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Berlusconi all’Aquila tra i bambini. "Manderò il massimo esperto d’emergenze"

Al fronte, in Albania, diceva mio padre, prima della visita di Mussolini distribuirono tre mezzi fichi. A testa. Edotto sul contesto di quell’esistenza, intuivo che allora non s’erano levati cori acclamanti.
 
All’ennesima distribuzione di “tre” mezze case nei C.A.S.E., il racconto dell’evento arriva mediato. Nei TG, il contesto appare ormai dimenticato. Ora, l’evento viene presentato con insolite sceneggiate.
 
Non c’e più la conferenza stampa alla Caserma della Guardia di Finanza, sede del G8. Ormai, sono dismesse le cerimonie con palchi, bande, alte uniformi ed ali di folla plaudente. Trentatre bimbi, con grembiulino giallo e maestra unica, dicono Siiii a Silvio Berlusconi che vuole solo sapere se, per avergli fatto alcuni M.U.S.P., può essere considerato il migliore del reame. Poi, a tavola con una famiglia sequestrata in un alloggio appena consegnato. Indi, l’annuncio di mandare il “massimo esperto d’emergenze” a risolvere il mancato coordinamento nel luogo dell’ennesima calamità già naturalizzata.
 
Già, perché con la S.p.a. in fase di collaudo (con l’ex pubblica Protezione civile), a L’Aquila il “nostro bravissimo sottosegretario” ha già fatto tutto benissimo. 
 
Con C.A.S. (Contributo Autonoma Sistemazione), 14.532 nuclei familiari (il 67% del totale) sopravvivono in ogni dove hanno potuto fare, o recuperare, di tutto: casette di legno, roulotte, container, case inagibili, case in affitto pagato di tasca propria. Cioè, 30.636 persone, pari al 57% di quelle “assistite”. Ancora sistemati in strutture alberghiere ubicate prevalentemente sulla costa o fuori provincia (2.152 nuclei) oppure nell’interland aquilano (1.125 famiglie), stanno 3.277 nuclei familiari (il 15%). Cioè, 9.406 persone, corrispondenti al 17% di quelle “assistite”. D’affitto “concordato” beneficiano 782 nuclei familiari (3,6%). Cioè, 2.241 persone, ovvero solo il 4% di quelle “assistite”. Nei M.A.P. allestiti dalla Protezione civile risiedono 98 nuclei familiari e 112 in quelli donati da privati ed enti non governativi). Cioè 169 persone stanno sotto un tetto di una “bellissima villa” tutta arredata e con ogni ambito confort residenziale. Nelle Costosissime Abitazioni Sandwich Ectologiche (ovvero, nelle case delle new town) hanno sistemato solo 3.172 nuclei familiari, vale a dire un misero 14% del complesso. Cioè, 11.347 persone che rappresentano soltanto il 21% delle “assistite”.
 
La Protezione civile ha gonfiato solo un po’ i dati suddetti, comunicati dall’assessore alle Politiche Sociali del Comune de L’Aquila [1]. Al 30 dicembre, consegnando 3.314 appartamenti su 4.449 previsti nei C.A.S.E. risulterebbero alloggiate 11.666 persone [2]. Sono dati mutevoli, non verificabili come quelli del Comune che fanno riferimento a precisi elenchi con nome, cognome e codice fiscale di ognuno dei componenti delle famiglie collocate negli alloggi delle mezze case dei C.A.S.E., in parte ancora da allestire, arredare, collaudare, urbanizzare, in parte senza destinatari, in parte con grandi inconvenienti (tetti alterati dai venti, macchie d’umidità persistente, perdite e cattivo funzionamento degli impianti, carenze vitali degli ambienti della “zona notte” e varie inadeguatezze della “zona giorno”). Comunque, a prescindere da questi aspetti sollevati da coloro che si ostinano a non riconoscere il miracolo fatto, appare innegabile il fallimento quantitativo – prima che qualitativo – dell’operazione di costruzione, nel più grande cantiere d’Europa, di 183 edifici super leggeri e prefabbricati, ma collocati su altrettante immense, pesantissime e costosissime piattaforme antisismiche progettate e dirette dall’esimio ing. Gian Luigi Calvi di Pavia e del Consorzio Forcase che ivi ha operato senza scopo di lucro.
 
A metà gennaio, dicono che risultano abitati 159 edifici su 183. Quindi, 18 sono quelli finiti e non consegnati, oltre ai sei non collaudati. Orbene, nessuno dice perché 7 edifici non sono stati finiti a Paganica2 ed a Coppito2 oltre agli 11 decisi in un secondo tempo. L’insignito con il calco del Guerriero di Capestrano che ha pubblicizzato i nominativi delle ditte che non hanno rispettato i tempi di realizzazione dei moduli abitativi provvisori (i M.A.P.), si è ben guardato di far cenno sulle inadempienze contrattuali che forse possono motivare questi ritardi nella costruzione delle sue mezze c.a.s.e., provvisorie ma durature, che dovevano ospitare, come a fine settembre predisse il suo capo ai microfoni di Bruno Vespa, “34-35mila” sfollati “entro la fine di novembre, i primi giorni di dicembre” in “una “villa” o un appartamento completamente arredati, dotati di tutti i confort “.
 
Nell’attesa della immancabile smentita, pubblicherò tutti i dettagli di questo bilancio quantitativo nel sito che già illustra quello qualitativo (sociale, urbanistico ed architettonico) delle sue 19 new town aquilane che giammai, se si rispettasse il diritto d’ogni essere umano, dovrebbero essere il modello di quelle haitiane.
 
[1] Situazione assistenziale alla data del 31-12-2009 – Relazione assessore Masciocco alle Politiche Sociali
[2] Situazione assistenziale al 06-01-2010 – Report pubblicato nella sezione “Dati e numeri”

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