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Brunetta, l’Ammiraglio Boom

Non so voi, ma io questa scena l’ho già vista. Dove? In quella Londra di fine ’800 in cui gli aquiloni scappavano dalle mani dei bimbi e loro, i pargoli, venivano affidati alle cure di Mary Poppins. La famiglia Banks, quella scelta dalla disneyana baby-sitter, aveva un vicino di casa singolare: un ammiraglio della marina in pensione che teneva la sua casa come una nave e, ogni giorno alla stessa ora, dava fuoco alle micce e fiato ai cannoni, posizionati sul terrazzo. Boom! E Boom, appunto, si chiamava.
 
Nella casa dei Banks, gli spari giornalieri si tramutavano in emergenza. "Posto di manovra!", gridava la cameriera, e via tutti a sorreggere qualcosa: chi un vaso, chi delle porcellane, chi con un colpo di fianchi rimandava il pianoforte al suo posto. La casa perfetta in cui George Banks, il padre, "viveva come un re", veniva scossa e sconquassata come una foglia al vento.
 
Facciamo un cambio di personaggi, per rendere l’antica scena un po’ più contemporanea. La casa Banks diventa quella italianissima delle Libertà, e il temibile Ammiraglio Boom, il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
 
Ieri, 22 Novembre, il Corriere della Sera intervista il Ministro più battagliero del Pdl, sul tema della crisi. Brunetta, che riveste egregiamente le vesti dell’Ammiraglio, descrive con soddisfazione i risultati dell’azione di Tremonti: "Tutti i comparti della nave sono in sicurezza. La politica econo­mica e finanziaria fatta nell’attraversamento della crisi è stata efficace. Il rigore conservatore di Tremonti ha funzionato. Del resto, bastava di­re no: non fare, non spendere, bloc­care tutto; chiudere i boccaporti".
 
Poi, la scintilla. "Ora però bisogna cambiare passo", aggiunge "passare da un metodo all’altro. Scio­gliere le vele, far ripartire i motori".
 
Ottime prospettive. E allora? Passiamo ai fatti, via! Qual è l’intoppo? Chi impedisce che le vele vengano spiegate, per condurre il Paese fuori dalla secca della crisi? "Ogni componente del governo deve poter esplicare le proprie po­tenzialità: l’ambiente, l’università, la sicurezza, il welfare, la sanità, lo sviluppo economico, le infrastruttu­re. Invece il Ministro Tremonti eser­cita un potere di veto sulle iniziati­ve di tutti i ministri. Un blocco cie­co, cupo, conservatore, indistinto". Boom!
 
Di fianco, nella Casa delle Libertà, arriva sordido il fragore della cannonata. "Posto di manovra!" grida qualcuno, ed è subito un accorrere di ministri e portavoci, chi si aggrappa a un pilastro con tutto il peso del corpo, chi si àncora ai vasi, chi arpiona un tavolo che cerca di scappare via. La Casa trema!
 
E’ tutto un viavai di formiche impazzite, e fioccano le dichiarazioni contro l’Ammiraglio traditore. "La linea di politica economica fondata sul criterio della disciplina di bilancio e seguita dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti è ispirata dal Presidente del Consiglio e condivisa dall’intero governo", obietta il sottosegretario Paolo Bonaiuti, portavoce del premier. Il titolare del Welfare Maurizio Sacconi, afferrando una tazzina tremolante, bercia un "chissenefrega delle liti tra Tremonti e Brunetta" e sottolinea che "l’Esecutivo è solidissimo perché all’interno non ci sono politiche diverse e questo conta al di là dei rapporti personali". A poco a poco, si aggiungono Ignazio La Russa, Roberto Calderoli, Roberto Maroni. Pian piano, ogni cosa torna al suo posto, fissa e placida dopo il terremoto. Sandro Bondi, l’ultimo della fila, riassume il pensiero degli altri: "Orgogliosi del Ministro Tremonti".
 
Povero Brunetta. E’ bastato un suo piccolo "sì, va bene, ma", e giù tutti a pugnalarlo sotto la toga, come Bruto e Cassio con Giulio Cesare. Quello che dagli spalti di Libero e Il Giornale veniva celebrato come il più forte tra i Ministri, quello che a dispetto della piccola statura aveva un fardello di carisma e forza morale impareggiabile, è stato scaraventato giù dal palco. Una parola, e boom.
 
Certo, il Pdl deve rimanere unito. Si è costituito come ossimoro della sinistra, sempre disgregata in gruppi e gruppetti, litigiosa. Una polemica interna, specie dopo i continui scacchi al re di Fini, rischia di far pensare che l’unità scarseggi anche in seno al governo.
 
Ciò che conta è l’immagine, la pubblicità. L’opinione pubblica. Ma può l’importanza dell’immagine superare quella dei contenuti? E quanto può essere dannosa per quell’immagine la dissociazione di massa dalle opinioni di Brunetta che pure, a suo dire, sono in realtà condivise da tutti i ministri?
 
Quanto sono libere le labbra dei cittadini del Popolo della Libertà, quando si dischiudono per denunciare una mancanza, e non per tessere elogi in onore del Premier?
 
Brunetta, oramai solo nella sua nave, incassa i colpi e commenta: "Ho sentito il dovere di dire queste cose, me ne assumo la responsabilitá".
 
Il signor Banks, si sa, vive proprio come un re. E non sarà certo un ammiraglio a fargli cambiare idea.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.103) 24 novembre 2009 19:49

    Prima l’ottimismo del Cavaliere e poi il "rammarico" di Tremonti. Ora l’assalto ad un piatto quasi vuoto. Altro che priorità della riforma della Giustizia o dell’immunità per una casta di Primi SUPER Cives. Ora ci vuole FEDE, senza miracoli per affrontare una CRISI-Atto secondo che vede crescere le famiglie insolventi ed i disoccupati. La coalizione di governo non ha più risorse, ma non ha alternative. E lItalia è ferma ad aspettare ... (altro ancora => http://forum.wineuropa.it )

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