Balle nucleari su Teheran
Articolo di Antonio Rispoli
(per gentile concessione dell’autore e del sito julienews.it)
Quello che c’hanno detto.
Notizia recente: l’Iran ha testato due missili a lungo raggio (2000 km), grazie ai quali può colpire il territorio israeliano o quello turco (Iran e Turchia confinano, per chi non lo sapesse). Questa notizia, insieme alla scoperta di un’altra centrale nucleare segreta vicino a Qom (individuata dagli israeliani praticamente una settimana dopo che ne era stata iniziata la costruzione), desta preoccupazione, per le intenzioni iraniane di attaccare Israele con missili a testata atomica. Inoltre ha dimostrato di voler respingere la mano che Obama gli ha teso durante il G20 di Pittsburgh. Questo si legge su giornali e tg. Per la serie: quante menzogne si possono mettere in un articolo.
Gli scudi israeliani.
Vediamo di spiegare un po’ di cose ignote ai più. Cominciamo dai missili. L’Iran in teoria può costruire i missili che vuole, ma sono inutili. Infatti Israele dispone di missili antimissile in elevata quantità. Metà di essi sono il noto sistema americano Patriot, che ebbe l’onore delle cronache durante la prima guerra in Iraq. L’altra metà è il sistema Viper, di costruzione israeliana, che usa missili ancora migliori. Questo per i missili a lungo raggio, che raggiungono altissime velocità. Per i missili meno veloci c’è una specie di cannone a microonde, con una portata di 30 Km, che spara un fascio ad alta energia, riscaldando il propellente del razzo o del missile e facendolo esplodere. Quindi, tralasciando il fatto che l’Iran non ha neanche una testata nucleare, come i missili potrebbero preoccupare? Se anche l’Iran li lanciasse, verrebbero abbattuti.
La bufala sull’atomico: Tel Aviv dangereux.
Passiamo poi alle testate atomiche. Con l’uranio che l’Iran riesce ad ottenere, potrebbe ottenere una testata atomica non prima del 2011. E poi? Ci gioca a pallone? Perché con una testata non fai nulla. Per avere un potere minimo di deterrenza, almeno teorico, ci vogliono una ventina di missili a testata nucleare. E già si parla di una data tipo 2020. Quindi c’è tutto il tempo per raggiungere un accordo. Fermo restando che qualcuno mi deve spiegare perché l’Iran, che dal 1945 ad oggi non ha attaccato nessuno (la guerra con l’Iraq fu causata dall’aggressione irachena), è un pericolo; mentre Israele che negli ultimi 30 anni ha ripetutamente attaccato il Libano e sta sterminando i palestinesi, dopo avere invaso i loro territori nel 1967, non è considerato pericoloso. Eppure il governo di Tel Aviv ha sotto il suo controllo almeno 110 missili a testata nucleare che devono solo essere puntati sui bersagli (in alcuni casi sono già puntati), più diverse decine di testate che possono essere sganciate dagli aerei.
Perché loro no?
Inoltre, anche se pochi lo sanno, sono molte le voci che convergono sul fatto che nel 1973, nei primi giorni della guerra dello Yom Kippur, le testate atomiche furono allestite. All’epoca i missili non c’erano ancora. Allora si misero in allarme una mezza dozzina di aerei (in gergo si dice che erano “a+5“, cioè aerei con il pieno di carburante e tutte le armi pronte e i piloti pronti a salire e partire entro 5 minuti dall’ordine ricevuto) ciascuno con a bordo una bomba nucleare e ciascuno pronto a bombardare una grossa capitale dei Paesi vicini ad Israele. Meglio non immaginare che significa una bomba termonucleare su una città affollata come Teheran o come Alessandria o Il Cairo. Eppure non è considerata un pericolo; anzi, visto che ogni notizia delle crudeltà commesse dal governo israeliano contro i palestinesi, in Italia viene taciuta.
"Mini-bombe" sul Libano.
Poi è bene che si sappia un’altra cosa, che viene tenuta nascosta. Nel 2006, come scoprì un laboratorio gestito da un’ONG israeliana e da un’ONG inglese, Israele usò armi nucleari, quando invase e bombardò il Libano. Si tratta di quelle che tecnicamente vengono definite “mininukes“. Sono bombe atomiche che hanno un raggio ridottissimo (poche centinaia di metri), ma uccidono qualunque persona si trovi in questo raggio. La scoperta è avvenuta quando sono stati trovati dei crateri radioattivi, al cui interno sono stati trovati frammenti di un materiale che non esiste in natura: idrogeno metallico de-elettronizzato. In pratica, è stato usato dell’idrogeno metallico, i cui elettroni, al momento dell’esplosione, sono stati eccitati e si sono trasformati in raggi beta, cioè radiazioni a media potenza.
Perché noi no?
Passiamo sul terzo punto: la mano tesa di Obama. Più che una mano tesa era un ceffone, visto che il presidente americano è stato abbastanza duro, affermando che se l’Iran vuole evitare sanzioni, deve interrompere il proprio programma di arricchimento nucleare e permettere agli uomini dell’AIEA (l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica) di cercare ed indagare sul territorio iraniano. Anche qua: chi ha mai visto gli ispettori dell’AIEA frugare sul territorio russo, statunitense o israeliano? O anche sul nostro, alla ricerca dei depositi che l’Italia, in quanto membro della NATO, ha messo a disposizione degli USA.
Italia, Iran.
Come si vede, si tratta solo di propaganda: si presenta l’Iran come il nemico, quando è un Paese che al momento non ha avuto azioni aggressive verso nessuno. La risposta in questo caso è: “Ma Ahmadinejad ha promesso la distruzione di Israele”. E allora? Noi abbiamo i leghisti che hanno promesso di distruggere l’Italia e sono al governo. E allora? In realtà, Bossi ed Ahmadinejad hanno questo in comune: quando parlano ai comizi nazionali non vanno presi integralmente sul serio. Il presidente iraniano non andrà mai a fare lingua in bocca col premier israeliano, ma il pericolo non viene da Teheran, bensì da Tel Aviv. E siamo noi ad incentivare le stragi di civili palestinesi, cancellando i crimini che l’esercito e i coloni israeliani compiono dalla pagine dei nostri giornali e dai nostri tg, per dare spazio a tutta la propaganda anti-iraniana di cui parlavo all’inizio.
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