fiscale con regole di tutela ed equiparazione, la realizzazione compiuta di una società laica e multiculturale dei diritti, capace di accogliere e gestire le diversità come fattori positivi di stimolo sociale ed economico per il rilancio del Paese, la salvaguardia e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici come risorsa indispensabile dell’Italia nel 21° secolo.
  3. Non ci potrà essere alcun cambiamento significativo nell’uscita da questa crisi che oggi sta attaccando drammaticamente i livelli occupazionali, se il cambiamento non sarà anche culturale nel senso di dare nuovamente valore e sicurezza al risparmio delle famiglie e il cambio dello stile di vita fin qui orientato al consumismo più sfrenato ed energivoro, da sostituirsi con la consapevolezza del risparmio, della condivisione e della sostenibilità complessiva di un pianeta seriamente in bilico tra effetto serra e preoccupanti cambiamenti climatici che l’ultimo e recentissimo vertice di Copenaghen ha ben evidenziato.
Fonte: relazione per Movimento Decrescita Felice.

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