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Ballarò, citofonare Bersani

 

Quanto si può andare avanti tra accuse e risse? Quanto può reggere un Paese con la politica che litiga su tutto e tutti?A Ballarò l’Italia del lavoro, dei risparmi, delle bollette s’interroga sull’Italia degli insulti e dei veleni in una puntata in cui Giovanni Floris ospita, tra gli altri, il ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, il presidente dell’antitrust Antonio Catricalà, il direttore del “Corriere della sera” Ferruccio De Bortoli, il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli,Enrico Letta del PD.

Porgi l’altra guancia. 
Descrizione della puntata sul sito di Ballarò, titolo L’Italia del lavoro contro quella degli insulti. Il programma, a mio giudizio, appariva più conciliante (non che fosse solitamente uragano inestinguibile). Si dibatte sul perché il confronto pacifico assuma le fattezze della chimera, sul lavoro, la crisi e bla. Insomma, un sensibile cambio di registro rispetto ad altre puntate. E va bene. Scorriamo di nuovo l’elenco dei partecipanti. Un’urticante Brambilla, fantoccino-Catricalà, Fer-Ciuffo De Bortoli, mr. Confindustria Galli, Franco Bechis, Epifani, in fondo l’occhialuto Letta Jr. D’acchito mi chiedevo: e chi c’è per l’opposizione? Letta piccolo infatti si staglia subito per perbenismo e gradevole confronto, rischiando quasi mai di corrompere l’indole collaborazionista (diciamo così?) che dalla corrente (Bersani-D’Alema) e dal cognome gli provengono.



Con le scarpe sporche di fango. 
Il neo-segretario, a voler precisare, di recente è stato chiaro: badiamo al sodo, se c’è da tendere mani si tendano, ma non si parli di fuffa urlando, il primo problema è il lavoro. E d’accordo, volendo, anche su questo. Ma la linea rigorista sembra sia stata imbucata anche dal programma di Floris. Certo, Giovanni-Applausi-Per-Tutti non teme inflessioni territoriali nella sua loquela, sempre attenta all’asetticità perfino linguistica. Bersani, al contrario, fa alto vessillo della sua tensione emiliana nel parlare, quella favella che pronunciata sembra badare al sodo, e quindi già farsi strada davanti alle acciaierie in via di chiusura. Ma la questione è: il cambio di tono ha del casuale?

Ghost prompter. 
Ora: alcuni giornalacci di destra griderebbero all’impar condicio: adesso che si scandaglia nei loro letti non ne parlano e invocano moderazione. E, tutto sommato, non mi sento di dargli torto marcio. Il punto è: 4 o più puntate, più escursioni sporadiche in altre, per raccontarci le favole e i misteri dell’ escortmania durante l’interregno-Franceschini, più caciarone e attento alle manchevolezze democratiche ed “etiche” (prendiamola alla larga). Assorto Bersani, la tematizzazione si fa diplomatica concreta, sul danaro la forza lavoro e i dicenti problemi veri. Titolo, ripeto, L’Italia del lavoro contro quella degli insulti. Riflessione a pedice: non è che poco poco l’agenda a Floris la suggerisce spassionatamente qualcuno o qualcosa.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.32) 5 novembre 2009 19:43

    Perfino Sgarbi ha detto (Exit) che non si può andare avanti con certi dibattiti televisivi allargati dove si gareggia in urla ed insulti. Ora la politica è sospesa. Il governo aspetta di sapere le entrate dall’autotassazione di novembre e soprattutto dallo scudo fiscale. A rischio c’è perfino la tenuta della coalizione. Intanto facciamoci una cultura sui trans... Per chi si fosse distratto ricordo che la Crisi - Atto secondo continua a muovere verso mesi freddi, molto freddi. (questo e altro => http://forum.wineuropa.it

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