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Anno 2009. Lapidata in Somalia un’adultera. Aveva 20 anni e partorito da poco un bambino

Pratiche primitive, tecnologie moderne ed ecco che orrore si aggiunge ad orrore. E’ accaduto a Wajid, un villaggio a circa 400 km a nord ovest di Mogadiscio. In uno spiazzo terroso hanno scavato una buca di circa un metro. Hanno preso la ragazza, le hanno legato mani e piedi, l’hanno messa nella buca e l’hanno ricoperta di terra dalla cintola in giù. Poi la gente ha cominciato a tirare pietre. Piangeva, gridava, aveva paura, supplicava, ma nessuno si è commosso. Carnefici ed esecutori hanno continuato a tirare. Le pietre hanno colpito la testa, la faccia, il busto. In pochi minuti il suo viso è diventato una maschera. Il sangue schizzava ovunque. Lei continuava a gridare. Forse un lanciatore scelto ha colpito nel punto giusto e lei ha smesso, ma il lancio di sassi è andato avanti fino a che la testa non è diventata un ammasso informe.

Lo ha raccontato un testimone ad un giornalista della Bbc. A poca distanza, un neonato, nato dalla relazione tra la ragazza lapidata e il suo compagno, (29 anni, non sposato cui sono state inflitte100 frustate) ignaro del suo triste destino è stato dato in affidamento. 
 
Secondo l’applicazione della Sharia, la rigida legge coranica adottata dagli Shabaab,  i guerriglieri filo-talebani che hanno giurato fedeltà a Osama Bin Laden e che imperversano e tengono sotto controllo buona parte del territorio somalo, una donna non sposata - seppure divorziata - non può avere rapporti sessuali con un uomo. Se li ha, è ritenuta adultera e condannata alla lapidazione.
 
In realtà nonostante venga definito divorzio, per la donna si tratta di ripudio, perché le donne non hanno libertà di scelta. Inoltre, la Sharia , legge antica che riflette uno spirito e una visione del mondo integralista, sessuofobia e maschilista, essendo considerata Legge di Dio e dunque inconoscibile, contempla un diritto frutto solo dell’obbrobrio di menti di preti islamici nel corso dei secoli.
 
Purtroppo stanno diventando sempre più numerosi i casi di lapidazione decretati dalle Corti islamiche nei territori sotto il controllo degli Shabaab. Nell’ottobre 2008 a Chisimaio (estremo sud del Paese) fu massacrata una ragazza di 13 anni che era stata violentata. Il 7 novembre è stato condannato per adulterio, alla lapidazione e non alle 100 frustate, anche un uomo. E’ avvenuto a Merka (località portuale a circa 90 km a sud di Mogadiscio). In questo caso la sua convivente è stata risparmiata perché incinta. Ma dopo il parto (il bimbo è stato affidato alla famiglia) è sparita.
 
Su Facebook sta circolando un video del 7 aprile 2007 che riprende l’uccisione in una pubblica piazza di una ragazza diciassettenne della città di Bashiqa, nel Kurdistan iracheno. Qui causa della lapidazione è l’essersi innamorata di un uomo arabo e di essere andata a trovarlo. Davanti a centinaia di persone fra cui la polizia locale è stata trascinata nel centro della città e colpita a morte. La gente non solo ha guardato, ma anche filmato il tutto con i cellulari.
 
Sempre su Facebook a FERMIAMO LA LAPIDAZIONE DELLE DONNE MUSULMANE si può firmare e sostenere questo gruppo che ha già oltre duemila iscritti. Poi insieme si può pensare ad altre iniziative, ad altre forme di pressione.
 
Sì, si può fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa.

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