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B, il San Raffaele e la self-charity

 

Non li tengo per me. 

“Ho il dovere di tutelare non la mia persona, ma l’istituzione che rappresento e che mi e’ stata assegnata dal voto di milioni di italiani. Insultando me si insultano tutti loro, si insulta il loro voto, la loro volonta’, la loro dignita’. E non ho sporto querela. Mi sono rivolto, in modo direi quasi disarmato, ai giudici civili destinando da subito l’eventuale risarcimento del danno all’Istituto San Raffaele di Milano“. Non è una nota nè frutto delle amplificazioni di Bonaiuti. E’ la ormai imperdibile preview di stralci del nuovo libro di Vespa, prossimo ad affollare gli scaffali delle librerie. Dunque, vincesse le cause, i milioni di euro chiesti a Repubblica Unità andrebbero all’Istituto San Raffaele. Apoteosi di angeli ed epifanie a corredo. Qualche dato?

Don Verzè, mister San Raffaele. 
Qualche dato. Nessuno mi pare abbia fatto notare talune curiosissime congruenze. L’istituto in questione, presieduto dal clero-manager Don Verzè, non rassomiglia affatto alla cascina dei poveri. Anzi, in difficoltà economica lo è, ma di finanza da quelle parti sembrano ciancicarne, e il verdone latita non certo per le zuppe da preparare ai degenti. Anni 70: Don Verzè vuole e costruisce il suo nosocomio, acquista l’area dal conte Bonzi grazie a un finanziamento statale di 600 milioni ottenuto grazie a companciuti e compiacenti leader della Dc romana che intende sfruttare anche per le liquidità edilizie.

Milano(per)2. 
Berlusconi
, frattanto, pretende di dar vita alla città di Utopia nella stessa zona. Altra terra delBonzi viene ceduta, Milano 2 è realtà dapprima contesa, Verzè accusa sottrazioni di terreno. Via gentleman agreement la soluzione si trova: lottizziamo, un po’ a te un po’ a me, io ti servo tu mi servi. Ecco pero’ l’inconveniente: sopra le teste dei due e dei loro clienti, rumorosissimi, volano gli aerei rotta LinateL’oasi di pace ai confini della città, promessa dal signorEdilnord, rischia di essere la prima di una sequela ancora in aggiornamento di promesse disattese.

Il cielo su Segrate. 
Tra trattative simpatiche e meno, la questione è concretamente risolta ma foriera d’intralcigiudiziari: lo spostamento delle rotte aeree tanto agognato dai 2 porta alla condanna del direttore generale di Direzione Generale dell’Aviazione Civile (Civilavia), per avere arbitrariamente modificato le traiettorie dei voli di Linate (con la direttiva NOTAM), alle accuse di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e corruzione per tanti (sindaco di Segrate in primis). Nel 77 lo stesso don Verzè viene riconosciuto colpevole di “istigazione alla corruzione”, dio prescrizione lava poi le mani a tutti.

Craxi, la scarlattina e gli angeli. 
La storia dell’edificio e dell’uomo s’intrecciano, col tempo, con quella di poco raccomandabili personaggi a marca Enimont e Mani Pulite, quotazioni in borsa, connections e arresti per corruzione. Ma a doppia mandata, nei secoli fedele, a quella del presidente del consiglio, che la elegge a sua residenza riabilitativa come e quanto il comune amico Craxi. E allora lì, nei decenni come in questi giorni, dove gli è stato garantito un check up per la scarlattina e dove alla sua presenza verrà inaugurata una vistosa statua a forma di angelo.

Quasi quasi me lo compro. 
L’amicizia, d’altro canto, nei motti della saggezza popolare è equiparata al ritrovamento di preziosi tesori. E allora come non far mancare, all’amico Silvio, un paragone con la provvidenza divina («Silvio? Un artista e un dono di Dio. Vedrete»), viceversa, chi resisterebbe alla tentazione d’acquistare il suo San Raffaele tramite la fondazione Mediolanum, da lui fondata col caro Doris? La notizia è di fine agosto, le cause milionarie intentate a Repubblica Unità, di quei giorni. Quale provvida coincidenza. Verzè nega da sempre finanziamenti da Arcore, in tanti vedono nel suo ospedale una costola danarosa del dominio berlusconiano. Chissà cosa si prova nel farsi l’elemosina da soli coi soldi degli altri.
U’

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